L'uovo di Colombo - Tullio e Vladimir Clementi
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collezionista <strong>di</strong> soldatini <strong>di</strong> piombo, <strong>di</strong> pietre (e sassolini) e <strong>di</strong> svariati altri calcinacci senza<br />
paternità, ci manda a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non farci troppe illusioni. Che al peggio non c’è proprio alcun limite!<br />
pinocchio<br />
23 maggio 1991<br />
Una cosa così, allegoria che vive a prescindere dal tempo, poteva essere scritta benissimo anni fa, e<br />
sarebbe apparsa come un oscuro scimmiottamento della favola nazionale. Ma la si potrebbe scrivere<br />
anche fra qualche anno, e sarebbe null’altro che una or<strong>di</strong>naria cronaca del vissuto.<br />
Scrivendola oggi, invece, pur riecheggiando l’antica fiaba assume tutto il carattere <strong>di</strong> una fin troppo<br />
facile profezia: Pinocchio verso il terzo millennio. Con qualche libero e arbitrario stravolgimento<br />
delle parti, che Pinocchio stavolta non marina più la scuola, anzi, ci insegna pure, mentre è<br />
Lucignolo che - senza speranza oggi come allora - vende l’abecedario per comprarsi le scarpette <strong>di</strong><br />
vernice.<br />
Poi, per il resto, ci sono proprio tutti. E i conti tornano come se il tempo fosse rimasto immobile.<br />
Mastro Ciliegia che lascia la scena avvilito e rassegnato e Geppetto che, invece, si <strong>di</strong>spera <strong>di</strong> brutto<br />
(coi folti baffoni perennemente corrucciati) per questa creatura dalle sembianze strane e dai<br />
comportamenti impreve<strong>di</strong>bili. Mangiafoco, i cui starnuti esprimono più malizia che bontà, e la<br />
Fatina dagli occhi... (accidenti, non ne ricordo mai il colore), che si fa bidonare dalla solita copia <strong>di</strong><br />
mariuoli: un Gatto - orbo senza fingere - che scambia verze per ideali e una Volpe zoppa (ma non si<br />
capisce mai bene da quale zampa) che fa la parte dell’appren<strong>di</strong>sta stratega...<br />
E un mare <strong>di</strong> pesci. Moltissimi pesci. Qualche sonnacchioso pescecane, dei tonni, alcune triglie e<br />
poi sardelle, tante sardelle, e infinite altre specie <strong>di</strong> pesci. Tutti <strong>di</strong>fferenti e tutti invariabilmente<br />
identici: muti e silenziosi (e umili) come pesci, appunto...<br />
E un grillo parlante! Un grillo che forse dovrebbe smetterla, per una volta almeno, <strong>di</strong> spandere<br />
sentenze al vento e calcare invece un po’ <strong>di</strong> più la scena: non tanto per smania <strong>di</strong> protagonismo<br />
(perfettamente fuori tempo e fuori luogo) quanto, piuttosto, per rianimare un po’ il coro degli<br />
spettatori e stracciare così un vecchio e asfittico copione.<br />
da Sagunto a Bisanzio<br />
21 luglio 1991<br />
Dalle colonne de L’Unità, in perfetta coerenza col titolo «a sinistra si litiga e loro prendono<br />
Sagunto», l’ex <strong>di</strong>rettore de L’Avanti, Antonio Ghirelli, dopo averci gratificato <strong>di</strong> una raffinata<br />
<strong>di</strong>squisizione culturale sull’antica <strong>di</strong>sputa fra i seguaci del Papa e quelli <strong>di</strong> Ario, ci fa la pre<strong>di</strong>ca<br />
perché saremmo un popolo (il popolo della sinistra) ormai rassegnato a farci consolare dalle<br />
invettive <strong>di</strong> Serra, <strong>di</strong> Fo, <strong>di</strong> Grillo e <strong>di</strong> Benigni mentre loro, appunto, espugnano Sagunto.<br />
Loro, chi? É la prima domanda che vorremmo rivolgere al dottor Ghirelli. Ma già gli eventi<br />
incalzano: sulla stessa pagina (la prima), infatti, Ernesto Balducci (la cui integrità morale sovrasta<br />
quella del Ghirelli molto più <strong>di</strong> quanto non ne sia inferiore il livello culturale) scrive che «... in<br />
quest’Italia in cui i giornalisti sono miliardari e un deputato, un professore universitario o un<br />
presidente <strong>di</strong> Usl guadagnano otto volte più <strong>di</strong> un metalmeccanico [...] c’è tanta aria <strong>di</strong> Bisanzio<br />
[antica sede orientale dell’impero d’occidente e attuale scuola <strong>di</strong> Pensiero moderno - n.d.A.]...».<br />
Più avanti ancora, Natalia Ginzburg <strong>di</strong>ce che (nonostante la buona volontà <strong>di</strong> Cossiga e <strong>di</strong><br />
Gheddafi): «...questo è un paese che non fa proprio ridere, anzi, è tutto da piangere...».<br />
E poi, come <strong>di</strong>nnanzi ad un bel cestino <strong>di</strong> ciliegie, ci lasciamo coinvolgere sempre più nel giuoco<br />
delle analogie: a cominciare dallo Spadolini il quale, folgorato pure lui sulla via <strong>di</strong>... Bisanzio,<br />
afferma <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con il vicesegretario socialista Di Donato la nausea per il rampantismo degli<br />
anni ’80, fino al libellista <strong>di</strong> corte Giuliano Zincone (il cui salario sarà forse inferiore a quello <strong>di</strong>