"Il mondo dei giocolieri a 360°" in formato .pdf (Acrobat Reader)
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<strong>Il</strong> giocoliere nella letteratura italiana…<br />
Nel corso del tempo molti scrittori hanno fatto ricorso a figure o immag<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>direttamente si<br />
collegano alla giocoleria. Fra questi i futuristi <strong>in</strong> particolare maturarono una vera e propria passione<br />
per le esibizioni circensi, considerate la pr<strong>in</strong>cipale alternativa al teatro tradizionale che il manifesto<br />
mar<strong>in</strong>ettiano “<strong>Il</strong> teatro di varietà” avrebbe bersagliato. <strong>Il</strong> clown futurista, come scrisse Maria<br />
Vittoria Vittori <strong>in</strong> un saggio dedicato a questo argomento, è l’espressione del «d<strong>in</strong>amismo di forma<br />
e di colore» che il gruppo andava <strong>in</strong>seguendo. Inoltre una larga schiera di poeti che raccoglievano<br />
l’eredità <strong>dei</strong> simbolisti francesi e belgi affermava: «tali immag<strong>in</strong>i sono il travestimento e la<br />
maschera con i quali il poeta sottol<strong>in</strong>ea la sua non appartenenza al gusto e al costume dell’Italia<br />
dannunziana». Non si deve poi dimenticare la commistione di <strong>in</strong>canto e materialità che nasce sotto i<br />
tendoni <strong>dei</strong> circhi: la favola e l’illusione delle acrobazie si scontrano con lo sforzo fisico di chi le<br />
esegue, con la fatica e la scarsezza di denaro. <strong>Il</strong> medesimo contrasto esiste tra gli stessi acrobati e il<br />
pubblico, e così sotto lo stesso tendone si mescolano due mondi opposti. E come accade agli<br />
<strong>in</strong>tellettuali, sono gli stessi acrobati al servizio del pubblico a vivere l’esclusione, vittime della loro<br />
realtà.<br />
L’estraneità del clown al <strong>mondo</strong> borghese e alle sue regole di comportamento ne fa la figura adatta<br />
ad esprimere la rivolta nei confronti della realtà seria ed assoluta del secolo passato e diventa<br />
immag<strong>in</strong>e del poeta che si serve del riso per contestare ogni posa, per opporsi al bagaglio ideologico<br />
e letterario ottocentesco e alle sue norme codificate. Le avanguardie storiche hanno così riunito <strong>in</strong><br />
questa figura «il riso, il gioco e la distruzione» e, <strong>in</strong>sieme, l’emarg<strong>in</strong>azione che tale <strong>in</strong>frazione<br />
comporta.<br />
Uno fra gli artisti che maggiormente hanno agito <strong>in</strong> questo senso fu senza dubbio lo scrittore<br />
futurista Aldo Giurlani, meglio noto come Aldo Palazzeschi (Firenze, 1885 – Roma, 1974).<br />
<strong>Il</strong> periodo <strong>in</strong> cui è vissuto lo colloca al centro della fase di transizione dal Crepuscolarismo al<br />
Futurismo. La def<strong>in</strong>izione di poeti crepuscolari risale al 1909, quando Giuseppe Antonio Borgese<br />
parlò sul quotidiano “La stampa” di “una voce crepuscolare, la voce di una gloriosa poesia che si<br />
spegne”. In effetti, i poeti crepuscolari <strong>in</strong>carnano la f<strong>in</strong>e della poesia decadente ottocentesca, che<br />
aveva annoverato esponenti quali D’Annunzio e Pascoli. La poesia, essendo ormai priva di<br />
messaggi eccezionali e onnicondivisi da proporre, si presentava come esperienza m<strong>in</strong>ore, se non<br />
<strong>in</strong>utile. In realtà i poeti crepuscolari non si diedero mai un programma def<strong>in</strong>ito, ma rimanevano<br />
accomunati dall’espressione, <strong>in</strong> diversi modi e sotto differenti aspetti, della crisi <strong>dei</strong> valori poetici<br />
borghesi.<br />
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