L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi
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inse<strong>di</strong>arsi al centro per regalarci un’egemonia <strong>di</strong> altri 48 anni) come suprema e rinnovata emergenza<br />
per fermare i... cosacchi...<br />
Ps: Sul finire degli anni ’60 si <strong>di</strong>ffuse un simpatico luogo comune (dal vago accento maoista)<br />
attorno ai concetti <strong>di</strong> destra e sinistra: “la barca a vela - si <strong>di</strong>ceva - è <strong>di</strong> sinistra, il motoscafo è <strong>di</strong><br />
destra”.<br />
Luogo comune che è giunto fin quasi ai giorni nostri spinto da uno strano concorso <strong>di</strong> circostanze:<br />
la passione per la barca a vela <strong>di</strong> due <strong>di</strong>rigenti della sinistra come Enrico Berlinguer e Achille<br />
Occhetto per un verso e, per altro verso, l’incre<strong>di</strong>bile faccia tosta <strong>di</strong> Mario Segni (<strong>di</strong> cui, pure, è<br />
nota la passione per la vela), al quale vorremmo poter ricordare che il Referendum, non meno della<br />
barca a vela, è un formidabile strumento <strong>di</strong> viaggio che, non avendo la rotta incorporata come<br />
dotazione standard, può traghettare verso i più svariati (anche opposti) itinerari.<br />
scandali &... moralismo<br />
gennaio 1994<br />
Si sente <strong>di</strong>re, con frequenza sempre più sconcertante, che le inchieste <strong>di</strong> Graffiti sarebbero dettate<br />
soprattutto da smanie scandalistiche (“tendenza a esasperare o inventare scandali per attirare<br />
l’interesse e la curiosità delle gente” - Zingarelli) e, per analogia, ci torna in mente lo scalpore<br />
sollevato negli anni ’80 attorno alla questione morale ed ai suoi sostenitori: “moralisti” (“chi<br />
giu<strong>di</strong>ca ogni azione da un punto <strong>di</strong> vista astrattamente morale” - ibidem), si <strong>di</strong>sse allora, con tutto<br />
il <strong>di</strong>sprezzo che poteva esser condensato in una semplice parola.<br />
E ci torna in mente, ancora, una battuta <strong>di</strong> Mino Martinazzoli (del febbraio ’88, mi pare), a<br />
commento del <strong>di</strong>scutibile contributo fornito dalla Democrazia cristiana alll’insabbiamento della<br />
Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ruberie dei ministri e dei loro portaborse: “non<br />
sommare all’immoralità che è sotto i nostri occhi il miope moralismo <strong>di</strong> troppi Catoni e<br />
Torquemada”, <strong>di</strong>sse il dotto e probo Martinazzoli.<br />
Ecco, in questi ultimi sei anni, nonostante tutto, sono successe molte cose, e sono cambiate<br />
ra<strong>di</strong>calmente anche le unità <strong>di</strong> misura per attribuire i valori all’agire dell’uomo, ma sono rimasti<br />
quasi intatti (almeno fra gli addetti ai lavori) i veli attorno all’antica ipocrisia... dorotea: “se ha fatto<br />
questo avrà pur avuto una buona ragione”, si continua a <strong>di</strong>re.<br />
Ipocrisia che assume un senso <strong>di</strong> sgradevole doppiezza se associata alla ferocia con cui si insorge<br />
quando certe cose avvengono in un qualche comune del Mezzogiorno (lo slogan qualunquista<br />
“Roma ladrona”, per esempio, la <strong>di</strong>ce assai lunga).<br />
O c’è davvero grande <strong>di</strong>fferenza fra un democristiano che ti invita a non fare il moralista, un<br />
Congresso della Lega lombarda che applaude un <strong>di</strong>sonesto solo perché si autodefinisce pirla e un<br />
progressista che vorrebbe costruire l’alternativa senza fare i conti con la corruzione (e con i<br />
corrotti)?<br />
Certo, siamo ben consapevoli che ci vuole senso della misura: che una cosa è il barare sul denaro<br />
pubblico per fare gli interessi <strong>di</strong> una collettività (ma allora vale anche per alcuni sindaci dell’Irpinia,<br />
o no?) e ben altra cosa, invece, è l’uso del pubblico denaro per realizzare illeciti interessi personali<br />
(e in tal senso può essere comprensibile l’in<strong>di</strong>gnazione del sindaco <strong>di</strong> Temù quando esprime il<br />
timore <strong>di</strong> essere associato nell’immagine a quanti si sono serviti della politica per arricchirsi) ma<br />
non è assolutamente accettabile, invece, l’idea che la furbizia debba essere tollerata - se non come<br />
una vera e propria virtù - come requisito essenziale per affrontare le situazioni <strong>di</strong>fficili.<br />
Così non si rinnova certamente il modo <strong>di</strong> fare politica. Così si possono, tutt’alpiù, rinnovare i<br />
rappresentanti della politica, lasciando però invariati i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comportamento (soprattutto quelli<br />
non scritti), ovvero, il pragmatismo senza principi.<br />
Ecco, Graffiti ha cercato e sta cercando <strong>di</strong> mettere in primo piano soprattutto questo, senza alcuna<br />
presunzione e senza alcun intento persecutorio: denunciare gli illeciti amministrativi (e penali) alla<br />
pubblica opinione. Sarà poi la Magistratura, nei confronti della quale - nonostante la fama <strong>di</strong>