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Fotos: Cláudio Dias Timm / Dario Sanches / Mikul / Joe Schneid Louisville Kentucky
Splendore fugace della
50 Madonna di Fatima · Ottobre 2012
luce celeste
La Provvidenza ha creato su questa Terra d’esilio una porzione
di ottime cose fugaci – che smetterebbero di esser ottime se
non fossero fugaci –, per darci un’infarinatura del Cielo.
“Gemendo
e piangendo in
questa valle di lacrime”
– ecco la nostra condizione,
così ben espressa
nella “Salve Regina”, orazione che si
potrebbe qualificare come la preghiera
della speranza di ottenere la beatitudine
del Cielo, anelito di ogni essere
umano sotto il giogo delle fatiche e
sofferenze (cfr. Gn 3, 17-19).
Insieme a questo desiderio di ottenere
la vera felicità, si direbbe che
ci sia nell’anima dell’uomo anche
una sorta di nostalgia di un Cielo a
lui ancora sconosciuto. Tali sentimenti
lo aiutano a reprimere le sue
cattive inclinazioni, poiché ricordando
il premio eterno cui i suoi atti
concorrono, si contengono gli errori
della sua natura decaduta.
Conoscendo, da tutta l’eternità,
questo insaziabile desiderio, Dio ha
escogitato, nella sua sapienza e bontà,
di dare all’uomo creature che gli
ricordassero la fugacità di questa vita
e l’eternità dell’altra, stimolando-
lo a praticare il bene, nella speranza
di vedere finalmente soddisfatte
le sue più alte aspirazioni.
Una di queste creature è il simpatico
colibrì. Squarciando l’aria col
suo becco simile a una lancia, esso
fende i cieli disposto ad affrontare
tutto per raggiungere la sua meta, a
prima vista molto piccola: la corolla
di un fiore. Questo delicato uccello
ci insegna, così, ad accontentarci
del “poco” che incontriamo in questa
vita, mentre Dio ci prepara per il
“molto” che ci darà in quella futura.
Dobbiamo possedere il giubilante
equilibrio che tanto traspare nel
colibrì. Distante da qualsiasi depressione
o frenesia, esso va di fiore in
fiore, apparentemente preso dalla
gioia di star compiendo la finalità
per la quale è stato creato.
Aspetto peculiare di questo giubilo
è la sua agilità. In questa vivacità,
esso “diventa simile a un gioiello
prezioso che Dio ha creato perché
l’uomo possa guardare e mai af-
Fahima Spielmann
ferrare, e avere l’incanto della cosa
fuggevole che passa, la quale, in
questa valle di lacrime, è per noi una
speranza del Cielo. Vale a dire, esso
è stato fatto per essere fugace.
La Provvidenza ha creato in questa
Terra di esilio una porzione di ottime
cose fugaci – che smetterebbero
di essere ottime se non fossero fugaci
–, per darci un’infarinatura del
Cielo. [...] Dio ha avuto pena di noi
e ci ha mandato un’intermittente
lucciola dal Cielo alla Terra, facendoci
intendere qualcosa del Cielo”. 1
Se il colibrì fosse passibile di felicità,
strariperebbe di contentezza
vedendo che si si realizza, con le
sue reazioni varie e saltellanti, il fine
per il quale è stato creato: essere
per l’uomo uno splendore fugace
della luce celeste. ²
1 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Un gioiello
dotato di ali. In: Dr. Plinio. San Paolo.
Anno XV. N.174 (Set., 2012); p.34.