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02.06.2013 Views

Lì vivevano quasi 200 religiose sotto la regola mitigata del Monte Carmelo. 3 Suor Teresa ricevette una spaziosa cella, assieme alla libertà di ricevere visite a qualsiasi ora e andare in città per qualsiasi motivo. Era costume che le suore passassero ore conversando nel locutorio, convertito in una specie di centro di riunioni sociali. Senza dubbio, la croce, elemento essenziale della grandezza, non tardò a presentarsi a quell’anima scelta. Poco dopo la professione religiosa, la sua salute si era debilitata in modo tale che il padre, Alonso de Cepeda, ottenne il permesso di portarla nel villaggio di Becedas, dove abitava una signora le cui cure mediche possedevano fama di efficacia. Nel viaggio, Teresa conobbe la preghiera mentale attraverso il libro Terzo Alfabeto Spirituale, di padre Francesco de Osuna, sentendosi invitata alla vita di contemplazione. I trattamenti, tuttavia, non produssero il risultato sperato: “Alla fine di due mesi, a forza di medicine, ero quasi in fin di vita”. 4 Di ritorno alla casa paterna, una contrazione muscolare fortissima la lasciò priva di sensi per quasi quattro giorni. L’avrebbero sepolta se il padre non si fosse opposto. Risvegliatasi, il suo stato era penoso: “rimanevo tutta rannicchiata, come raggomitolata. Sembravo morta, incapace di muovere braccia, piedi, mani e testa”. 5 Anche in queste condizioni, Teresa desiderava ritornare subito al convento. La sua anima, come quella di Giosuè (cfr. 2, 10), si trovava in eccellenti disposizioni: “Ero molto rassegnata alla volontà di Dio, anche se mi avesse lasciata per sempre in quello stato. Se desideravo guarire, era unicamente per stare sola in orazione, come avevo imparato”. 6 Dopo tre anni di paralisi, le sue orazioni a San Giuseppe le ottennero la guarigione e, a partire da quel momento, la devozione al Santo Patriarca divenne fondamentale nella sua vita. 22 Madonna di Fatima · Ottobre 2012 Gustavo Kralj A partire da quel momento, la devozione al Santo Patriarca è diventata fondamentale nella sua vita “San Giuseppe con Gesù Bambino” – Facciata del Convento di San Giuseppe, Avila Luce interiore e pace dell’anima Con la salute un po’ debole, Teresa riprese la vita comunitaria, nell’Incarnazione. Tuttavia, lì era sprecata, trascurando l’orazione interiore nella quale tanto era progredita durante la sua infermità. Quel monastero aveva perduto il primo fervore della vocazione e si era allontanato dallo spirito carmelitano. Nel locutorio, aperto alle signore della società, si conversava con frequenza su frivolezze e vanità mondane, e tutto ciò finì per avere un’influenza negativa sulla vita spirituale della Santa. Trascorso un certo tempo, su consiglio di Fra’ Vicente Varrón, sacerdote domenicano, riprese l’abitudine di pregare mentalmente, nonostante questo significasse per lei, all’inizio, un ingaggiare una vera lotta contro se stessa: “in verità, per non andare a pregare, era così insopportabile la violenza che il demonio mi faceva – o le mie perverse abitudini – e tanta la tristezza di cui mi sentivo inondare appena entravo nell’oratorio, che per vincermi avevo bisogno di fare appello a tutte le mie energie, che, dicono, non sono poche. Infatti, si è visto che Dio mi ha dato un coraggio più che di donna, ma poi l’ho impiegato assai male. Infine, il Signore mi aiutava”. 7 Un giorno, pregando nel suo oratorio, capendo come le sue conversazioni futili avessero aumentato i dolori di Cristo, sentì così vivamente il rammarico per le sue colpe, che si gettò ai piedi di una statua di Nostro Signore piagato promettendo di non alzarsi da lì finché Egli non la fortificasse in modo da non offenderLo più. “Porfié y valióme 8 – Ho insistito ed Egli mi ha aiutato”, avrebbe detto più tardi, raccontando l’episodio. “La mia anima” – racconta nel Libro della Vita, sua autobiografia – “ha ricevuto grandi forze dalla divina Maestà, che deve aver sentito le mie grida, e ha avuto compassione di tante lacrime. Cominciò a crescere in me il gusto di stare più tempo con il Signore”. 9 E aggiunge: “Quando interiormente mi figuravo di essere vicina a Cristo, [...] mi sopraggiungeva all’improvviso un tale sentimento della presenza di Dio, che in nessun modo potevo dubitare che il Signore fosse in me, e io, tutta sprofondata in Lui”. 10 Dio la fa passare per il crogiolo delle sofferenze La Santa carmelitana cresceva nell’intimità con Dio per mezzo di questa pratica dell’orazione, quando le tentazioni cominciarono ad apparire. L’Altissimo voleva farla passare per il crogiolo delle sofferenze, ma se l’assalto delle onde increspate ingrandisce con i suoi colpi lo scoglio che si eleva altero sulla riva del mare, anche le ondate della sofferenza, quando affrontate con fiducia e fierezza, fanno crescere ancor più le grandi anime. “Siccome in quell’epoca, si erano scoperte delle donne che il demonio aveva ingannato con grandi illusioni,

