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<strong>Il</strong> <strong>mondo</strong> <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong><br />

a 360°<br />

a cura di:<br />

P<strong>in</strong>ardi Daniel


Perché 360°<br />

La giocoleria, diversamente da quanto molti credono, è un fenomeno estremamente vario ed<br />

articolato: non solo un hobby, per alcuni anche un mestiere o uno sport. Come spesso accade,<br />

un’attività così particolare non ha saputo suscitare l’attenzione unicamente di chi la osserva o di chi<br />

per qualsivoglia motivo ha deciso di <strong>in</strong>traprenderne la strada, ma anche di tutti coloro che hanno i<br />

mezzi e le conoscenze tali per poterne studiare gli aspetti più diversi. I fisici hanno analizzato il<br />

moto degli oggetti <strong>in</strong> aria da un punto di vista matematico, descrivendo le traiettorie al variare di<br />

alcuni parametri e applicando i risultati alla robotica; altri hanno contribuito a perfezionare gli<br />

attrezzi, migliorandone la forma e i materiali di realizzazione, contribuendo per altro ad alimentare<br />

un discreto <strong>in</strong>teresse economico. I medici non hanno perso tempo, analizzando le possibili<br />

applicazioni terapeutiche di questa attività e le implicazioni neurologiche che essa comporta. Non si<br />

può tralasciare nemmeno l’attrazione che ha suscitato su artisti e scrittori del passato, che l’hanno<br />

resa un alternativo mezzo di espressione delle loro idee.<br />

Nelle seguenti pag<strong>in</strong>e compiremo un percorso che affronterà temi quali fisica e robotica, letteratura<br />

italiana ed <strong>in</strong>glese, ma anche il movimento, la coord<strong>in</strong>azione e la pittura.<br />

La giocoleria può veramente considerarsi un fenomeno a 360°, ed è proprio quello che ci<br />

proponiamo di scoprire…<br />

2


Diamo una def<strong>in</strong>izione<br />

Per affrontare l’argomento della giocoleria è doveroso <strong>in</strong>nanzitutto capire di cosa si tratti. <strong>Il</strong> term<strong>in</strong>e<br />

che meglio può esprimere il significato orig<strong>in</strong>ario del concetto noto come “giocoleria” è il<br />

sostantivo <strong>in</strong>glese “juggl<strong>in</strong>g”: l’attività di mantenere due o più oggetti <strong>in</strong> aria contemporaneamente<br />

alternando lanci e prese successive. La giocoleria consiste qu<strong>in</strong>di nell’abilità di tenere <strong>in</strong> movimento<br />

cont<strong>in</strong>uo alcuni oggetti lanciandoli o facendoli roteare <strong>in</strong> volo. Durante la sua evoluzione sono poi<br />

nate numerose discipl<strong>in</strong>e riunitesi sotto il più ampio term<strong>in</strong>e giocoleria che attualmente, oltre al<br />

juggl<strong>in</strong>g, comprende anche pass<strong>in</strong>g, bounc<strong>in</strong>g, contact e l’utilizzo di alcuni particolari attrezzi.<br />

Ogni gesto tecnico effettuato <strong>in</strong> qualsiasi discipl<strong>in</strong>a viene def<strong>in</strong>ito trick e identificato con un nome<br />

specifico. La ramificazione che ha <strong>in</strong>teressato i diversi settori ha provocato un’eguale<br />

differenziazione degli attrezzi e un <strong>in</strong>credibile progresso tecnico per ogni attività; gli esercizi hanno<br />

raggiunto livelli straord<strong>in</strong>ari di spettacolarità e difficoltà e tutto ciò ha contribuito a fare di questo<br />

passatempo ricreativo una vera e propria forma d’arte. Per tale ragione ciascun juggler tende a<br />

concentrarsi sulle discipl<strong>in</strong>e specifiche a lui più congeniali e ad elaborare uno stile personale non<br />

codificabile.<br />

Un po’ di storia<br />

Le prime testimonianze storiche riguardanti la giocoleria compaiono nella qu<strong>in</strong>dicesima tomba di<br />

Beni – Hassan dedicata ad un pr<strong>in</strong>cipe sconosciuto e situata nell’antico Egitto, nella quale, fra<br />

rappresentazioni di acrobati e danzatrici, è stato scoperto un affresco risalente al 1994-1781 a.C.<br />

raffigurante alcune donne <strong>in</strong>tente a giocolare con tre pall<strong>in</strong>e.<br />

Affresco, 1994-1781 a.C.,<br />

15° tomba di Beni –<br />

Hassan, Egitto.<br />

3


Particolare di acrobati, danzatrici<br />

e <strong>giocolieri</strong>, affresco, 1994-1781<br />

a.C., Egitto.<br />

La presenza dell’arte della giocoleria è attestata nella maggior parte delle civiltà antiche tra cui<br />

quella <strong>in</strong>diana e azteca e <strong>in</strong> Pol<strong>in</strong>esia. Tuttavia per ritrovare nuove tracce di <strong>giocolieri</strong> è necessario<br />

proiettarsi nella Grecia del 200 a.C. Si tratta qu<strong>in</strong>di di un lasso di tempo di circa 1500 anni, durante<br />

il quale quest’arte sembrerebbe scomparsa. Gli storici concordano nell’affermare che tale forma<br />

artistica non abbia lasciato testimonianze di se particolarmente diffuse <strong>in</strong> quanto considerata non<br />

ufficiale e di conseguenza meno importante, tendenzialmente praticata al solo scopo ricreativo o di<br />

<strong>in</strong>trattenimento. Questo spiegherebbe <strong>in</strong>oltre per quale ragione fosse attività prevalentemente<br />

femm<strong>in</strong>ile, di livello non sufficientemente elevato da suscitare <strong>in</strong>teresse anche per gli uom<strong>in</strong>i. <strong>Il</strong><br />

museo “Staatliche” di Berl<strong>in</strong>o conserva una statua <strong>in</strong> terracotta del 200 a.C. di un uomo che tiene <strong>in</strong><br />

equilibrio alcune sfere su diverse parti del corpo.<br />

Contemporaneamente assistiamo alla nascita della giocoleria <strong>in</strong> C<strong>in</strong>a, come attività di svago diffusa<br />

tra i soldati ed esercitata nei campi durante i momenti di riposo. Pare che spade fossero utilizzate <strong>in</strong><br />

qualità di attrezzi e che venissero tenuti <strong>in</strong> equilibrio sulla testa o sul mento enormi vasi di<br />

terracotta. Un libro scritto fra il 475 e il 271 a.C. attribuito a Lie Yukou nom<strong>in</strong>a un tale Lan Zi,<br />

dello stato del Song, capace di giocare con sette spade. Inoltre alcuni scritti c<strong>in</strong>esi riportano la<br />

seguente testimonianza:<br />

4


“Un giorno, durante una battaglia, Yi Liao, dell’esercito <strong>dei</strong> Chu, di fronte alle lance e alle spade<br />

