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L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi

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Nostalgia centrista fra gli ex rivoluzionari della Lega che, tramite il megafono del loro sbraitante<br />

condottiero, si autodefiniscono la nuova Dc (il nuovo centro, se conta qualcosa la <strong>di</strong>stinzione).<br />

Nostalgia centrista (per quanto, in questo caso, associata ad un alto senso della moralità e della<br />

giustizia) nelle ambizioni politiche dell'ex mattatore Antonio Di Pietro.<br />

Nostalgie centriste (beh, in questa circostanza almeno ci sembrano già più comprensibili) fra gli ex<br />

Dc.<br />

Nostalgie centriste, infine, fra le cosiddette estreme (<strong>di</strong> sinistra non meno che <strong>di</strong> destra) le quali,<br />

comprimendo ferocemente sui fianchi un sistema ingessato, vorrebbero riesumare la sciagurata<br />

teoria andreottiana sugli opposti estremismi (formidabile esorcismo per la legittimazione perpetua<br />

del centrismo) per alimentare ancora a lungo la ren<strong>di</strong>ta parassitaria (assicurata attraverso le nicchie<br />

<strong>di</strong> privilegio nel ventre della balena) e, dunque, scongiurare l'azzardo <strong>di</strong> una scommessa come il<br />

bipolarismo dove, appunto, le probabilità <strong>di</strong> stare in sella sono esattamente tante quante quelle <strong>di</strong><br />

dover ... andare a pie<strong>di</strong>.<br />

sovranità popolare e... trappole<br />

marzo 1996<br />

Si tratta (come ormai tutti sanno) <strong>di</strong> un istituto, il Referendum, gestito e amministrato dai citta<strong>di</strong>ni<br />

senza il tramite dei propri rappresentanti (almeno formalmente), ovvero: un esercizio <strong>di</strong> democrazia<br />

<strong>di</strong>retta che, in quanto tale, dovrebbe esprimere l'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> maturità politica e democratica <strong>di</strong> tutto un<br />

popolo. E' piuttosto logico, quin<strong>di</strong>, trovarlo presente soprattutto nelle Costituzioni <strong>di</strong> più schietta<br />

impronta democratica, tra le quali, appunto, quella italiana.<br />

Nell'esercizio <strong>di</strong> questo istituto, poi, l'impronta schiettamente democratica può essere impressa dal<br />

popolo italiano per esprimere la forma <strong>di</strong> governo (monarchia o repubblica), dagli abitanti del<br />

cantone svizzero dell'Appenzell per negare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto alle donne (si tratta pur sempre <strong>di</strong><br />

sovranità popolare, per quanto <strong>di</strong>mezzata) o, ancora, dai francesi per approvare il progetto <strong>di</strong> De<br />

Gaulle per la Quinta Repubblica (e <strong>di</strong>eci anni più tar<strong>di</strong> per convincere lo stesso De Gaulle a<br />

lasciarne la presidenza).<br />

E gli esempi potrebbero continuare all'infinito, in tutto il mondo (o quasi), ma prima o poi è fatale<br />

inciampare nella circostanza in cui il Referendum stesso viene usato da un qualche mandarino per<br />

ricamarci sopra le proprie fortune personali, partendo magari da una causa legittima, come è<br />

successo da noi con il <strong>di</strong>vorzio, il cui merito è universalmente attribuito a tal Giacinto Pannella,<br />

detto Marco e, successivamente, con il primo referendum istituzionale, la cui paternità, non senza<br />

qualche ragione, è stata attribuita a Mario Segni. Anzi, è proprio questa singolare attribuzione <strong>di</strong><br />

meriti e <strong>di</strong> paternità che, alla lunga, stravolge completamente lo spirito del referendum,<br />

trasformandolo da strumento <strong>di</strong> democrazia <strong>di</strong>retta in appello plebiscitario per la gloria (e<br />

l'interesse, probabilmente) personale dei singoli promotori.<br />

la spilorceria non è <strong>di</strong> sinistra<br />

aprile 1996<br />

L'avarizia umana è un male tanto universale da aver ispirato autori <strong>di</strong> teatro <strong>di</strong> ogni epoca: da Plauto<br />

a Goldoni, passando per Molière e altri ancora, che ne hanno messo in scena soprattutto gli aspetti<br />

più gretti, ri<strong>di</strong>coli e, in qualche caso, patetici.<br />

Ma è soprattutto la morale cattolica che ne scrive la più severa delle condanne, collocando l'avarizia<br />

tra i sette vizi capitali. E con giusta ragione, credo, dal momento in cui l'asservimento ai beni terreni<br />

non pare essere troppo in sintonia con la fede nell'eternità...<br />

Tuttavia, ci sono delle forme religiose <strong>di</strong> avarizia collettiva che godono quantomeno <strong>di</strong> un buon<br />

alibi sociale: penso, in particolare, alla storica avarizia degli ebrei, costretti per secoli ad inseguire la

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