Gustavo Kralj ho cominciato a temere, specialmente per le molte soavità e delizie che provavo e alle quali spesso non potevo sottrarmi”. 11 Le parlarono, allora, di padre Gaspar Daza – che più tardi molto l’aiutò e appoggiò nella riforma carmelitana – come l’uomo che avrebbe potuto aiutarla a discernere l’origine di questa gioia. Era un teologo di fama, “specchio di virtù per tutta la città, come persona inviata da Dio per la salvezza e il profitto di molte anime”. 12 Lo conobbe tramite Francesco Salcedo, un nobiluomo santo e virtuoso, mezzo imparentato con lei. Il teologo analizzò il suo caso e le mandò a dire che il convivio che diceva di avere con Dio nell’orazione mentale non era che immaginazione e opera del maligno. Inoltre, la fama della religiosa carmelitana si era sparsa per la città e, in poco tempo, molti furono dell’opinione che la beata dell’Incarnazione era indemoniata. Teresa manteneva in fondo all’anima “la convinzione che [quello] era opera di Dio, soprattutto quando era in preghiera”, poiché in queste occasioni sempre si sentiva “migliore e più forte”. 13 Nonostante ciò, il suo cuore s’in- quietava: “Grande è, non c’è dubbio, l’afflizione che si passa. È necessario agire con prudenza, specialmente trattandosi di donne. È grande la loro debolezza, e potrebbe causargli gran male dire loro, apertamente, che sono vittime dell’azione del demonio”. 14 Consigliata dallo stesso padre Daza, cercò appoggio nei gesuiti, che prese come confessori, poiché comprendevano bene il linguaggio della via spirituale che gli era stato tracciato dalla Provvidenza. La incoraggiarono in questo terribile periodo i consigli di San Francesco di Borgia e, più avanti, del francescano San Pietro di Alcantara. Cristo sembrava essere sempre al suo fianco “Non voglio più che conversi con gli uomini, ma soltanto con gli Angeli”, 15 furono le parole udite da Teresa nella prima estasi che le concesse la grazia divina. “Da quel giorno, mi sentii fermamente disposta a qualunque sacrificio per amore di quel Dio, che in un momento – che non più di un momento mi pare che quella grazia durasse – aveva voluto trasforma- Accanto alle prove, ora Cristo continuava a parlarle con frequenza e sembrava procedere sempre al suo fianco “Apparizione di Nostro Signore a Santa Teresa” – Convento di Santa Teresa, Avila re la sua serva”. 16 Accanto alle sofferenze, ora Cristo continuava a parlarle con frequenza e sembrava essere sempre al suo fianco: “Non c’era occasione in cui mi raccogliessi un poco, se non ero molto distratta, senza che non Lo sentissi accanto a me”. 17 Non era raro, in queste intimità con Gesù, sentire nell’anima il fuoco dell’amore divino. Più di una volta arrivò ad avere il suo cuore riverberato da un Angelo, che le lasciava i segni fisici di una perforazione: “Piacque al Signore di favorirmi a più riprese con questa visione. Vedevo un Angelo vicino a me […]. Vedevo nelle sue mani un lungo dardo d’oro. Nella punta di ferro ho creduto ci fosse un po’ di fuoco. Sembrava che lo configgesse a più riprese nel mio cuore, cacciandomelo dentro fino alle viscere. Quando lo estraeva, io avevo l’impressione che le strappasse via con sé, lasciandomi tutta ardente di grande amore di Dio. Era talmente intenso il dolore, che mi faceva produrre i gemiti di cui ho parlato. Questo immenso dolore causa pure tanta dolcezza da impedire di desiderarne la fine, né l’anima si accontenta di meno che con Dio”. 18 Non è tempo di trattare con Dio questioni di poca importanza... Dopo una visione dell’inferno, intorno al 1560, si svelò nella sua anima la grande missione che le era riservata. Avendo conosciuto gli sbalorditivi tormenti dei dannati, sentì un’immensa compassione nel vedere il gran numero di anime che si condannavano. La rattristava oltremodo la situazione della Santa Chiesa, poiché le arrivavano notizie dei danni causati in quell’epoca dalle sette che cominciavano a disseminarsi per l’Europa. Vedeva con amarezza quanta gente si allontanava da Dio e quanto pochi erano i suoi amici. Cominciò a chiedersi, allora, quello che avrebbe potuto fare per essere utile alla Chiesa in questo terribile bivio: “Mi sono convinta che la pri- Ottobre 2012 · Madonna di Fatima 23