<strong>dei</strong> nemici, giocò improvvisamente con nove pall<strong>in</strong>e. Le truppe Song si ritirarono senza<br />

combattere”.<br />

Non meno <strong>in</strong>teressante è la storia del testo “Ta<strong>in</strong> Bo Cuailnge”, dedicata all’eroe irlandese del<br />

qu<strong>in</strong>to secolo dopo Cristo, Cuchula<strong>in</strong>n, rappresentato nell’atto di giocare con nove mele. Sembra<br />

che pochi secoli dopo Tulch<strong>in</strong>ne, il buffone di corte del re Conaire, fosse capace di mantenere <strong>in</strong><br />

volo nove coltelli, nove scudi d’argento e nove sfere d’oro, come si narra nel poema irlandese “The<br />

Destruction of Da Derga’s Hostel”, scritto <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua celtica.<br />

Inf<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> una pag<strong>in</strong>a della sezione “Sukkah” del Talmud, si può leggere: “<strong>Il</strong> rabb<strong>in</strong>o Shimon ben<br />

Gamaliel prese otto torce fiammeggianti e le lanciò <strong>in</strong> aria, afferrandole e rilanciandole senza che si<br />

toccassero”.<br />

Ma probabilmente si tratta di leggende piuttosto che storia…<br />

Una più consistente diffusione della giocoleria risale <strong>in</strong> realtà ai tempi dell’impero romano, durante<br />

il quale comparirono i primi <strong>giocolieri</strong> specializzati nell’utilizzo di spade, lance e sfere di vetro.<br />

Qu<strong>in</strong>tiliano (35-96 d.C.) li def<strong>in</strong>iva ventilator (giocoliere) o pilaris (della palla). All’età romana<br />

risalgono anche i primi nomi di <strong>giocolieri</strong>: Tagatus Ursus (53-117 d.C.), il quale fece scrivere sulla<br />

sua tomba di essere stato il primo <strong>in</strong> grado di utilizzare sfere di vetro <strong>in</strong> aria, il generale Sidonius<br />

Apoll<strong>in</strong>aris, divenuto famoso poiché <strong>in</strong>tratteneva le proprie truppe con tre pall<strong>in</strong>e e Settimio Spika,<br />

spesso raffigurato <strong>in</strong>sieme a sette pall<strong>in</strong>e.<br />

Caduto l’impero romano l’arte della giocoleria cambiò radicalmente aspetto: smise di essere<br />

considerata un’attività ricreativa aperta a tutti e com<strong>in</strong>ciò un graduale processo di specializzazione.<br />

Nel Medioevo era praticata solo da pochi esperti, menestrelli e giullari, le cui esibizioni<br />

provvedevano allo svago e al divertimento pubblico. Spesso erano al servizio di nobili e re nelle<br />

corti o nei palazzi, dove si destreggiavano con pall<strong>in</strong>e e coltelli. Furono istituite le prime scuole e<br />

nel 1066 venne creato il titolo di “Re <strong>dei</strong> Giocolieri.” Alcuni documenti successivi testimoniano<br />

l’esistenza di un certo Pierre Gr<strong>in</strong>goire (1475-1538), conosciuto proprio con tale appellativo.<br />

Nello stesso anno <strong>in</strong> Inghilterra salì al trono Guglielmo I di Normandia, detto “<strong>Il</strong> Conquistatore”,<br />

grazie alla vittoria contro gli Anglo-Sassoni di Harold Godw<strong>in</strong>son nella battaglia di Hast<strong>in</strong>gs. La<br />

storia riporta che un guerriero normanno, tale Tailleferd, diede <strong>in</strong>izio allo scontro uccidendo un<br />

soldato <strong>in</strong>glese mentre giocava con alcune spade di fronte alle l<strong>in</strong>ee nemiche.<br />

In un diario risalente al 1528 l’imperatore del regno <strong>in</strong>diano descrisse alcuni <strong>giocolieri</strong> <strong>in</strong>tenti ad<br />

utilizzare anelli di legno. Nello stesso anno Christoph Weiditz <strong>in</strong>contrò alcuni <strong>giocolieri</strong> fra gli<br />

<strong>in</strong>diani del Messico, impegnati <strong>in</strong> esercizi di equilibrismo, spesso rappresentati anche nell’arte<br />

5


azteca e diffusi fra diverse popolazioni di <strong>in</strong>diani d’America. Sembra che alcune di queste vi<br />

facessero ricorso <strong>in</strong> occasione di riti e cerimonie religiose, durante le quali gli esercizi potevano<br />

essere esercitati unicamente dallo shamano.<br />

Di pari passo con l’acquisizione di importanza il fenomeno della giocoleria europea <strong>in</strong>iziò a subire<br />

anche le prime persecuzioni, di cui erano oggetto pr<strong>in</strong>cipalmente le persone che la praticavano pur<br />

non essendo menestrelli di professione. Sebbene non di rado costituissero soggetto dell’arte<br />

cristiana, i <strong>giocolieri</strong> furono particolarmente disapprovati dalla Chiesa che li accusava di bassa<br />

morale, mal costume e addirittura stregoneria, contribuendo ad abbassare la loro posizione sociale<br />

al grado di mendicanti. Con la f<strong>in</strong>e del Medioevo si osservò il decl<strong>in</strong>o del personaggio del giullare e<br />

<strong>in</strong>sieme ad esso della giocoleria. Cessarono di essere riconosciuti come artisti coloro che ancora vi<br />

si dedicavano, i quali vennero affiancati a saltimbanchi, vagabondi e barboni.<br />

<strong>Il</strong> periodo buio della giocoleria pare sia term<strong>in</strong>ato nel 1680, quando il consiglio comunale di<br />

Norimberga assunse un tale “Maestro delle Palle”, il quale oltre a dare dimostrazione delle proprie<br />

capacità <strong>in</strong>segnò a molti giovani della città a giocolare e a camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> equilibrio sulla corda.<br />

Inoltre fu anche visto praticare le due abilità contemporaneamente, come spesso accade nei circhi<br />

moderni. A metà del 1700 un certo Dupuis giocò con delle mele camm<strong>in</strong>ando sulla fune e term<strong>in</strong>ò<br />

l’esercizio <strong>in</strong>filzandole <strong>in</strong> tre piccole forche, tenendone una <strong>in</strong> ciascuna mano e l’ultima <strong>in</strong> bocca.<br />

