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"Il mondo dei giocolieri a 360°" in formato .pdf (Acrobat Reader)

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Inoltre numerosi <strong>giocolieri</strong> esperti sono <strong>in</strong> grado di eseguire alcuni esercizi con gli occhi bendati<br />

anche per diversi m<strong>in</strong>uti.<br />

L’applicazione degli studi sulla giocoleria alla robotica potrebbe portare alla realizzazione di<br />

avanzati sistemici automatici, capaci di prevedere situazioni e organizzare correzioni ogni volta<br />

diverse <strong>in</strong> base alle nuove condizioni.<br />

Colui che per primo si dedicò a tali esperimenti fu appunto Shannon, con un robot <strong>in</strong> grado di far<br />

rimbalzare tre sfere d’acciaio su una superficie elastica. Le sfere venivano colpite al culm<strong>in</strong>e della<br />

loro traiettoria, laddove la velocità è prossima al valore 0: questo semplificava il sistema. Le<br />

correzioni erano apportate grazie ad una scanalatura posta al term<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> bracci meccanici. Alcuni<br />

anni dopo Christopher G. Atkeson e Stefan K. Schaal del “Georgia Institute of Technology”<br />

costruirono un robot simile capace di utilizzare c<strong>in</strong>que sfere.<br />

Benché queste apparecchiature siano già straord<strong>in</strong>ariamente avanzate, robot capaci di utilizzare tre<br />

sfere lanciate verso l’alto devono ancora essere costruiti. Sono però stati <strong>in</strong>ventati robot capaci di<br />

giocolare <strong>in</strong> due dimensioni, sfruttando cioè un piano di appoggio. E’ quanto ha realizzato negli<br />

anni ’80 Marc D. Donner dell’“IBM Research Center”: un piano <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato dotato di fori dai quali far<br />

soffiare dell’aria per ridurre al m<strong>in</strong>imo l’attrito, equipaggiato con due meccanismi di lancio fissati<br />

sul lato <strong>in</strong>feriore.<br />

Risultati ancora migliori sono poi stati ottenuti da Mart<strong>in</strong> Bühler della “Yale University” nel 1989,<br />

grazie un diverso tipo di robot, costituito da un s<strong>in</strong>golo braccio rotante con dischi di gomma<br />

imbottiti sulla parte term<strong>in</strong>ale e controllato da un “algoritmo riflesso”. Questo algoritmo è <strong>in</strong> grado<br />

di realizzare un movimento periodico delle palle attraverso l’analisi di due dati: la traiettoria e la<br />

loro energia. La traiettoria delle palle viene confrontata <strong>in</strong> tempo reale con una traiettoria di<br />

riferimento; i movimenti del braccio sono controllati e modificati secondo un’equazione non<br />

l<strong>in</strong>eare. Questa soluzione non richiede l’analisi di dati sulla posizione precisa delle palle al<br />

momento dell’impatto, dati che sono difficili da ottenere realmente. Inoltre per stabilizzare il moto<br />

verticale delle stesse viene analizzata l’energia acquisita e confrontata con quella ideale di un lancio<br />

perfetto. Comb<strong>in</strong>ando le due <strong>in</strong>formazioni il programma del robot stabilisce quando e con quanta<br />

forza la palla debba essere colpita.<br />

I frutti di questo esperimento sono stati s<strong>in</strong>tetizzati da Daniel E. Koditschek e Alfred A. Rizzi della<br />

“University of Michigan” per la realizzazione di un robot ulteriormente più avanzato: si tratta di un<br />

braccio meccanico <strong>in</strong> grado di mantenere <strong>in</strong>def<strong>in</strong>itamente due palle <strong>in</strong> un moto verticale.<br />

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