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"Il mondo dei giocolieri a 360°" in formato .pdf (Acrobat Reader)

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Chi sono, dimmi allora, i girovaghi, questi<br />

Un po’ più fuggevoli di noi, che sp<strong>in</strong>ti f<strong>in</strong> da pr<strong>in</strong>cipio<br />

Li strugge un mai pacificato desiderare per amore di chi?<br />

Eppure li strugge, li piega, li avv<strong>in</strong>ce e li agita,<br />

Li getta e li afferra nuovamente; come da un’aria oleosa<br />

E piatta precipitano sull’esile tappeto consunto<br />

Dal loro eterno balzare, su questo perduto<br />

Tappeto della valle del <strong>mondo</strong>.<br />

In questi pochi versi è espressa con la massima pienezza la caducità umana e la precarietà<br />

dell’esistenza sulla terra. Certamente il periodo storico ha contribuito a creare questo clima di<br />

<strong>in</strong>sicurezza, emerso dopo la f<strong>in</strong>e della Prima Guerra Mondiale <strong>in</strong> conseguenza della dissoluzione<br />

dell’Impero asburgico. Ancora una volta lo scrittore non perde occasione per <strong>in</strong>staurare un<br />

parallelismo con la figura del viandante. Questi non conosce mai la sua meta, è affasc<strong>in</strong>ato<br />

soprattutto dall’oltrepassare le frontiere, dallo stesso procedere. Al contrario l’uomo sedentario deve<br />

porsi degli obiettivi e rispettare convenzioni, del tutto estranee al vagabondo. Per tale ragione i<br />

girovaghi hanno un’aria oleosa: sfuggono alle costrizioni imposte dalla società e si fanno condurre<br />

dalla potenza di un desiderio <strong>in</strong>teriore che non può essere fermato. La scena sulla quale si<br />

esibiscono i viandanti, oltre alla pista del circo, è il tappeto del <strong>mondo</strong>, ma non si tratta della loro<br />

patria, perché essi sono per loro natura “senza patria” (<strong>in</strong> tedesco heimatlos). La scelta di questo<br />

vocabolo si spiega con l’esistenza <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua tedesca di due term<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>dicano la patria: vaterland,<br />

<strong>in</strong> senso strettamente geografico ed heimat, <strong>in</strong> senso culturale, ossia di condivisione della medesima<br />

tradizione, l<strong>in</strong>gua, religione e discendenza etnica.<br />

Se mi è concesso un breve excursus letterario, nella qu<strong>in</strong>ta elegia Rilche richiama nuovamente, e<br />

più esplicitamente, i <strong>giocolieri</strong> <strong>in</strong> scena. Più precisamente alla nona strofa, dove leggiamo:<br />

Dove, oh dov’è il luogo, - lo porto nel cuore -<br />

Dove essi non a lungo poterono cadere l’uno<br />

Dall’altro, come se due animali non della stessa<br />

Specie si unissero sessualmente;<br />

Dove i fardelli ancora sono pesanti;<br />

Dove ancora dai vostri roteanti bastoni i piatti<br />

Vacillano?<br />

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