F<strong>in</strong>almente nel 1768, grazie all’<strong>in</strong>glese Philip Astley, venne <strong>in</strong>augurato il primo circo moderno <strong>in</strong><br />

cui furono <strong>in</strong>trodotti spettacoli di giocoleria. Ma solo nella metà del 1800 acquisì una dignità<br />

propria, divenendo attività esclusiva di esperti che si esibivano durante gli <strong>in</strong>termezzi di spettacoli<br />

teatrali e musicali o <strong>in</strong> ristoranti, saloni e club privati con mazzi di fiori, vasi, cappelli e bastoni da<br />

passeggio.<br />

<strong>Il</strong> consistente sviluppo di tale pratica durante questo periodo è pr<strong>in</strong>cipalmente frutto della scoperta<br />

di nuovi materiali, <strong>in</strong> primo luogo la gomma, che permise la realizzazione e il perfezionamento di<br />

numerosi attrezzi. Nella prima metà del ventesimo secolo, lo sviluppo del c<strong>in</strong>ema rese sempre meno<br />

popolare il teatro e il circo e qu<strong>in</strong>di la pratica della giocoleria, che da allora è comunemente<br />

associata ai grandi maestri che hanno tras<strong>formato</strong> questa discipl<strong>in</strong>a e solo attraverso i cui nomi è<br />

possibile descriverne la storia moderna. Dagli anni ’50 si è osservato un notevole <strong>in</strong>cremento <strong>dei</strong><br />

praticanti amatoriali, che hanno contribuito alla nascita di una vera e propria cultura della<br />

giocoleria. Nel 1947 nacque <strong>in</strong> America l’associazione mondiale <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong>, l’IJA (International<br />

Juggl<strong>in</strong>g Association) per promuovere la diffusione di quest’attività attraverso festival e convention<br />

<strong>in</strong> tutte le nazioni. Recentemente è stata anche istituita una giornata mondiale della giocoleria.<br />

6


La giocoleria nell’era moderna<br />

Nonostante lo scetticismo di molti, al giorno d’oggi la giocoleria rimane dunque una pratica<br />

estremamente diffusa alla quale si accostano persone di ogni età ed estrazione sociale, con le<br />

motivazioni e gli obiettivi più diversi. Per alcuni è associata allo yoga e assimilata ad una tipologia<br />

di meditazione, per altri è uno sport, una professione o un passatempo. Altri vi si avvic<strong>in</strong>ano<br />

abbracciando il movimento hippie che ha riportato <strong>in</strong> auge quest’attività negli anni ’70, altri ancora<br />

la praticano come forma terapeutica per il recupero psico-motorio, cure anti-depressive o se affette<br />

da ansia, sordità, dislessia o handicap motori.<br />

Ogni anno <strong>in</strong> tutto il <strong>mondo</strong>, spesso durante la stagione estiva, si tengono convention nazionali e<br />

<strong>in</strong>ternazionali, ovvero meet<strong>in</strong>g <strong>in</strong> cui gli appassionati hanno la possibilità di scambiarsi e<br />

confrontarsi circa idee e gesti artistici o tecnici. La giocoleria è una vera forma d’arte che <strong>in</strong> quanto<br />

tale sviluppa estro, fantasia e creatività. Ogni giocoliere elabora qu<strong>in</strong>di uno stile proprio: nessuno<br />

giocola allo stesso modo di un altro e per tale ragione esiste un elevatissimo numero di esercizi che<br />

difficilmente si trovano descritti su libri o manuali: ecco perché è importante partecipare alle<br />

convention e osservare sempre attentamente le abilità altrui. Fra l’altro spesso i <strong>giocolieri</strong>, oltre ad<br />

essere dotati di ottime capacità di concentrazione e coord<strong>in</strong>azione, amano lo studio di nuovi trick<br />

almeno quanto il loro <strong>in</strong>segnamento.<br />

<strong>Il</strong> clown<br />

Benché apparentemente il clown sembri non avere nulla a che fare con la figura del giocoliere,<br />

descritta nei term<strong>in</strong>i utilizzati f<strong>in</strong>ora, <strong>in</strong> realtà anche questo personaggio vuole la sua parte.<br />

Frequentemente, <strong>in</strong>fatti, il clown sfrutta spunti di giocoleria per <strong>in</strong>scenare sketch molto divertenti.<br />

Ma soprattutto poiché anche questa figura verrà presa <strong>in</strong> considerazione nel corso della trattazione.<br />

Solo ultimamente si è creata una netta dist<strong>in</strong>zione fra quest’attività e l’esercizio della giocoleria e<br />

qu<strong>in</strong>di fra le figure di chi le pratica; <strong>in</strong> passato quello del giocoliere e quello del clown erano due<br />

aspetti della medesima persona: il saltimbanco. Per tale ragione scrittori e pittori nel corso del<br />

tempo hanno fatto <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>tamente ricorso ad entrambi i personaggi pur volendo trasmettere<br />

messaggi analoghi.<br />

La moderna tendenza alla specializzazione <strong>dei</strong> ruoli ha poi portato alla dist<strong>in</strong>zione <strong>dei</strong> due soggetti,<br />

anche se storicamente parlare di clown e di saltimbanchi significa parlare del medesimo<br />

7


personaggio. Una figura eterna, quasi mitologica, appartenente alle più antiche forme di espressione<br />

dell’umanità e ancora presente <strong>in</strong> popolazioni primitive ed evolute. E’ colui che non dist<strong>in</strong>gue il<br />

bene dal male, non premedita le proprie azioni ma le impronta all’ironia, suscitando <strong>in</strong> chi vede e<br />

ascolta il riso e il timore.<br />

E’ dunque r<strong>in</strong>tracciabile un legame tra il clown moderno e la figura del clown-saltimbanco del<br />

passato, legame estendibile anche alla figura del folle tipicamente shakespiriano, l’antagonista delle<br />

regole, colui che per mezzo della pazzia e della stoltezza mostra una diversa prospettiva della realtà.<br />

L’acrobata e il clown sono figure nate nei secoli, dal buffone medievale passato attraverso la<br />

Commedia dell’Arte e la penna di Shakespire, f<strong>in</strong>o a giungere nelle piste <strong>dei</strong> circhi o nei cabaret,<br />

dove lo ritroviamo tuttora, memore dell’orig<strong>in</strong>ario legame con la strada, le piazze e la cultura<br />

popolare.<br />

8


<strong>Il</strong> giocoliere nella letteratura italiana…<br />

Nel corso del tempo molti scrittori hanno fatto ricorso a figure o immag<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>direttamente si<br />

collegano alla giocoleria. Fra questi i futuristi <strong>in</strong> particolare maturarono una vera e propria passione<br />

per le esibizioni circensi, considerate la pr<strong>in</strong>cipale alternativa al teatro tradizionale che il manifesto<br />

mar<strong>in</strong>ettiano “<strong>Il</strong> teatro di varietà” avrebbe bersagliato. <strong>Il</strong> clown futurista, come scrisse Maria<br />

