L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi
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ministro o un capo della polizia (e non solo il comandante dei vigili urbani) si senta responsabile <strong>di</strong><br />
quel che fa o che non fa, e venga chiamato in causa almeno nella misura in cui viene chiamato in<br />
causa l’allenatore (a volte perfino il Presidente) quando la squadra <strong>di</strong> calcio non funziona?<br />
l’uomo e il dolore<br />
2 agosto 1992<br />
Ho visto uomini che parevano rocce fermarsi a piangere con i pie<strong>di</strong> sanguinanti, e ne ho visti altri<br />
invece, dall’apparenza umile e <strong>di</strong>messa, affrontare <strong>di</strong>gnitosamente le avversità della vita.<br />
Tutto ciò a conferma che solo l’uomo è la misura universale <strong>di</strong> se stesso... Ma soltanto quando sei<br />
costretto ad assumere questa filosofia nelle tue relazioni più care capisci quanto sia terribilmente<br />
bassa la soglia del dolore.<br />
la questione Del Turco<br />
4 agosto 1992<br />
So <strong>di</strong> appartenere decisamente a quella categoria <strong>di</strong> uomini che prima <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care severamente altri<br />
uomini ha bisogno (forse per timore <strong>di</strong> errori a caldo) <strong>di</strong> concedere almeno una volta il beneficio<br />
della buonafede all’inquisito. Non credo sia un limite, e non necessariamente una virtù. E’ solo che<br />
questo ti espone maggiormente al rischio <strong>di</strong> fregature, anche se poi, alla fine, sei magari in grado <strong>di</strong><br />
esprimere un’opinione compiuta con il minimo rischio <strong>di</strong> errore.<br />
Con Ottaviano Del Turco, però, ho esagerato, concedendogli più volte la buonafede: non solo per lo<br />
scrupolo <strong>di</strong> cui sopra, quin<strong>di</strong>, ma anche perché il suo palese amore per le buone letture mi pareva lo<br />
ponesse al <strong>di</strong> fuori da ogni sospetto. E invece no! Egli è solo molto più scaltro (e quin<strong>di</strong> più infido)<br />
<strong>di</strong> altri filibustieri qualsiasi.<br />
Egli riesce a citare senza arrossire il pensiero e l’ideale del suo conterraneo Ignazio Silone,<br />
mostrando perfino <strong>di</strong> commuoversi per i cafoni <strong>di</strong> Fontamara e della Marsica, mentre in realtà<br />
strizza spudoratamente l’occhio alla borsa dei Berlusconi e degli Agnelli. E non <strong>di</strong>sdegna neppure<br />
<strong>di</strong> lavarsi frequentemente la bocca con il riformismo (come se fosse un moderno dentifricio),<br />
confermando così, con queste esibizioni verbali non richieste, la sua perfetta incompatibilità non<br />
solo con il riformismo illuminato <strong>di</strong> Bruno Trentin ma perfino con quello ben più pratico e alla<br />
buona <strong>di</strong> Luciano Lama: all’ombra dei quali, tuttavia, si è garantito una buona e sicura nicchia per<br />
tutti questi anni.<br />
E, infine, la perla: l’aver voluto mettere a profitto una virtù del proprio accentuato istinto <strong>di</strong><br />
conservazione quando si rese conto prima <strong>di</strong> altri della ormai prossima fine del craxismo e si<br />
spacciò quin<strong>di</strong> per rinnovatore della sinistra, pensando (e quasi riuscendoci) <strong>di</strong> garantirsi così<br />
un’altra buona ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> posizione.<br />
Questo e null’altro è dunque, alla prova dei fatti, Ottaviano Del Turco: uno che dalla Cgil ha<br />
ricevuto molto più <strong>di</strong> quanto non abbia mai dato ed alla quale, comunque, può dare ancora molto,<br />
andandosene. É l’unico grande, immenso, contributo che milioni <strong>di</strong> militanti e <strong>di</strong> iscritti si possono<br />
attendere ancora da Ottaviano Del Turco.<br />
i pentiti<br />
10 agosto 1992<br />
C’è in giro una strana fregola normalizzatrice. Basti pensare che perfino il bello sotto vuoto <strong>di</strong> via<br />
del Corso, Giulio Di Donato, confessa la propria nausea per il rampantismo degli anni ’80. E poi, a