Gustavo Kralj<br />

ho cominciato a temere, specialmente<br />

per le molte soavità e delizie che<br />

provavo e alle quali spesso non potevo<br />

sottrarmi”. 11 Le parlarono, allora,<br />

di padre Gaspar Daza – che più tardi<br />

molto l’aiutò e appoggiò nella riforma<br />

carmelitana – come l’uomo che avrebbe<br />

potuto aiutarla a discernere l’origine<br />

di questa gioia. Era un teologo di<br />

fama, “specchio di virtù per tutta la<br />

città, come persona inviata da Dio per<br />

la salvezza e il profitto di molte anime”.<br />

12 Lo conobbe tramite Francesco<br />

Salcedo, un nobiluomo santo e virtuoso,<br />

mezzo imparentato con lei.<br />

Il teologo analizzò il suo caso e le<br />

mandò a dire che il convivio che diceva<br />

di avere con Dio nell’orazione<br />

mentale non era che immaginazione<br />

e opera del maligno. Inoltre, la fama<br />

<strong>della</strong> religiosa carmelitana si era sparsa<br />

per la città e, in poco tempo, molti<br />

furono dell’opinione che la beata<br />

dell’Incarnazione era indemoniata.<br />

Teresa manteneva in fondo all’anima<br />

“la convinzione che [quello] era opera<br />

di Dio, soprattutto quando era in<br />

preghiera”, poiché in queste occasioni<br />

sempre si sentiva “migliore e più forte”.<br />

13 Nonostante ciò, il suo cuore s’in-<br />

quietava: “Grande è, non c’è dubbio,<br />

l’afflizione che si passa. È necessario<br />

agire con prudenza, specialmente<br />

trattandosi di donne. È grande la loro<br />

debolezza, e potrebbe causargli gran<br />

male dire loro, apertamente, che sono<br />

vittime dell’azione del demonio”. 14<br />

Consigliata dallo stesso padre<br />

Daza, cercò appoggio nei gesuiti,<br />

che prese come confessori, poiché<br />

comprendevano bene il linguaggio<br />

<strong>della</strong> via spirituale che gli era stato<br />

tracciato dalla Provvidenza. La incoraggiarono<br />

in questo terribile periodo<br />

i consigli di San Francesco di<br />

Borgia e, più avanti, del francescano<br />

San Pietro di Alcantara.<br />

Cristo sembrava essere<br />

sempre al suo fianco<br />

“Non voglio più che conversi con<br />

gli uomini, ma soltanto con gli Angeli”,<br />

15 furono le parole udite da Teresa<br />

nella prima estasi che le concesse<br />

la grazia divina. “Da quel giorno, mi<br />

sentii fermamente disposta a qualunque<br />

sacrificio per amore di quel Dio,<br />

che in un momento – che non più di<br />

un momento mi pare che quella grazia<br />

durasse – aveva voluto trasforma-<br />

Accanto alle prove, ora Cristo continuava a parlarle con frequenza e<br />

sembrava procedere sempre al suo fianco<br />

“Apparizione di Nostro Signore a Santa Teresa” – Convento di Santa Teresa, Avila<br />

re la sua serva”. 16 Accanto alle sofferenze,<br />

ora Cristo continuava a parlarle<br />

con frequenza e sembrava essere<br />

sempre al suo fianco: “Non c’era occasione<br />

in cui mi raccogliessi un poco,<br />

se non ero molto distratta, senza<br />

che non Lo sentissi accanto a me”. 17<br />

Non era raro, in queste intimità<br />

con Gesù, sentire nell’anima il fuoco<br />

dell’amore divino. Più di una volta arrivò<br />

ad avere il suo cuore riverberato<br />

da un Angelo, che le lasciava i segni fisici<br />

di una perforazione: “Piacque al<br />

Signore di favorirmi a più riprese con<br />

questa visione. Vedevo un Angelo vicino<br />

a me […]. Vedevo nelle sue mani<br />

un lungo dardo d’oro. Nella punta<br />

di ferro ho creduto ci fosse un po’ di<br />

fuoco. Sembrava che lo configgesse a<br />

più riprese nel mio cuore, cacciandomelo<br />

dentro fino alle viscere. Quando<br />

lo estraeva, io avevo l’impressione che<br />

le strappasse via con sé, lasciandomi<br />

tutta ardente di grande amore di Dio.<br />

Era talmente intenso il dolore, che mi<br />

faceva produrre i gemiti di cui ho parlato.<br />

Questo immenso dolore causa<br />

pure tanta dolcezza da impedire di desiderarne<br />

la fine, né l’anima si accontenta<br />

di meno che con Dio”. 18<br />

Non è tempo di trattare con Dio<br />

questioni di poca importanza...<br />

Dopo una visione dell’inferno, intorno<br />

al 1560, si svelò nella sua anima<br />

la grande missione che le era riservata.<br />

Avendo conosciuto gli sbalorditivi<br />

tormenti dei dannati, sentì un’immensa<br />

compassione nel vedere il<br />

gran numero di anime che si condannavano.<br />

La rattristava oltremodo la<br />

situazione <strong>della</strong> Santa Chiesa, poiché<br />

le arrivavano notizie dei danni causati<br />

in quell’epoca dalle sette che cominciavano<br />

a disseminarsi per l’Europa.<br />

Vedeva con amarezza quanta<br />

gente si allontanava da Dio e quanto<br />

pochi erano i suoi amici.<br />

Cominciò a chiedersi, allora, quello<br />

che avrebbe potuto fare per essere<br />

utile alla Chiesa in questo terribile<br />

bivio: “Mi sono convinta che la pri-<br />

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