L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi
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desiderio popolare e libertà della Magistratura a togliere finalmente dalla piazza i mandarini <strong>di</strong><br />
questo fra<strong>di</strong>cio regime.<br />
Post scriptum: I giovani del Centro culturale Ezio Vanoni (la panna montata della cosiddetta sinistra<br />
democristiana) chiedono la cacciata dal partito (ma per noi sarebbe già sufficiente dalle Istituzioni)<br />
<strong>di</strong> tutti i politici <strong>di</strong>sonesti (Bresciaoggi del 12 giugno). Bene! Vi si attende alla prova dei fatti.<br />
vocazioni<br />
8 giugno 1992<br />
In questi giorni ho conosciuto Vincent van Gogh (uno che non ha fatto certamente onore al proprio<br />
nome): me lo ha presentato Pierre Leprohon in una pregevole e appassionata biografia.<br />
Sarà forse perché ho letto il libro sotto l’influsso <strong>di</strong> una preventiva (per quanto generica)<br />
conoscenza sulla tragica fine del protagonista, ma sta <strong>di</strong> fatto che, fin dall’inizio e poi via via man<br />
mano che scorrevano le pagine, ho sempre avuto in mente “Il lupo della steppa”, <strong>di</strong> Hermann Hesse,<br />
«... il suicida non deve necessariamente vivere in un rapporto particolarmente stretto con la morte<br />
(...) la particolarità del suicida è sentire, a torto o a ragione, che il proprio Io è un germoglio della<br />
natura particolarmente pericoloso e minacciato (...) presupposto <strong>di</strong> questo stato d’animo, che quasi<br />
sempre emerge fin dalla prima giovinezza e accompagna questi in<strong>di</strong>vidui per tutta la vita, non è<br />
una forma vitale particolarmente debole, anzi, tra i suici<strong>di</strong> vi sono dei caratteri straor<strong>di</strong>nariamente<br />
tenaci, smaniosi e acuti...».<br />
E poi è ancora lo stesso autore del “Lupo della steppa” ha scrivere (e a <strong>di</strong>mostrarlo con quasi un<br />
secolo <strong>di</strong> vita) che «tra coloro che, per natura, sono nel novero dei suici<strong>di</strong>, molti, forse la maggior<br />
parte, non fanno mai del male a se stessi».<br />
Dunque, se Vincent van Gogh fosse riuscito o oltrepassare la soglia <strong>di</strong> quella selva oscura, oltre la<br />
quale anche negli spiriti più integri e puri la <strong>di</strong>sperazione cede un po’ <strong>di</strong> posto alla saggezza<br />
dell’autoironia, probabilmente ce l’avrebbe fatta a lasciarsi morire <strong>di</strong> morte naturale. Ma in tal caso,<br />
forse, oggi ben pochi saprebbero chi era Vincent van Gogh.<br />
il <strong>di</strong>ssenso<br />
19 giugno 1992<br />
C’è una forma particolare <strong>di</strong> opportunismo che produce più <strong>di</strong> ogni altra effetti devastanti nelle<br />
relazioni fra gli uomini.<br />
Si tratta <strong>di</strong> quell’atteggiamento in forza del quale l’uomo tende a costruirsi una sorta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
posizione contrastando il pensiero altrui con il proprio non pensiero.<br />
Quando tu affermi e argomenti una qualsiasi cosa, ti aspetti due possibili reazioni: che la cosa sia<br />
con<strong>di</strong>visa (o comunque apprezzata) oppure, in alternativa, che sia contrastata con altre valide<br />
argomentazioni. Sarà poi la forza e l’efficacia delle stesse argomentazioni che potrà far emergere<br />
l’una o l’altra idea.<br />
E invece no, non sempre le cose filano via così come logica vorrebbe. C’è una terza eventualità che<br />
solo l’esperienza <strong>di</strong>retta ti può abituare a mettere in conto: il parassitismo sulle idee altrui, appunto<br />
(e quanto più le idee altrui si presentano forti, tanto più avrai buone probabilità <strong>di</strong> apparire forte tu<br />
stesso).<br />
La cosa è molto semplice: uno afferma delle cose, le argomenta bene e cerca <strong>di</strong> farle vivere<br />
attraverso il ragionamento, e tu, con molta determinazione, gli sbatti in faccia una risposta <strong>di</strong> questo<br />
tipo: “io non so, però non sono d’accordo”.<br />
Inten<strong>di</strong>amoci, questa ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> posizione è da considerarsi come frutto <strong>di</strong> vile opportunismo solo<br />
nel caso in cui si eserciti nell’ambito <strong>di</strong> un collettivo (la famiglia, ma anche un gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />
collegiale) dove il confronto avviene senza che esista un rapporto <strong>di</strong> conflittualità <strong>di</strong>chiarata; è