L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi
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Ed è in grazia <strong>di</strong> questo errore fatale (ma forse, più ancora che <strong>di</strong> errore, potrebbe trattarsi anche <strong>di</strong><br />
rimozione collettiva) che ogni volta ci si trova tanto sconvolti quanto impreparati.<br />
E sprovveduti, quin<strong>di</strong>. Perché la storia ritorna sempre sul luogo del... delitto, e, come in un circolo<br />
infernale avvitato su se stesso, ogni volta scende <strong>di</strong> un gra<strong>di</strong>no nella spirale della perversione.<br />
La storia ritorna a... Danzica, sugli scarponi ferrati dei giovani (i meno giovani stanno <strong>di</strong>etro,<br />
naturalmente) Skinheads e ritorna a Roma (attraversando l’oscura provincia italiana), sullo spartito<br />
dei novelli Naziskin e del loro santo manganello (con albanesi e marocchini, per adesso, a ravvivare<br />
la nostalgia del bel suol d’amor). Ritorna in America (anzi, li c’è rimasta da padrona) sulle notti<br />
illuminate dai patrioti del Ku klux klan e, infine, ritorna sulla sommità del colle dove al posto <strong>di</strong> un<br />
Savoia c’è ora un sassarese (dall’apparenza insignificante come il blasonato predecessore) che<br />
bene<strong>di</strong>ce, all’ombra degli stessi gagliardetti <strong>di</strong> allora, i nuovi salvatori della patria. E ritorna ogni<br />
tanto anche il Carducci, resuscitato per l’occasione dall’ottimo Ernesto Balducci, con il suo grido <strong>di</strong><br />
speranza <strong>di</strong>sperata: «quando i pigmei fanno le ombre lunghe, è l’ora del tramonto...». Chissà!<br />
ostaggio<br />
11 febbraio 1992<br />
«... stà lì, sfogati adesso a prendere gli onori riservati ai celesti,<br />
offrili agli esseri che in un giorno tramontano».<br />
Eschilo: “Prometeo incatenato”<br />
A volte è lecito all’uomo staccarsi dall’immutabile apparenza del reale per indagare nel profondo le<br />
ignote potenzialità dei suoi simili. Altre volte, invece, può anche esser lecito al <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong> apparato<br />
<strong>di</strong> mettere in subbuglio la precaria immobilità del tran-tran quoti<strong>di</strong>ano per scommettere tutto su <strong>di</strong><br />
una ipotetica altra (e più alta) <strong>di</strong>mensione. Ma poi, alla prova dei fatti, non è mai lecito il pensare (e<br />
tantomeno il pretendere) che gli uomini e le cose siano altro da quel che in effetti sono.<br />
Per questo la Natura (Psiche) ci ha fatti in due: perché all’uomo sia dato <strong>di</strong> poter cercare se stesso in<br />
perfetta solitu<strong>di</strong>ne e al <strong>di</strong>rigente, invece, sia offerto <strong>di</strong> stare alfine in pace, impagliato come ostaggio<br />
dentro un opportunistico muro <strong>di</strong> gomma.<br />
come un cofanetto <strong>di</strong> caramelle<br />
14 marzo 1992<br />
Mi son chiesto spesso cos’è che determina nell’uomo la propensione all’essere punto <strong>di</strong> riferimento<br />
per i problemi e per i bisogni altrui: stampella <strong>di</strong> suo padre, dama <strong>di</strong> compagnia dei suoi figli e balia<br />
asciutta per quant’altri gli stanno appresso, in circoli sempre più stretti, nella spirale della sua<br />
sofferta esistenza.<br />
A tutt’oggi, però, non sono ancora riuscito a darmi una risposta decente, se non in ciò che non è.<br />
Quali che siano le ragioni recon<strong>di</strong>te, infatti, una cosa è assumibile con certezza: non si tratta <strong>di</strong><br />
qualità soggettive o <strong>di</strong> particolari vocazioni (bontà, generosità, altruismo, pazienza, ecc...)<br />
connaturali all’uomo. E allora, se partiamo da questo assunto, non può che trattarsi <strong>di</strong> circostanze<br />
messe in fila dal caso: un concorso <strong>di</strong> circostanze che, pian piano, avviluppano l’uomo in una<br />
<strong>di</strong>mensione a lui inizialmente (e naturalmente) estranea.<br />
E quando cerchi <strong>di</strong> sfuggire alla trappola, per ritrovare quel che resta <strong>di</strong> te stesso foss’anche in<br />
perfetta solitu<strong>di</strong>ne, interviene il dolore altrui (quello fisico che nasce negli anfratti più ingovernabili<br />
della mente): infame e universale strumento <strong>di</strong> ricatto dell’uomo sui suoi simili.<br />
E per altro verso non puoi nemmeno praticare l’inversione dei fattori. Non più, ormai. Che se il caso<br />
ti impone sulle prime la parte e la misura, dopo, durante il percorso, non c’è più modo <strong>di</strong> cambiare<br />
(fatta salva l’improbabile e malaugurata uscita d’emergenza del dottor Jekyll): ormai puoi essere