"Il mondo dei giocolieri a 360°" in formato .pdf (Acrobat Reader)

La nona strofa fa parte del gruppo finale di quattro strofe, nelle quali Rilke esprime la separazione
ormai avvenuta fra l’uomo e il mondo. L’uomo è incarnato nella figura del saltimanco, che ancora
fa roteare i piatti sui bastoni, in una condizione di inesorabile equilibrio precario; la dimora è
l’interiorità dell’animo, da cui nasce la poesia, come sarà anche per i poeti italiani, ma trent’anni
dopo. Rilke propone la figura degli amanti, ritenuti più vicini a cogliere l’essenza del mondo e della
trascendenza alla quale ora l’uomo si interessa. Gli artisti come poeti, musici e saltimbanchi sono
solo spettatori di un segreto che può essere unicamente accennato e poi taciuto.
Ma tornando all’arte pittorica, vi furono altri pittori che utilizzarono soggetti circensi; in particolare:
Marc Chagall (1887 - 1985), Fernand Léger (1881 - 1955) e Georges Rouault (1871 - 1958).
Chagall realizzò nel 1914 “L’Acrobata”, olio su carta, e nel 1934 “Le Jongleur”. In quest’ultima
opera il soggetto principale, un giocoliere appunto, è in realtà un’allegoria con la quale il pittore
volle raffigurare la natura dell'umanità: questi, infatti, pur conservando una figura antropomorfa,
possiede ali e testa di uccello mentre il corpo, umano, racchiude altre figure come il violinista sulla
sinistra della tela, che rappresenta l'arte. Sul braccio destro porta appeso un orologio, simbolo del
tempo che scorre. Il soggetto principale è inscritto in una pista circense nella quale si intravedono
altre figure e alcuni spettatori che assistono all'essere dell'umanità.
Marc Chagall, Le Jongleur,
1934, 110 x 79 cm, Chicago,
The Art Institute.
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