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E’ possibile<br />

che nella<br />

nostra anima<br />

si trovino<br />

rudimenti<br />

<strong>della</strong><br />

mentalità<br />

farisaica, che<br />

ci spingono ad<br />

agire in tutto<br />

per egoismo<br />

Serigo Hollmann<br />

III – La neceSSITà deLLo<br />

SpIrITo SanTo neLLa chIeSa<br />

Prima di Pentecoste, possiamo distinguere<br />

due conversioni negli Apostoli.<br />

La prima è avvenuta quando, chiamati da Gesù,<br />

si disposero a seguirLo. Tuttavia, avevano ancora<br />

l’idea di un Messia temporale, comune a tutti<br />

i giudei in quel tempo, soprattutto quelli formatisi<br />

nella scuola dei farisei. Gli Apostoli, sebbene vari<br />

di loro fossero stati orientati e preparati da San<br />

Giovanni Battista, conservavano una concezione<br />

riguardo al Regno di Dio interamente terrena,<br />

secondo i principi farisaici. Ritenevano di aver incontrato<br />

il Liberatore di Israele, che servivano in<br />

modo non interamente disinteressato. 13<br />

La seconda con<strong>versione</strong> si operò quando, riconosciuta<br />

la propria miseria per aver abbandonato<br />

il Divino Maestro nell’ora <strong>della</strong> Passione, ricevettero<br />

una speciale grazia di pentimento e cominciarono<br />

a considerarLo nel mistero ineffabile <strong>della</strong><br />

Croce. 14 Tuttavia continuavano a considerare da<br />

una prospettiva umana il Messia, al punto che non<br />

credettero, in un primo momento, alla sua Resurrezione<br />

(cfr. Lc 24, 9-12). Nell’ora dell’Ascensione<br />

del Signore manifestarono ancora il loro desiderio<br />

di veder restaurato il Regno di Israele, secondo<br />

questo concetto sbagliato (cfr. At 1, 6-9).<br />

L’assurdo di voler adattare Dio<br />

alla nostra mentalità<br />

Siccome gli Apostoli cercavano costantemente<br />

di conformare alla loro mentalità precedente le rivelazioni<br />

straordinarie fatte da Nostro Signore, ri-<br />

“Pentecoste” – Vetrata <strong>della</strong> Cattedrale di Leòn (Spagna)<br />

16 Madonna di Fatima · Ottobre 2012<br />

masero con una visione distorta <strong>della</strong> Buona Novella<br />

fino al giorno <strong>della</strong> discesa del Paraclito, nel<br />

Cenacolo. Lì lo stesso Spirito Santo assunse le virtù<br />

che erano state infuse nelle loro anime, e fece in<br />

modo che i doni, che erano passivi come un lampadario<br />

spento, si accendessero con tutte le energie<br />

possibili. Solamente con l’azione di questi doni<br />

le virtù infuse trovano le condizioni giuste pei raggiungere<br />

il loro pieno e perfetto sviluppo. 15 Possiamo,<br />

così, apprezzare l’incommensurabile portata,<br />

per la vita <strong>della</strong> Chiesa, dell’operare dello Spirito<br />

Santo, che San Cirillo di Gerusalemme denomina<br />

“il guardiano e santificatore <strong>della</strong> Chiesa, il direttore<br />

delle anime, il pilota delle navi nella tempesta,<br />

Colui che illumina coloro che si sbagliano,<br />

premia i combattenti e incorona i vincitori”. 16<br />

Insomma, con l’effusione delle grazie di Pentecoste,<br />

morì nell’anima degli Apostoli questa visione<br />

umana riguardo Nostro Signore. Tuttavia, sotto<br />

apparenze diverse, essa continua lungo la Storia ed<br />

è possibile anche che nella nostra anima si trovino<br />

rudimenti di essa, come un verme che ci corrode<br />

dentro, muovendoci ad agire in tutto per egoismo,<br />

per puro interesse personale, considerando la Religione<br />

in una prospettiva sociale e politica.<br />

Necessità <strong>della</strong> sofferenza per<br />

raggiungere la gloria<br />

Analizzando la Liturgia di oggi, vediamo<br />

che, per i buoni, il vero e unico trionfo si trova<br />

nell’amore <strong>della</strong> croce e nell’accettazione <strong>della</strong><br />

sofferenza. Ci insegna San Paolo, nella seconda<br />

lettura: abbiamo un Sommo Sacerdote eterno,<br />

“provato in tutto”, che intercede per noi e<br />

al quale, pertanto, dobbiamo approssimarci con<br />

totale fede e fiducia (cfr. Eb 4, 14-16).<br />

Non è facile questa via indicata da Nostro Signore,<br />

ma ricordiamoci del famoso verso di Corneille:<br />

“À vaincre sans péril, on triomphe sans gloire”.<br />

17 Quando si vince senza passare per pericoli<br />

e rischi, non c’è gloria. Afferma Sant’Agostino:<br />

“Nessuno si conosce prima di esser messo alla<br />

prova, né può esser incoronato se non vince, né<br />

può vincere senza aver combattuto, né gli è possibile<br />

lottare se non ha un nemico e tentazioni”. 18<br />

Ora, questa vittoria è riservata solamente alle<br />

anime unite a Dio, che ripongono la loro fiducia<br />

in Lui e riescono così ad affrontare tutti i rischi.<br />

Per la nostra natura, per il nostro ottimismo<br />

nei confronti <strong>della</strong> vita e orrore verso la sofferenza,<br />

abbiamo l’illusione che trionfare significhi<br />

non soffrire mai né passare per sventura al-

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