LE CARAVELLE «... sognò che esseri mai visti tessevano un'immensa ragnatela intorno al suo popolo. Si svegliò sapendo che così sarebbe stato, e <strong>di</strong>sse ai suoi: "quando quella razza straniera avrà ultimato la sua ragnatela, ci rinchiuderanno in case grigie e quadrate, su terre sterili, e in quelle case moriremo <strong>di</strong> fame"» Eduardo Galeano ("Memoria del fuoco")
un muro, tre caravelle e altre... stelle cadenti 25 <strong>di</strong>cembre 1991 Confesso <strong>di</strong> aver versato qualche lacrima sull’ammaina ban<strong>di</strong>era dalle torri del Cremlino. Giusto un attimo, però, che le speranze ormai eran crollate ben prima della ban<strong>di</strong>era (molto prima anche dell’orrendo muro), e poi c’è altro a cui pensare, e il panettone, mandorlato e farcito, è già li bell’e pronto assieme allo spumante (metodo champenois, naturalmente): muore l’anno del Golfo e nasce quello delle Caravelle... Che la festa cominci, dunque! Cinque secoli dalla scoperta dell’Europa da parte degli in<strong>di</strong>os americani (e per molti <strong>di</strong> loro la scoperta continua, quoti<strong>di</strong>anamente) ed oggi, finalmente, cessata ogni minaccia contro la sovranità del mercato e del profitto, succede perfino che un bel foglio sindacale della concorrenza possa felicemente scrivere come la speranza per l’umanità stia li, nelle moderne caravelle dei magazzini Rolls - Roice (ovvero, della Riva <strong>di</strong> Sarnico) e nella promessa <strong>di</strong> Stato che non si facciano troppo le... pulci fiscali ai generosi e filantropi clienti. Cinque formidabili secoli per ricostruire la stessa identica alleanza <strong>di</strong> allora fra le truppe da sbarco e la coorte <strong>di</strong> impavi<strong>di</strong> missionari al seguito. Rimane invece, orfano sulle ceneri <strong>di</strong> una ban<strong>di</strong>era sbia<strong>di</strong>ta prima ancora che ammainata, il dramma umano e sociale <strong>di</strong> quanti hanno visto in quella ban<strong>di</strong>era una grande speranza <strong>di</strong> riscatto. se muore il <strong>di</strong>alogo 9 gennaio 1992 Contrariamente a ciò che afferma da sempre un abusato luogo comune, non credo affatto che l’aggressività sia patrimonio (e nemmeno dotazione d’emergenza) dei timi<strong>di</strong>. Per la semplice ed unica ragione che non credo alla timidezza come forma strutturale del carattere, in grado <strong>di</strong> generare a sua volta altre caratteristiche subor<strong>di</strong>nate. Sono invece fermamente convinto che la timidezza sia, questo si, una forma spontanea <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>fesa che convive in mutua simbiosi con l’aggressività. E non è la stessa cosa, assolutamente! Ché un conto è <strong>di</strong>re che i timi<strong>di</strong> sono aggressivi (e perché non il contrario?) ed altro conto, invece, <strong>di</strong>re che in determinate circostanze l’uomo <strong>di</strong>venta timido e (o) aggressivo: magari a fasi alterne... Basta osservare dal vero i comportamenti <strong>di</strong> ogni giorno (sempre confrontabili con l’efficace persuasività delle eccezioni): aggressivi con i subalterni (e con i deboli in genere) e timi<strong>di</strong>, invece, <strong>di</strong> una timidezza un po’ goffa e falsamente umile (che può esplodere una tantum), con tutti i superiori, in ogni senso. Oppure, ancora, impertinenti (variante domestica e alla pari dell’aggressività) nell’ambito familiare, dove possiamo sfruttare per bene tutti i vantaggi propri <strong>di</strong> quella ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> posizione che ci mette al sicuro dall’esser mandati al <strong>di</strong>avolo. Ecco che allora i limiti delle nostre argomentazioni, così come il timore <strong>di</strong> dover subire quelle altrui, trovano un efficace mimetizzazione nelle forme più insolenti e proterve (e vili, in fin dei conti) <strong>di</strong> aggressività. Sommo esempio del fatto che quando la parola sopravvive al <strong>di</strong>alogo, non è detto che si debba trattare del male minore. la notte delle lunghe... ombre 22 gennaio 1992 Questa idea della storia che si consuma irrime<strong>di</strong>abilmente su se stessa è frutto <strong>di</strong> un grande falso ideologico, oppure, nella migliore delle ipotesi, è uno degli errori più drammatici e fatali che l’umanità commette con cadenza perio<strong>di</strong>ca.
- Page 1 and 2: Tullio Clementi l'uovo di colombo L
- Page 3 and 4: se muore il dialogo................
- Page 5 and 6: IL GOLFO (selezione di corsivi gia
- Page 7 and 8: dell’occidente. (...) sfilano in
- Page 9 and 10: IL COLLE «... gli uni non sanno go
- Page 11 and 12: Lattanzio. Segue un fragoroso silen
- Page 13 and 14: collezionista di soldatini di piomb
- Page 15 and 16: domenica di passione 29 settembre 1
- Page 17 and 18: precedenti storici (dall’impero r
- Page 19 and 20: itrosia, venne presto riconosciuto
- Page 21: Milano chiude l’annata con l’as
- Page 25 and 26: solo quel che sei, e non perché se
- Page 27 and 28: Tutt’alpiù, potremmo azzardare u
- Page 29 and 30: La questione, in genere, è sempre
- Page 31 and 32: Quel che non è dato sapere, invece
- Page 33 and 34: ovvio, infatti, che laddove il rapp
- Page 35 and 36: porre il sigillo dell’autorevolez
- Page 37 and 38: posto giusto, hai voglia di voler d
- Page 39 and 40: oiardi! 14 dicembre 1992 Antica cas
- Page 41 and 42: Ha perfettamente ragione Henry Kiss
- Page 43 and 44: altro che “lembo del mantello”
- Page 45 and 46: Da una parte qualcosa che ti aiuta
- Page 47 and 48: insediarsi al centro per regalarci
- Page 49 and 50: iconoscere loro la classificazione
- Page 51 and 52: il cavallo di Caligola marzo 1994 S
- Page 53 and 54: disquisire liberamente sulle cose d
- Page 55 and 56: testimoni marzo 1995 Ogni cosa ha u
- Page 57 and 58: Nostalgia centrista fra gli ex rivo
- Page 59: gli scacchi, il poker e... la brisc