Vittoria Vittori <strong>in</strong> un saggio dedicato a questo argomento, è l’espressione del «d<strong>in</strong>amismo di forma<br />

e di colore» che il gruppo andava <strong>in</strong>seguendo. Inoltre una larga schiera di poeti che raccoglievano<br />

l’eredità <strong>dei</strong> simbolisti francesi e belgi affermava: «tali immag<strong>in</strong>i sono il travestimento e la<br />

maschera con i quali il poeta sottol<strong>in</strong>ea la sua non appartenenza al gusto e al costume dell’Italia<br />

dannunziana». Non si deve poi dimenticare la commistione di <strong>in</strong>canto e materialità che nasce sotto i<br />

tendoni <strong>dei</strong> circhi: la favola e l’illusione delle acrobazie si scontrano con lo sforzo fisico di chi le<br />

esegue, con la fatica e la scarsezza di denaro. <strong>Il</strong> medesimo contrasto esiste tra gli stessi acrobati e il<br />

pubblico, e così sotto lo stesso tendone si mescolano due mondi opposti. E come accade agli<br />

<strong>in</strong>tellettuali, sono gli stessi acrobati al servizio del pubblico a vivere l’esclusione, vittime della loro<br />

realtà.<br />

L’estraneità del clown al <strong>mondo</strong> borghese e alle sue regole di comportamento ne fa la figura adatta<br />

ad esprimere la rivolta nei confronti della realtà seria ed assoluta del secolo passato e diventa<br />

immag<strong>in</strong>e del poeta che si serve del riso per contestare ogni posa, per opporsi al bagaglio ideologico<br />

e letterario ottocentesco e alle sue norme codificate. Le avanguardie storiche hanno così riunito <strong>in</strong><br />

questa figura «il riso, il gioco e la distruzione» e, <strong>in</strong>sieme, l’emarg<strong>in</strong>azione che tale <strong>in</strong>frazione<br />

comporta.<br />

Uno fra gli artisti che maggiormente hanno agito <strong>in</strong> questo senso fu senza dubbio lo scrittore<br />

futurista Aldo Giurlani, meglio noto come Aldo Palazzeschi (Firenze, 1885 – Roma, 1974).<br />

<strong>Il</strong> periodo <strong>in</strong> cui è vissuto lo colloca al centro della fase di transizione dal Crepuscolarismo al<br />

Futurismo. La def<strong>in</strong>izione di poeti crepuscolari risale al 1909, quando Giuseppe Antonio Borgese<br />

parlò sul quotidiano “La stampa” di “una voce crepuscolare, la voce di una gloriosa poesia che si<br />

spegne”. In effetti, i poeti crepuscolari <strong>in</strong>carnano la f<strong>in</strong>e della poesia decadente ottocentesca, che<br />

aveva annoverato esponenti quali D’Annunzio e Pascoli. La poesia, essendo ormai priva di<br />

messaggi eccezionali e onnicondivisi da proporre, si presentava come esperienza m<strong>in</strong>ore, se non<br />

<strong>in</strong>utile. In realtà i poeti crepuscolari non si diedero mai un programma def<strong>in</strong>ito, ma rimanevano<br />

accomunati dall’espressione, <strong>in</strong> diversi modi e sotto differenti aspetti, della crisi <strong>dei</strong> valori poetici<br />

borghesi.<br />

9


La fase crepuscolare venne superata grazie ad alcuni poeti, i quali di fronte al <strong>mondo</strong> borghese<br />

moderno non si abbandonarono al compianto <strong>dei</strong> valori perduti, ma all’esaltazione di quelli nuovi. <strong>Il</strong><br />

manifesto del Futurismo fu pubblicato sul quotidiano parig<strong>in</strong>o “Le Figaro” il 20 febbraio 1909: <strong>in</strong><br />

esso l’autore, Filippo Tommaso Mar<strong>in</strong>etti, formulò il programma di rivolta contro la cultura e le<br />

istituzioni del passato. Di fatto egli propose una concezione della vita completamente diversa,<br />

basata sui valori della velocità, del d<strong>in</strong>amismo, dell’attivismo, delle macch<strong>in</strong>e, dell’<strong>in</strong>dividualismo e<br />

della guerra. Come è normale che succeda, uno sconvolgimento culturale di tale portata comportò<br />

un cambiamento altrettanto consistente nelle forme di comunicazione ed espressione artistica. Non<br />

tardò molto, <strong>in</strong>fatti, la pubblicazione di un Manifesto tecnico della cultura futurista, ancora ad opera<br />

di Mar<strong>in</strong>etti, risalente all’11 maggio 1912. In esso egli contestò ogni struttura comunicativa<br />

precedentemente esistente: abolì la s<strong>in</strong>tassi, l’aggettivo, l’avverbio e la punteggiatura; consigliò<br />

l’utilizzo del verbo all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito e di analogie sempre più vaste; <strong>in</strong>vitò a creare per ogni sostantivo il<br />

suo doppio e alla distruzione dell’io letterario, ovvero della psicologia; diede un’importanza senza<br />

precedenti alle sensazioni visive, olfattive, uditive e tattili, screditando la serietà <strong>dei</strong> concetti elevati;<br />

sostituì al verso libero le parole <strong>in</strong> libertà. Insomma conservò poco o nulla della letteratura<br />

precedente. In questo periodo di transizione maturarono i componimenti di Palazzeschi.<br />

Fra questi forse il più famoso è “Lasciatemi divertire”, tratto dalla raccolta “L’<strong>in</strong>cendiario” del<br />

1910. <strong>Il</strong> poeta propone la nuova concezione dell’arte poetica come puro divertimento, esperienza<br />

<strong>in</strong>utile e priva di messaggi, addirittura <strong>in</strong>comprensibile. <strong>Il</strong> testo si presenta come il fluire di un unico<br />

movimento all’<strong>in</strong>terno del quale è riconoscibile il dialogo fra lo stesso poeta e un <strong>in</strong>terlocutore<br />

immag<strong>in</strong>ario che <strong>in</strong>carna il lettore medio, tradizionale e conformista. <strong>Il</strong> primo accosta semplici<br />

suoni privi di significato, def<strong>in</strong>endoli “licenze poetiche”, il secondo, dapprima dubbioso e<br />

perplesso, perde <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la pazienza ed esprime l’amaro giudizio sui versi dello scrittore. <strong>Il</strong> disgusto<br />

lo conduce ad epitetarlo come un fesso.<br />

Esiste però un altro testo, forse meno noto, <strong>in</strong> cui Palazzeschi parla più chiaramente dell’animo <strong>dei</strong><br />

poeti nel suo tempo. Si tratta della poesia “Chi sono?”, tratta dalla terza raccolta dell’autore,<br />

