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02.06.2013 Views

IntervISta con don Johann Bauer, Parroco dI mIndeLStetten Unire la propria sofferenza alla Croce di Cristo In una società per la quale ogni tipo di dolore sembra senza senso, l’esempio della Beata Anna Schäffer – che sarà canonizzata giorno 16 di questo mese – ci fortifica e aiuta a portare la Croce. Quali sono le speranze e lo stato d’animo nella Diocesi di Ratisbona, specialmente a Mindelstetten, alla vigilia della canonizzazione di Anna Schäffer? L’ultima canonizzazione di un santo nella Diocesi di Ratisbona – quella del suo più noto Vescovo, San Wolfango – avvenne nel 1052, quasi mille anni fa. E’ chiaro che i parrocchiani di Mindelstetten gioiscono per la canonizzazione di Anna Schäffer. Ella è parte della comunità, una figlia del villaggio. Tutti sentono che questo è l’evento del secolo. Per noi significa avere una santa nostra nella nostra chiesa parrocchiale. Senza dubbio, il numero dei pellegrini aumenterà. Può descriverci i principali aspetti della vita di questa nuova Santa? Anna Schäffer nacque nel piccolo villaggio di Mindelstetten il 18 febbraio del 1882. Il giorno della sua Prima Comunione, ricevuta a 11 anni, scrisse una lettera a Gesù, offren- 40 Madonna di Fatima · Ottobre 2012 dosi affinché facesse di lei quello che desiderava. Egli deve averla accettata come vittima espiatoria. Il 4 febbraio 1901, subì un serio incidente nella casa dove lavorava: mentre tentava di riparare un tubo di riscaldamento che penzolava sopra la vasca metallica dove bolliva acqua con detersivo per sbiancare gli indumenti, scivolò e cadde, rimanendo alcuni momenti con le due gambe immerse nel liquido in ebollizione. Le ferite non guarirono mai. Si vide definitivamente costretta a rimanere a letto. L’incontro con la vita di Anna Schäffer ci suscita un interrogativo sulla finalità e, soprattutto, sul valore della sofferenza César Castro Escobar Soffriva di dolori continui, oltre che d’insonnia, ma accettò tutto questo con rassegnazione. Cercò di unire la sua sofferenza alla Croce di Cristo e soffrire come Lui: con umiltà, amore e desiderio di offerta. Il suo stato si aggravò ancor più nel 1923: le due gambe rimasero completamente paralizzate a causa di una malattia al midollo spinale; sentiva crampi dolorosi. Le fu inoltre diagnosticato un cancro al colon. Come aggravante, una caduta dal letto le causò una contusione cerebrale che compromise la sua capacità di parlare, in modo che lei comunicava con difficoltà. Ricevette per l’ultima volta la Sacra Comunione la mattina del 5 ottobre 1925 e morì all’imbrunire. Ebbe dei doni mistici particolari? Dal punto di vista esteriore, la vita di Anna trascorse completamente inosservata, e lei si mantenne sempre silenziosa riguardo ai suoi doni mistici. Tuttavia, qualcosa si ricava dalle sue lettere. Alla sua Prima Comunione, ebbe una profonda esperienza di Gesù.

Senza entrare nei particolari, narrò una gioia soprannaturale che l’inondò in quell’occasione. A 16 anni, Gesù le apparve per annunciarle i suoi lunghi e terribili patimenti. Posteriormente, ebbe visioni in forma di sogni. Aveva, in questa forma, frequenti contatti con diversi santi che le “facevano visita”: la Santissima Vergine Maria, Teresa di Lisieux, Gemma Galgani e altri. Vedeva spesso anche il suo Angelo Custode. L’evento soprannaturale più evidente, descritto da lei stessa, fu la sua stigmatizzazione il 4 ottobre 1910, festa di San Francesco. Quando quella mattina ricevette la Sacra Comunione, le apparve Gesù e dei raggi luminosi le perforarono le mani, i piedi e il costato. Quando si svegliò dall’estasi, notò che aveva le stigmate. Cercò di nasconderle. Chiese a Gesù che le rendesse invisibili, dicendo che, se fosse stato necessario, Egli avrebbe potuto intensificare i suoi dolori. La sua preghiera fu esaudita. Quale fu la sua vocazione? All’inizio, Anna Schäffer aveva intenzione di entrare in un Ordine religioso missionario. La sua vocazione era sicuramente la missione. Giacendo in un letto, non poteva più realizzare questo piano. Tuttavia, senza per questo estinguersi, la sua vocazione prese un’altra direzione. Nel suo ambiente sociale, gli uomini capirono subito che lei era non solo una paziente degna di commiserazione, ma una ragazza con una vita spirituale definita. La gente accorreva da lei, non per consolarla, ma per essere consolata. Le hanno presentato richieste di preghiera, scritte in semplici lettere o biglietti. Anna era intercessore e un aiuto in tutte le difficoltà della vita. Sapeva che questa era la sua missione, e che sarebbe continuata dopo la morte. Alla fine della sua vita, disse a una vicina: “Visiti la mia tomba, io la comprenderò e la aiuterò”. Quale può essere il suo messaggio per l’uomo moderno? L’incontro con la vita di Anna Schäffer ci suscita un interrogativo sulla finalità e, soprattutto, sul valore della sofferenza. Ella ha assunto e ha vissuto quello che leggiamo nella Lettera ai Colossesi: “Ora sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Ella ha riconosciuto la chiamata di Dio, a pregare e soffrire con Cristo per gli uomini, e gli è stata fedele fino alla morte. Di fronte alle indicibili sofferenze che Anna ha dovuto sopporta- La gente accorreva da lei, non per consolarla, ma per essere consolata Beata Anna Schäffer, nel letto in cui era costretta a causa della malattia re, e sopportare in unione con Cristo, non possiamo che rivolgere a lei uno sguardo di ammirazione e inchinarci in silenzio, ma possiamo anche beneficiare della ricchezza proveniente dalle sofferenze di quest’anima eletta. In lei si compie quello che il Salmista riassume con parole consolatrici: “Mio Dio, in Te confido. Chiunque spera in te non resti deluso” (Sal 25, 2-3). Si deve sottolineare un altro aspetto della sua vocazione. Voleva approssimare gli uomini alla Chiesa attraverso una testimonianza di vita in Gesù Cristo. Oggigiorno, questo si chiamerebbe Nuova Evangelizzazione. Anna non voleva semplicemente il bene corporale delle persone, ma il loro fine ultimo, la salvezza eterna. È questo che voleva. In una società per la quale ogni tipo di dolore pare senza senso, che cosa cercano le persone a Mindelstetten? La maggior part delle persone che vanno in pellegrinaggio alla tomba di Anna Schäffer hanno richieste personali, con qualche preoccupazione, con qualche croce corporale o spirituale. Non tutti sono esauditi nel modo che vorrebbero. Ognuno, però, riceve forza per portare la sua croce. E anche questo è un aiuto. ² Ottobre 2012 · Madonna di Fatima 41

