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L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi

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Biagi ma il merito senz’altro no) che, dalle gloriose colonne <strong>di</strong> un altro contenitore <strong>di</strong> ciliegine, il<br />

Corriere, ci descrive la satira come una cosa che serve soprattutto per far ridere...<br />

Ora, al punto in cui siamo, è nostra ferma intenzione sorvolare sull’equivoco (sulla cui perfetta<br />

malafede non è lecito nutrire alcun dubbio) fra la satira e le barzellette <strong>di</strong> Giulio Andreotti (o <strong>di</strong><br />

Crème caramel), per concludere, invece, con un pensiero <strong>di</strong> Bertolt Brecht: «Vivere in un paese<br />

dove non esiste senso dell’umorismo è insopportabile, ma ancora più insopportabile è vivere in un<br />

paese dove non se ne può fare a meno».<br />

trasformismo<br />

9 agosto 1991<br />

Leningrado, d’ora in poi, tornerà ai fasti (e al nome) <strong>di</strong> S.Pietroburgo, mentre lo zar <strong>di</strong> tutte (o<br />

quasi) le Russie si chiamerà semplicemente Boris Vodka Elstin. Da noi, invece, le cose si<br />

complicano un po’. Da noi si tratta <strong>di</strong> trovare una sintesi che sia espressione rappresentativa <strong>di</strong> un<br />

regime con mezza dozzina <strong>di</strong> partiti unici. Per questo, dunque, solo un breve tratto della via<br />

Stalingrado verrà de<strong>di</strong>cato a Santa Rosalia mentre il resto andrà frazionato (con il solerte e<br />

competente contributo del cortigiano ai lavori pubblici Gianni Rasputin Pran<strong>di</strong>ni) in <strong>di</strong>versi tronconi<br />

che si chiameranno: Via della P2, Largo ai gla<strong>di</strong>atori, Viale del malaffare, Corso mafioso, ecc. ecc.<br />

e laggiù in fondo, in quello che sarà il nuovo Piazzale degli inganni e delle trame, verranno innalzati<br />

pie<strong>di</strong>stalli (in cemento armato, naturalmente) per tutti i padri della patria, del rinnovamento e della<br />

libertà.<br />

E la zecca <strong>di</strong> stato batterà moneta con la doppia faccia <strong>di</strong> Giulio Andreotti (per i francobolli ci si<br />

potrà accontentare <strong>di</strong> Francesco Cossiga) e <strong>di</strong> Arnaldo Forlani. Per quanto riguarda invece<br />

l’immagine da proiettare verso l’esterno non ci dovrebbero essere cambiamenti significativi: il<br />

ministro degli esteri, infatti, continuerà a chiamarsi Sacco De M... ichelis.<br />

non <strong>di</strong> solo riso<br />

16 settembre 1991<br />

La traduzione letterale <strong>di</strong> “ironia” (dal greco: eirônéia) fa: “<strong>di</strong>ssimulazione”. Tutto il resto, tutte le<br />

varie e fantasiose interpretazioni (comprese quelle che tendono ad assimilare arbitrariamente il<br />

concetto con quello <strong>di</strong> umorismo), non fanno che consolidare l’originaria definizione. Definizione<br />

<strong>di</strong> un comportamento che si materializza entro le insi<strong>di</strong>ose vesti <strong>di</strong> una artificiosa pienezza <strong>di</strong> sé (nel<br />

senso dell’essere tronfi e arroganti) o, all’opposto (apparente), nella pochezza <strong>di</strong> pensiero, che<br />

induce - appunto - a doverlo ben <strong>di</strong>ssimulare.<br />

Processo <strong>di</strong> simulazione, dunque, che solo eccezionalmente può assolvere a fini <strong>di</strong> natura politica:<br />

nelle forme alte <strong>di</strong> retorica provocatoria in Socrate, o nelle me<strong>di</strong>ocri sembianze <strong>di</strong> brillante<br />

reticenza in Giulio Andreotti.<br />

La “satira”, invece, appartiene alle categorie della <strong>di</strong>ssacrazione (ma anche della moralizzazione).<br />

In conclusione, quin<strong>di</strong>, si potrebbe affermare che le due cose hanno si in comune - a volte - la<br />

bizzarria strumentale del percorso ma, tuttavia, con due scopi nettamente <strong>di</strong>stinti: per umiliare i<br />

deboli (o anche soltanto gli sciocchi) in un caso; per graffiare i potenti, invece, nell’altro caso.<br />

I giullari, <strong>di</strong>versamente ancora, appartengono a tutt’altra categoria (che non si intende trattare in<br />

questa sede), mentre il grottesco agisce soprattutto nell’intento <strong>di</strong> deformare il tutto, omologandolo<br />

sotto le insegne del ri<strong>di</strong>colo.

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