“Poemi”, del 1909:<br />

Chi sono?<br />

Son forse un poeta?<br />

No, certo.<br />

Non scrive che una parola, ben strana,<br />

la penna dell'anima mia:<br />

10


5 "follia".<br />

Son dunque un pittore?<br />

Neanche.<br />

Non ha che un colore<br />

la tavolozza dell'anima mia:<br />

10 "mal<strong>in</strong>conia".<br />

Un musico, allora?<br />

Nemmeno.<br />

Non c'è che una nota<br />

nella tastiera dell'anima mia:<br />

15 "nostalgia".<br />

Son dunque... che cosa?<br />

Io metto una lente<br />

davanti al mio cuore<br />

per farlo vedere alla gente.<br />

20 Chi sono?<br />

<strong>Il</strong> saltimbanco dell'anima mia.<br />

Palazzeschi non aderì mai pienamente al movimento futurista, <strong>in</strong>terpretando e seguendo <strong>in</strong> modo<br />

comunque personale i precetti di Mar<strong>in</strong>etti: <strong>in</strong> quest’opera ad esempio è ancora legato al verso<br />

libero, con ternari, senari, novenari ed endecasillabi, utilizza la punteggiatura e sono presenti rime<br />

sparse, anche se slegate da qualsiasi schema preciso. Nonostante ciò l’autore ricorre a elementi di<br />

stampo futurista: si deve notare la rilevante presenza di sensazioni uditive, sonore e visive: la parola<br />

della penna, il colore della tavolozza e la nota della tastiera. Eugenio Montale dirà <strong>in</strong> un suo<br />

commento al testo che sembra quasi un quadro animato. La scelta di Palazzeschi mira a ridare<br />

valore e significato alla parola, che all’<strong>in</strong>izio del XX secolo si trovava svuotata di ogni forza<br />

espressiva, come afferma Piero Pieri, professore all’università di lettere di Bologna. Si tratta di un<br />

manifesto di poetica nuova e di un autoritratto negativo della figura dell’artista: riduce <strong>in</strong>fatti, e<br />

nega, le funzioni <strong>in</strong>tellettuali più nobili quali la musica, la pittura o la poesia stessa. Più<br />

approfonditamente si tratta anche di una sorta di autobiografia, da <strong>in</strong>tendersi come vaga richiesta di<br />

corrispondenza, comprensione e condivisione. Palazzeschi ritrae la propria anima, sensibile e<br />

geniale come quelle degli <strong>in</strong>tellettuali, e che per questo lo fa sembrare folle agli occhi della gente.<br />

Tale diversità è qu<strong>in</strong>di causa di mal<strong>in</strong>conia; non resta altro che rifugiarsi nel ricordo della bellezza<br />

11


della vita da bamb<strong>in</strong>i: ecco la f<strong>in</strong>ale nota nostalgica. L’artista è qu<strong>in</strong>di del<strong>in</strong>eato dai tratti del<br />

diverso, colui che non compreso si chiude nella propria condizione di sradicato dalla società: il<br />

poeta lo accosta dunque alla figura del saltimbanco, immag<strong>in</strong>e di gioco, forse pericoloso, ma<br />

certamente di libertà, unica via per il rifiuto delle imposizioni dettate dal conformismo.<br />

...and <strong>in</strong> English literature<br />

The figure of the clown has been object of <strong>in</strong>terest not only <strong>in</strong> Italian literature, but <strong>in</strong> English too.<br />

One of the most important play writers, Samuel Beckett, used this strange character as the<br />

protagonist of his masterpiece: “Wait<strong>in</strong>g for Godot”.<br />

Beckett was born <strong>in</strong> 1906 at Foxrock, a Dubl<strong>in</strong> suburb, <strong>in</strong>to a Protestant middle-class family. He<br />

frequented the Tr<strong>in</strong>ity College of Dubl<strong>in</strong> and then moved to Paris, where he became associated with<br />

the Irish novelist and poet James Joyce and his circle. Because of this fact he began his literary<br />

career as a short-story and novelist writer but he reached his best results as a play writer. He<br />

contributed to the development of the “Theatre of the absurd” and shocked the public with his first<br />

play, “Wait<strong>in</strong>g for Godot”, written <strong>in</strong> French <strong>in</strong> 1952 and translated <strong>in</strong> English <strong>in</strong> 1954. Anyway,<br />

despite of the critics, it achieved immense success and <strong>in</strong> 1969 he received the Nobel Prize for<br />

Literature.<br />

The protagonists of the play are Vladimir and Estragon, also called Didi and Gogo, two tramps who<br />

are wait<strong>in</strong>g on a country road for the mysterious Godot who never arrives. Instead, he sends a boy<br />

to <strong>in</strong>form them that he will arrive the next day. But when the play f<strong>in</strong>ishes Godot is not arrived yet,<br />

and he will never arrive. Dur<strong>in</strong>g the wait<strong>in</strong>g Vladimir and Estragon aware of cold, hunger and pa<strong>in</strong><br />

but they still do not move; they quarrel and th<strong>in</strong>k to separate or suicide, but they do not do anyth<strong>in</strong>g.<br />

Sometimes the scene is broken by other two characters, Pozzo and Lucky, with their purposeless<br />

journeys which should fill their life.<br />

The play is completely different from the previous traditional values, because its purpose is to<br />

present the absurdity of human life. To reach this <strong>in</strong>tention the author used the follow<strong>in</strong>g devices:<br />

- Absence of time: there is no past and future, just a cont<strong>in</strong>uous present;<br />

- Absence of sett<strong>in</strong>g: the place of the scene can stand for any place <strong>in</strong> the world and it alludes<br />

to the desolate condition of mank<strong>in</strong>d;<br />

12


- Absence of plot and action: all happens <strong>in</strong> the static situation of wait<strong>in</strong>g for someth<strong>in</strong>g or<br />

someone;<br />

- Absence of personality and psychological analysis <strong>in</strong> the characters;<br />

- Absence of dialogues <strong>in</strong> traditional sense: the dialogue is only sketched and often a lack of<br />

communication is shown by pauses, silences and gags.<br />

The idea of the absurd is strengthened by a perfect symmetrical structure: the play is divided <strong>in</strong>to<br />

two acts, the stage is divided <strong>in</strong> two parts, the human are divided first <strong>in</strong> two, Vladimir and<br />

Estragon, and then <strong>in</strong> four, them two and Pozzo and Lucky and eventually also human’s sort and<br />

