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L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi

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Edoardo, Bobo, Ettore: tre nomi Vip (il primo e l’ultimo con ambiziosi accenti <strong>di</strong> sangue blu il<br />

secondo, invece, con palesi sfumature barrica<strong>di</strong>ere); tre magnifici esemplari <strong>di</strong> razza padrona;<br />

ovvero, tre figli illustri per tre storie parallele <strong>di</strong> questa Repubblica in mutande.<br />

Edoardo, il più innocuo della compagnia, dovendo scegliere se fare il figlio degli Agnelli o dei fiori<br />

opta decisamente per i secon<strong>di</strong>, confermando così l’antica regola (e la nostra speranza, vista la<br />

qualità) che vuole le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>nastie industriali in sella per tre generazioni: quella del fondatore (con<br />

l’ausilio del manganello e dell’olio <strong>di</strong> ricino), quella del consolidamento (con la complicità del<br />

pubblico erario) e, infine, quella della crisi... mistica.<br />

Bobo, il barrica<strong>di</strong>ero: avrebbe voluto seguire l’ombra del padre, Sua ex Eccellenza Bokassa, nella<br />

carriera politica, ma il destino (e il giu<strong>di</strong>ce Di Pietro) ha deciso ben <strong>di</strong>versamente, ragion per cui<br />

dovrà limitarsi a scrivere le memorie <strong>di</strong> famiglia, con la collaborazione intellettuale <strong>di</strong> zia Marina<br />

(Lante Dalla Rovere in Ripa <strong>di</strong> Meana) e <strong>di</strong> tato Ugo (In... tini, in botti e in fiaschi), la solidarietà<br />

morale <strong>di</strong> zio Paolo (Pilitteri) e il sostegno economico <strong>di</strong> zio Mario (Chiesa).<br />

Ed eccoci, infine, all’Ettore (della stirpe dei Pran<strong>di</strong>ni), il più coriaceo e precoce, se è vero che<br />

appena ventenne occupa già una comoda poltrona nel Consiglio <strong>di</strong> amministrazione delle<br />

“Ron<strong>di</strong>nelle”): <strong>di</strong> lui abbiamo sentito parlare per la prima volta il giorno in cui ha rischiato il<br />

pestaggio all’ingresso dello sta<strong>di</strong>o bresciano. E non c’è proprio alcun motivo per esultare: ché le<br />

colpe dei padri non possono mai esser rifilate ai figli. Altro <strong>di</strong>scorso, naturalmente, per i conti in<br />

banca e per le raccomandazioni.<br />

l’ora della legalità e del riscatto<br />

28 marzo 1993<br />

Le insurrezioni popolari, al <strong>di</strong> là della demagogia <strong>di</strong> bassa... lega <strong>di</strong>ffusa dal professor Gianfanco<br />

Miglio, possono svilupparsi anche senza alcun bisogno del moschetto o della ghigliottina; e a<br />

maggior ragione quando il mostro da abbattere sta dentro le istituzioni che, per quanto possa<br />

sembrare incre<strong>di</strong>bile, conservano tutta la loro potenzialità democratica. Purché non ci si attar<strong>di</strong><br />

troppo, però, nell’attesa del fati<strong>di</strong>co segnale o nell’aspettativa (altrettanto rinunziataria) che la furia<br />

ven<strong>di</strong>catrice <strong>di</strong> un qualche Di Pietro completi l’opera.<br />

Purché ci sia, dunque, quel sussulto <strong>di</strong> riscossa popolare (e riecco la democrazia) che, solo, può<br />

liberarci tanto dai corrotti e dai corruttori quanto da quel tintinnio <strong>di</strong> sciabole e <strong>di</strong>grignar <strong>di</strong> pugnali<br />

fra i denti che agita la destra d’or<strong>di</strong>ne in ogni circostanza oscura.<br />

E purché si prenda coscienza del fatto che le periferie (e le vallate) non sono per nulla estranee a<br />

quell’immane processo <strong>di</strong> degenerazione che ha prodotto l’attuale situazione e rischiato <strong>di</strong><br />

travolgere le stesse istituzioni; perché gli arricchimenti improvvisi (basta guardarci un po’ attorno)<br />

non hanno baciato in fronte solo gli Sbardella, i Pran<strong>di</strong>ni, i Chiesa ecc...<br />

E allora, se davvero siamo convinti che la democrazia è un valore attivo, da protagonisti e non<br />

l’impotente attesa del... messia, si tratta solo <strong>di</strong> agire <strong>di</strong> conseguenza; cominciando magari con<br />

qualche or<strong>di</strong>ne del giorno in Consiglio comunale (o provinciale) in cui si esprima chiaramente,<br />

assieme alla mozione <strong>di</strong> sfiducia, la necessità <strong>di</strong> adeguati accertamenti patrimoniali verso sindaci e<br />

consiglieri troppo chiacchierati: «perché uno - per <strong>di</strong>rla con Piero Bassetti - non si porta mica<br />

scritto in fronte ‘mafia’, però quando si vede circolare molta liqui<strong>di</strong>tà si può cominciare almeno a<br />

dubitare...». Sarà questo il miglior investimento popolare e la miglior garanzia per uscire in pie<strong>di</strong><br />

dalla crisi.<br />

Vodka, Whisky e... democrazia<br />

30 marzo 1993

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