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L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi

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il cavallo <strong>di</strong> Caligola<br />

marzo 1994<br />

Sulla mia personale convinzione che il muro da abbattere fosse piazzato esattamente al centro dello<br />

schieramento politico italiano non ci tornerò: mi limito semplicemente ad esprimere il più profondo<br />

e incon<strong>di</strong>zionato senso <strong>di</strong> liberazione per il suo (tar<strong>di</strong>vo) crollo.<br />

Di conseguenza, consapevole <strong>di</strong> come un bipolarismo perfetto abbia bisogno <strong>di</strong> un perdente non<br />

meno che <strong>di</strong> un vincitore, mi guarderò bene dal far le pulci alle qualità <strong>di</strong> questa o <strong>di</strong> qualsiasi altra<br />

destra (cosa che può invece fare Indro Montanelli, appunto perché ci sta comunque dentro):<br />

l’avversario è quello che è, e tu puoi solo cercare <strong>di</strong> sconfiggerlo.<br />

E tuttavia, giacché il bisogno <strong>di</strong> trovare una qualche consolazione alle proprie sconfitte è parte<br />

insopprimibile nella natura dell’uomo, tenterò <strong>di</strong> ragionarne un po’ con il protagonista più naturale<br />

della competizione: l’elettore.<br />

Tu (mi rivolgo all’elettore del cosiddetto Polo delle libertà, naturalmente, perché con gli altri ci si è<br />

parlato addosso fino a ieri sera), dunque, sei stato chiamato ancora una volta ad esercitare il tuo<br />

<strong>di</strong>ritto-dovere <strong>di</strong> voto e, ancora una volta, lo hai esercitato in piena libertà (come si conviene al<br />

motto in cui ti sei riconosciuto, ovviamente) e, però, affascinato dai sorrisi con cui ti si blan<strong>di</strong>va, hai<br />

perduto <strong>di</strong> vista almeno tre elementi, tutt’altro che insignificanti, dell’attuale scena politica.<br />

Abbagliato dal cosiddetto nuovo che avanza, ti sei <strong>di</strong>stratto un po’ quando passavano in rassegna<br />

tutti i riciclati del vecchio regime contro il quale, ne sono certo, la tua avversione non era<br />

certamente inferiore alla mia; poi ti sei riconosciuto (quasi con un senso <strong>di</strong> orgoglio) nella<br />

romantica e cavalleresca apologia del cavalier Berlusconi a proposito della sua amicizia con Bettino<br />

Craxi (“non rinnego le mie amicizie, che sono comunque altro dalla politica”, <strong>di</strong>sse) e, però, ti sei<br />

scordato che in quel rapporto c’era ben più dell’amicizia e, infine, in barba a tutte le buone<br />

intenzioni sul nuovo rapporto <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> verifica fra elettori e parlamentari che avrebbe dovuto<br />

avviarsi proprio con l’uninominale, hai contribuito ancora una volta a <strong>di</strong>ffondere la sindrome <strong>di</strong><br />

Caligola (il folle imperatore romano che fece nominare senatore il proprio cavallo) e del suo tempo:<br />

e con questo non intendo affatto porre limiti alla provvidenza, naturalmente, ma converrai anche tu<br />

che quando le maggioranze assumono <strong>di</strong>mensioni tanto bulgare è piuttosto <strong>di</strong>fficile non coltivare<br />

almeno qualche sospetto sulla loro autonomia <strong>di</strong> pensiero.<br />

Ps: Quanto a quei campioni della pattuglia ra<strong>di</strong>cale, che hanno sguinzagliato in giro per l’Italia<br />

alcune decine <strong>di</strong> pellegrini sotto le insegne del loro profeta, Marco Pannella, dopo essersi assicurata<br />

una mezza dozzina <strong>di</strong> nicchie personali dalle parti <strong>di</strong> Arcore, beh, questa mi rifiuto <strong>di</strong> considerarla<br />

una questione politica: è solo e semplicemente un problema <strong>di</strong> stomaco.<br />

e i conti tornano, anzi, no<br />

aprile 1994<br />

Un Progressista su tre in ambito nazionale (poco più <strong>di</strong> uno su sette nei collegi del territorio camuno<br />

sebino); un voto su tre (poco più <strong>di</strong> uno su sette in Valcamonica Sebino) alle liste della sinistra. E<br />

riecco, dunque, la cosiddetta società dei due terzi: da una parte due italiani su tre barricati in <strong>di</strong>fesa<br />

dell’esistente (che può anche non essere il cancello elettronico della villa in Brianza), dall’altra - per<br />

scomodare ancora una volta il vecchio Marx - coloro i quali “non hanno da perdere che la propria<br />

miseria” (Marx, per il vero, parla <strong>di</strong> catene, ma mi sembra piuttosto evidente l'analogia). E i conti<br />

tornano. O no?<br />

No, l’equivalenza non regge, assolutamente! E non solo perché in tal caso dovremmo mettere in<br />

conto una minor percentuale <strong>di</strong> gente che non ha nulla da perdere proprio nelle vallate<br />

(Valcamonica, Valcavallina, Val <strong>di</strong> Scalve ecc...) ma, piuttosto, sulla base <strong>di</strong> un’altra importante

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