Godot’s sort are divided. This division of the characters makes each one the complementary of the<br />

other one and they can not exist <strong>in</strong>dependently: Vladimir is practical and decided to wait, Estragon<br />

is a dreamer and sceptical about Godot. Pozzo and Lucky are also physically l<strong>in</strong>ked by a rope which<br />

represents their tyrannical relationship: Lucky is the slave and stands for the power of the m<strong>in</strong>d<br />

while Pozzo is the oppressor and stands for the power of the body. Their relationship can be<br />

<strong>in</strong>terpreted as the one that l<strong>in</strong>ks capitalist and proletariat.<br />

The name of Godot is probably obta<strong>in</strong>ed add<strong>in</strong>g to God the French suffix “ot”, which means<br />

“little”; this can be connected to a religious <strong>in</strong>terpretation, even if the most important th<strong>in</strong>g of the<br />

title, and of the play, is not Godot, but the wait<strong>in</strong>g, an action humans do just to kill time and fill life.<br />

The play presents the idea of a life <strong>in</strong> which men are wait<strong>in</strong>g for someth<strong>in</strong>g, but noth<strong>in</strong>g will never<br />

happen, because noth<strong>in</strong>g can never happen: man’s dest<strong>in</strong>y is casual and absurd. This vision of life<br />

takes orig<strong>in</strong> from the period dur<strong>in</strong>g which it has been worked out. The experience of the Second<br />

World War and the Cold War between USA and USSR created a climate of tension and diffidence,<br />

positivism caused the decl<strong>in</strong>e of religions and moral values, both liberal and socialist economic and<br />

social theories failed: all these elements contributed to make the human existence <strong>in</strong>tolerable. The<br />

life seemed to be an imprisonment spent “between the compulsion of birth and the worse<br />

compulsion of death”, as Richard Coe said. The man appears trapped and lost <strong>in</strong> a hostile universe,<br />

where there is no chance for happ<strong>in</strong>ess.<br />

After all, Didi and Gogo can be seen as the emblem of absurdity. They are never described as<br />

tramps and <strong>in</strong> fact we can understand from their clothes and gags that they are clowns. In this case,<br />

differently from the clown of Aldo Palazzeschi, they do not symbolise the freedom, but the<br />

consequence of lack of freedom <strong>in</strong> human life: the man lives <strong>in</strong> the world as the clown behaves <strong>in</strong> a<br />

circus. It would not make any sense try<strong>in</strong>g to act rationally because does not exist an objective to<br />

reach. Now we comprehend why often the dialogue is substituted by gags: Beckett wanted to<br />

destroy any form of logic and reason. If there is no reason <strong>in</strong> the universe, just an eternal wait<strong>in</strong>g for<br />

noth<strong>in</strong>g, there should not be any consistency at all.<br />

13


Probably the character of the clown has been taken by Beckett exactly from the circus and then<br />

codified through the directions of Italian “Commedia dell’Arte”. They speak <strong>in</strong> the simplest<br />

language possible, that Beckett obta<strong>in</strong>ed writ<strong>in</strong>g the play <strong>in</strong> French first. In this way he was forced<br />

to th<strong>in</strong>k simply; us<strong>in</strong>g a foreign language he needed to be essential and this is the greater feature of<br />

the language.<br />

14


Dall’arte della giocoleria alla giocoleria nell’arte<br />

Ovviamente il fenomeno della giocoleria, connesso all’ambiente circense dove militano acrobati,<br />

clown e funamboli, non poteva rimanere ignoto all’arte pittorica. E <strong>in</strong>fatti numerosi artisti hanno<br />

trasposto su tela immag<strong>in</strong>i legate alle figure classiche del circo: il più famoso fu certamente Pablo<br />

Picasso (1881-1973), il quale più volte alla settimana si recava a far loro visita presso il circo<br />

Médrano, ai piedi di Montmartre. Fu così che entrò <strong>in</strong> contatto con un ambiente per certi versi non<br />

dissimile dal suo. Insieme a lui dunque un <strong>in</strong>tero gruppo di girovaghi, oltre che di <strong>in</strong>tellettuali,<br />

viveva l’esclusione e l’emarg<strong>in</strong>azione tipiche di quella società borghese. Ancora una volta il<br />

saltimbanco, creazione e al contempo vittima della città moderna, diviene <strong>in</strong>carnazione e doppio<br />

dell’artista, nonché modo <strong>in</strong>solito di riproporre il problema dell’arte. Dietro ai volti tristi e<br />

mal<strong>in</strong>conici di questi personaggi si nasconde l’alter ego del pittore, anch’egli privo di una meta <strong>in</strong><br />

un <strong>mondo</strong> che non gli si addice e al quale preferisce la magia del circo, dove vivere per una volta<br />

senza le regole morali e civili del cittad<strong>in</strong>o; dove sopportare la solitud<strong>in</strong>e e la tristezza per sentirsi<br />

f<strong>in</strong>almente libero.<br />

E’ quanto si ev<strong>in</strong>ce dall’analisi del dip<strong>in</strong>to “Due acrobati con cane” del 1905: i personaggi non sono<br />

ritratti sulla pista circolare che gli è più consona, bensì su una strada polverosa. L’esuberanza<br />

dell’esibizione lascia spazio a una profonda mal<strong>in</strong>conia: lo sguardo <strong>dei</strong> due è perso nel vuoto e<br />

paiono avvolti da un’atmosfera di <strong>in</strong>certezza e precarietà, sottol<strong>in</strong>eata dal contrasto che si crea fra la<br />

nitidezza <strong>dei</strong> colori e <strong>dei</strong> contorni delle figure e l’<strong>in</strong>def<strong>in</strong>itezza dello spazio circostante, scuro e<br />

sfumato.<br />

Pablo Picasso, Due acrobati con<br />

cane, 1905, gouache su cartone,<br />

105,5 x 75 cm, New York,<br />

Museum of Modern Art.<br />

15


Ancora più rappresentativa è l’opera del periodo rosa “I saltimbanchi”, nella quale, di nuovo <strong>in</strong> uno<br />

scenario desertico, è raffigurato un gruppo di sei saltimbanchi. Picasso stavolta vi affianca alcuni<br />

oggetti: il cest<strong>in</strong>o della bamb<strong>in</strong>a, il sacco dietro la schiena del buffone, il tamburo che l’adolescente<br />

porta sulle spalle e il vaso accanto alla donna <strong>in</strong> primo piano. Accessori di scena con i quali<br />

caratterizza più ampiamente i personaggi. I rapporti tra le figure sembrano più liberi, come ci fa<br />