IntervISta con don Johann Bauer, Parroco dI mIndeLStetten<br />

Unire la propria sofferenza<br />

alla Croce di Cristo<br />

In una società per la quale ogni tipo di dolore sembra<br />

senza senso, l’esempio <strong>della</strong> Beata Anna Schäffer –<br />

che sarà canonizzata giorno 16 di questo mese – ci<br />

fortifica e aiuta a portare la Croce.<br />

Quali sono le speranze e lo<br />

stato d’animo nella Diocesi<br />

di Ratisbona, specialmente<br />

a Mindelstetten, alla vigilia<br />

<strong>della</strong> canonizzazione<br />

di Anna Schäffer?<br />

L’ultima canonizzazione di un<br />

santo nella Diocesi di Ratisbona –<br />

quella del suo più noto Vescovo, San<br />

Wolfango – avvenne nel 1052, quasi<br />

mille anni fa. E’ chiaro che i parrocchiani<br />

di Mindelstetten gioiscono<br />

per la canonizzazione di Anna<br />

Schäffer. Ella è parte <strong>della</strong> comunità,<br />

una figlia del villaggio. Tutti sentono<br />

che questo è l’evento del secolo.<br />

Per noi significa avere una santa<br />

nostra nella nostra chiesa parrocchiale.<br />

Senza dubbio, il numero dei<br />

pellegrini aumenterà.<br />

Può descriverci i principali<br />

aspetti <strong>della</strong> vita di<br />

questa nuova Santa?<br />

Anna Schäffer nacque nel piccolo<br />

villaggio di Mindelstetten il 18 febbraio<br />

del 1882. Il giorno <strong>della</strong> sua<br />

Prima Comunione, ricevuta a 11 anni,<br />

scrisse una lettera a Gesù, offren-<br />

40 Madonna di Fatima · Ottobre 2012<br />

dosi affinché facesse di lei quello<br />

che desiderava. Egli deve averla accettata<br />

come vittima espiatoria.<br />

Il 4 febbraio 1901, subì un serio<br />

incidente nella casa dove lavorava:<br />

mentre tentava di riparare un tubo<br />

di riscaldamento che penzolava<br />

sopra la vasca metallica dove bolliva<br />

acqua con detersivo per sbiancare<br />

gli indumenti, scivolò e cadde, rimanendo<br />

alcuni momenti con le due<br />

gambe immerse nel liquido in ebollizione.<br />

Le ferite non guarirono mai.<br />

Si vide definitivamente costretta a<br />

rimanere a letto.<br />

L’incontro con<br />

la vita di Anna<br />

Schäffer ci suscita<br />

un interrogativo<br />

sulla finalità e,<br />

soprattutto, sul valore<br />

<strong>della</strong> sofferenza<br />

César Castro Escobar<br />

Soffriva di dolori continui, oltre<br />

che d’insonnia, ma accettò tutto questo<br />

con rassegnazione. Cercò di unire<br />

la sua sofferenza alla Croce di Cristo<br />

e soffrire come Lui: con umiltà,<br />

amore e desiderio di offerta. Il suo<br />

stato si aggravò ancor più nel 1923: le<br />

due gambe rimasero completamente<br />

paralizzate a causa di una malattia<br />

al midollo spinale; sentiva crampi<br />

dolorosi. Le fu inoltre diagnosticato<br />

un cancro al colon. Come aggravante,<br />

una caduta dal letto le causò una<br />

contusione cerebrale che compromise<br />

la sua capacità di parlare, in modo<br />

che lei comunicava con difficoltà.<br />

Ricevette per l’ultima volta la Sacra<br />

Comunione la mattina del 5 ottobre<br />

1925 e morì all’imbrunire.<br />

Ebbe dei doni mistici particolari?<br />

Dal punto di vista esteriore, la vita<br />

di Anna trascorse completamente<br />

inosservata, e lei si mantenne sempre<br />

silenziosa riguardo ai suoi doni<br />

mistici. Tuttavia, qualcosa si ricava<br />

dalle sue lettere.<br />

Alla sua Prima Comunione, ebbe<br />

una profonda esperienza di Gesù.

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