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L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi

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un muro, tre caravelle e altre... stelle cadenti<br />

25 <strong>di</strong>cembre 1991<br />

Confesso <strong>di</strong> aver versato qualche lacrima sull’ammaina ban<strong>di</strong>era dalle torri del Cremlino.<br />

Giusto un attimo, però, che le speranze ormai eran crollate ben prima della ban<strong>di</strong>era (molto prima<br />

anche dell’orrendo muro), e poi c’è altro a cui pensare, e il panettone, mandorlato e farcito, è già li<br />

bell’e pronto assieme allo spumante (metodo champenois, naturalmente): muore l’anno del Golfo e<br />

nasce quello delle Caravelle...<br />

Che la festa cominci, dunque! Cinque secoli dalla scoperta dell’Europa da parte degli in<strong>di</strong>os<br />

americani (e per molti <strong>di</strong> loro la scoperta continua, quoti<strong>di</strong>anamente) ed oggi, finalmente, cessata<br />

ogni minaccia contro la sovranità del mercato e del profitto, succede perfino che un bel foglio<br />

sindacale della concorrenza possa felicemente scrivere come la speranza per l’umanità stia li, nelle<br />

moderne caravelle dei magazzini Rolls - Roice (ovvero, della Riva <strong>di</strong> Sarnico) e nella promessa <strong>di</strong><br />

Stato che non si facciano troppo le... pulci fiscali ai generosi e filantropi clienti.<br />

Cinque formidabili secoli per ricostruire la stessa identica alleanza <strong>di</strong> allora fra le truppe da sbarco e<br />

la coorte <strong>di</strong> impavi<strong>di</strong> missionari al seguito.<br />

Rimane invece, orfano sulle ceneri <strong>di</strong> una ban<strong>di</strong>era sbia<strong>di</strong>ta prima ancora che ammainata, il dramma<br />

umano e sociale <strong>di</strong> quanti hanno visto in quella ban<strong>di</strong>era una grande speranza <strong>di</strong> riscatto.<br />

se muore il <strong>di</strong>alogo<br />

9 gennaio 1992<br />

Contrariamente a ciò che afferma da sempre un abusato luogo comune, non credo affatto che<br />

l’aggressività sia patrimonio (e nemmeno dotazione d’emergenza) dei timi<strong>di</strong>. Per la semplice ed<br />

unica ragione che non credo alla timidezza come forma strutturale del carattere, in grado <strong>di</strong> generare<br />

a sua volta altre caratteristiche subor<strong>di</strong>nate. Sono invece fermamente convinto che la timidezza sia,<br />

questo si, una forma spontanea <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>fesa che convive in mutua simbiosi con l’aggressività.<br />

E non è la stessa cosa, assolutamente! Ché un conto è <strong>di</strong>re che i timi<strong>di</strong> sono aggressivi (e perché non<br />

il contrario?) ed altro conto, invece, <strong>di</strong>re che in determinate circostanze l’uomo <strong>di</strong>venta timido e (o)<br />

aggressivo: magari a fasi alterne... Basta osservare dal vero i comportamenti <strong>di</strong> ogni giorno (sempre<br />

confrontabili con l’efficace persuasività delle eccezioni): aggressivi con i subalterni (e con i deboli<br />

in genere) e timi<strong>di</strong>, invece, <strong>di</strong> una timidezza un po’ goffa e falsamente umile (che può esplodere una<br />

tantum), con tutti i superiori, in ogni senso.<br />

Oppure, ancora, impertinenti (variante domestica e alla pari dell’aggressività) nell’ambito<br />

familiare, dove possiamo sfruttare per bene tutti i vantaggi propri <strong>di</strong> quella ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> posizione che<br />

ci mette al sicuro dall’esser mandati al <strong>di</strong>avolo. Ecco che allora i limiti delle nostre argomentazioni,<br />

così come il timore <strong>di</strong> dover subire quelle altrui, trovano un efficace mimetizzazione nelle forme più<br />

insolenti e proterve (e vili, in fin dei conti) <strong>di</strong> aggressività. Sommo esempio del fatto che quando la<br />

parola sopravvive al <strong>di</strong>alogo, non è detto che si debba trattare del male minore.<br />

la notte delle lunghe... ombre<br />

22 gennaio 1992<br />

Questa idea della storia che si consuma irrime<strong>di</strong>abilmente su se stessa è frutto <strong>di</strong> un grande falso<br />

ideologico, oppure, nella migliore delle ipotesi, è uno degli errori più drammatici e fatali che<br />

l’umanità commette con cadenza perio<strong>di</strong>ca.

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