<strong>in</strong>tuire la naturalezza con cui l’arlecch<strong>in</strong>o tiene la bamb<strong>in</strong>a per mano. Eppure sia le figure, sia gli<br />

oggetti non celano significati oscuri, non hanno una storia dietro; Picasso non desidera raccontarci<br />

nulla ma semplicemente presentare una condizione. Questa freddezza traspare anche dal contrasto<br />

che <strong>in</strong>tercorre tra l’abbigliamento delle figure e l’ambiente circostante: tutti portano il proprio<br />

costume, ma nessuno è <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di entrare <strong>in</strong> scena. Viceversa, i saltimbanchi sono smarriti e<br />

straniati <strong>in</strong> un paesaggio di dune che si perde nel vuoto dello sfondo, luogo di solitud<strong>in</strong>e privo di<br />

spettatori e dell’atmosfera circense.<br />

Pablo Picasso, I saltimbanchi,<br />

1905, olio su tela, Wash<strong>in</strong>gton,<br />

National Gallery of Art.<br />

Dopo aver osservato la tela a Monaco di Baviera, esposta nella casa di Herta von Koenig di cui era<br />

ospite, il poeta e scrittore austriaco Ra<strong>in</strong>er Maria Rilke (1875 - 1926) vi farà riferimento nell’<strong>in</strong>cipit<br />

della qu<strong>in</strong>ta “Elegia du<strong>in</strong>ese” (1923):<br />

16


Chi sono, dimmi allora, i girovaghi, questi<br />

Un po’ più fuggevoli di noi, che sp<strong>in</strong>ti f<strong>in</strong> da pr<strong>in</strong>cipio<br />

Li strugge un mai pacificato desiderare per amore di chi?<br />

Eppure li strugge, li piega, li avv<strong>in</strong>ce e li agita,<br />

Li getta e li afferra nuovamente; come da un’aria oleosa<br />

E piatta precipitano sull’esile tappeto consunto<br />

Dal loro eterno balzare, su questo perduto<br />

Tappeto della valle del <strong>mondo</strong>.<br />

In questi pochi versi è espressa con la massima pienezza la caducità umana e la precarietà<br />

dell’esistenza sulla terra. Certamente il periodo storico ha contribuito a creare questo clima di<br />

<strong>in</strong>sicurezza, emerso dopo la f<strong>in</strong>e della Prima Guerra Mondiale <strong>in</strong> conseguenza della dissoluzione<br />

dell’Impero asburgico. Ancora una volta lo scrittore non perde occasione per <strong>in</strong>staurare un<br />

parallelismo con la figura del viandante. Questi non conosce mai la sua meta, è affasc<strong>in</strong>ato<br />

soprattutto dall’oltrepassare le frontiere, dallo stesso procedere. Al contrario l’uomo sedentario deve<br />

porsi degli obiettivi e rispettare convenzioni, del tutto estranee al vagabondo. Per tale ragione i<br />

girovaghi hanno un’aria oleosa: sfuggono alle costrizioni imposte dalla società e si fanno condurre<br />

dalla potenza di un desiderio <strong>in</strong>teriore che non può essere fermato. La scena sulla quale si<br />

esibiscono i viandanti, oltre alla pista del circo, è il tappeto del <strong>mondo</strong>, ma non si tratta della loro<br />

patria, perché essi sono per loro natura “senza patria” (<strong>in</strong> tedesco heimatlos). La scelta di questo<br />

vocabolo si spiega con l’esistenza <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua tedesca di due term<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>dicano la patria: vaterland,<br />

<strong>in</strong> senso strettamente geografico ed heimat, <strong>in</strong> senso culturale, ossia di condivisione della medesima<br />

tradizione, l<strong>in</strong>gua, religione e discendenza etnica.<br />

Se mi è concesso un breve excursus letterario, nella qu<strong>in</strong>ta elegia Rilche richiama nuovamente, e<br />

più esplicitamente, i <strong>giocolieri</strong> <strong>in</strong> scena. Più precisamente alla nona strofa, dove leggiamo:<br />

Dove, oh dov’è il luogo, - lo porto nel cuore -<br />

Dove essi non a lungo poterono cadere l’uno<br />

Dall’altro, come se due animali non della stessa<br />

Specie si unissero sessualmente;<br />

Dove i fardelli ancora sono pesanti;<br />

Dove ancora dai vostri roteanti bastoni i piatti<br />

Vacillano?<br />

17


La nona strofa fa parte del gruppo f<strong>in</strong>ale di quattro strofe, nelle quali Rilke esprime la separazione<br />

ormai avvenuta fra l’uomo e il <strong>mondo</strong>. L’uomo è <strong>in</strong>carnato nella figura del saltimanco, che ancora<br />

fa roteare i piatti sui bastoni, <strong>in</strong> una condizione di <strong>in</strong>esorabile equilibrio precario; la dimora è<br />

l’<strong>in</strong>teriorità dell’animo, da cui nasce la poesia, come sarà anche per i poeti italiani, ma trent’anni<br />

dopo. Rilke propone la figura degli amanti, ritenuti più vic<strong>in</strong>i a cogliere l’essenza del <strong>mondo</strong> e della<br />

trascendenza alla quale ora l’uomo si <strong>in</strong>teressa. Gli artisti come poeti, musici e saltimbanchi sono<br />

solo spettatori di un segreto che può essere unicamente accennato e poi taciuto.<br />

Ma tornando all’arte pittorica, vi furono altri pittori che utilizzarono soggetti circensi; <strong>in</strong> particolare:<br />

Marc Chagall (1887 - 1985), Fernand Léger (1881 - 1955) e Georges Rouault (1871 - 1958).<br />

Chagall realizzò nel 1914 “L’<strong>Acrobat</strong>a”, olio su carta, e nel 1934 “Le Jongleur”. In quest’ultima<br />

opera il soggetto pr<strong>in</strong>cipale, un giocoliere appunto, è <strong>in</strong> realtà un’allegoria con la quale il pittore<br />

volle raffigurare la natura dell'umanità: questi, <strong>in</strong>fatti, pur conservando una figura antropomorfa,<br />

possiede ali e testa di uccello mentre il corpo, umano, racchiude altre figure come il viol<strong>in</strong>ista sulla<br />

s<strong>in</strong>istra della tela, che rappresenta l'arte. Sul braccio destro porta appeso un orologio, simbolo del<br />

tempo che scorre. <strong>Il</strong> soggetto pr<strong>in</strong>cipale è <strong>in</strong>scritto <strong>in</strong> una pista circense nella quale si <strong>in</strong>travedono<br />

altre figure e alcuni spettatori che assistono all'essere dell'umanità.<br />

Marc Chagall, Le Jongleur,<br />

1934, 110 x 79 cm, Chicago,<br />

The Art Institute.<br />

18


Léger dip<strong>in</strong>se “Gran Parata” nel 1952, “Giocolieri e Trapezisti” nel 1953 e “I trapezisti” nel 1954,<br />

tutti e tre di evidente matrice cubista.<br />

Fernand Léger, Giocolieri e<br />

Trapezisti, 1953, Biot, Musée<br />

Léger.<br />

Inf<strong>in</strong>e Rouault produsse i due quadri che forse più direttamente si legano alla figura del giocoliere,<br />

“Le Jongleur” del 1930 e “Cirque de l’Etoile Filante” del 1938.<br />

Georges Rouault, Le Jongleur,<br />

1930, 30,7 x 21,5 cm.<br />

19


Georges Rouault, Cirque De<br />

L'Etoile Filante, 1938.<br />

20


La fisica <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong><br />

In sostanza giocolare con alcuni oggetti non significa altro che lanciarli vicendevolmente <strong>in</strong> aria<br />

mantenendo un ritmo costante e <strong>in</strong> modo che essi percorrano traiettorie paraboliche o verticali il più<br />

possibile uguali fra loro, permettendo così al nostro cervello di capire <strong>in</strong> quali istanti e <strong>in</strong> quali<br />

posizioni dello spazio portare le mani per afferrarli. E’ qu<strong>in</strong>di possibile descrivere da un punto di<br />

vista fisico e matematico il moto degli oggetti utilizzati da un giocoliere nell’esecuzione di alcuni<br />

esercizi. Insomma, come ogni cosa anche la giocoliera può essere ridotta ad una serie di equazioni e<br />

numeri. Inoltre i modelli utilizzati per descrivere gli esercizi di giocoleria nascondono sorprendenti<br />

proprietà numeriche, utili per la comprensione delle funzionalità del movimento umano e per la<br />

realizzazione di macch<strong>in</strong>e capaci di giocolare, ottime per testare e progettare sistemi robotici<br />

avanzati.<br />

<strong>Il</strong> primo studio scientifico conosciuto risale al 1903, per opera di Edgar James Swift: <strong>in</strong> un articolo<br />

pubblicato sulla rivista “American journal of psychology” illustrava i dati sulla velocità con cui<br />

alcuni studenti imparavano a lanciare <strong>in</strong> arie due pall<strong>in</strong>e con una mano. Negli anni ’40 i calcolatori<br />

com<strong>in</strong>ciarono ad essere usati per studiare le traiettorie degli oggetti lanciati e venne fondata la<br />

“International Jugglers Association”. Ma solo negli anni ’70 al “Massachusetts Institute of<br />

Technology” (M.I.T.) la giocoleria <strong>in</strong>iziò ad essere studiata per se stessa, soprattutto grazie a Claude<br />

E. Shannon, il quale <strong>in</strong>ventò le prime macch<strong>in</strong>e – giocoliere e formulò il particolare “teorema della<br />

destrezza”. Negli anni ’80 lo stesso Claude Shannon e Seymour A. Papert, <strong>in</strong>sieme ad altri<br />

ricercatori, fondarono l’“Artificial Intelligence Laboratory” del M.I.T., contribuendo alla nascita<br />

della matematica del gioco di destrezza; diversi studiosi hanno anche elaborato un particolare tipo<br />

di notazione per <strong>in</strong>dicare gli esercizi.<br />

<strong>Il</strong> teorema della destrezza di Shannon è s<strong>in</strong>tetizzato dall’equazione: ( F D)<br />

⋅ M = ( V + D)<br />

⋅ N<br />

+ ,<br />

dove:<br />

- D: tempo della palla <strong>in</strong> mano;<br />

- F: tempo della palla <strong>in</strong> aria;<br />

- V: tempo <strong>in</strong> cui la mano è vuota;<br />

- M: numero delle mani;<br />

- N: numero delle palle.<br />

Questo teorema mette <strong>in</strong> relazione il tempo <strong>in</strong> cui le mani sono impegnate o libere e il tempo<br />

trascorso da ciascuna palla <strong>in</strong> aria; la sua <strong>in</strong>terpretazione <strong>in</strong>dica che l’aumento del numero di palle<br />

provoca una dim<strong>in</strong>uzione del tempo disponibile per le correzioni della velocità di lancio e ciò<br />

21


significa che anche la m<strong>in</strong>ima variazione causa la f<strong>in</strong>e dell’esercizio. Inoltre bisogna ricordare che<br />

per utilizzare un elevato numero di oggetti è necessario effettuare lanci di alcuni metri e <strong>in</strong> tali<br />

condizioni una variazione di soli due o tre gradi dell’angolo di lancio determ<strong>in</strong>a uno spostamento<br />

della posizione di caduta della palla di alcune dec<strong>in</strong>e di centimetri.<br />

La capacità <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong> di coord<strong>in</strong>are ritmicamente e alla stessa frequenza gli arti è oggetto di<br />

studio <strong>in</strong> quanto può fornire <strong>in</strong>teressanti <strong>in</strong>formazioni circa il movimento umano. I concetti<br />

matematici che vi si celano dietro trovano applicazione nella teoria degli oscillatori accoppiati, il<br />

cui fenomeno chiave è la s<strong>in</strong>cronizzazione, ovvero la tendenza di due arti a muoversi <strong>in</strong> s<strong>in</strong>cronia.<br />

Nonostante ciò vi sono fattori che rendono impossibile l’esecuzione di due lanci perfettamente<br />

uguali:<br />

- l’oscillazione delle mani non è esattamente uniforme, poiché compiono movimenti <strong>in</strong> parte<br />

tenendo una palla, <strong>in</strong> parte vuote;<br />

- la s<strong>in</strong>cronizzazione delle mani dipende dalla vista e dalla coord<strong>in</strong>azione occhio-mano.<br />

Per i <strong>giocolieri</strong> rimane comunque l’opportunità di controllare alcune variabili (angolo di lancio,<br />

velocità di lancio, altezza del lancio) che permettono di compiere correzioni, modifiche e trovate<br />

spettacolari. Tali opportunità decrescono però con l’aumentare degli oggetti: generalmente gli<br />

esercizi con sette o più attrezzi possono essere eseguiti <strong>in</strong> un’unica maniera. Inoltre si dilatano<br />

<strong>in</strong>credibilmente i tempi di apprendimento: studi condotti <strong>in</strong> materia mostrano come i pr<strong>in</strong>cipianti<br />

riescano a imparare a giocolare con tre palle <strong>in</strong> poche ore o giorni ma necessit<strong>in</strong>o di settimane o<br />

mesi per passare a quattro e anche anni per padroneggiarne abilmente c<strong>in</strong>que.<br />

Per un giocoliere non vi è nulla di più utile che imparare a comprendere la posizione <strong>in</strong> cui<br />

effettuare una presa nel m<strong>in</strong>or tempo possibile, osservando solo una piccola porzione di traiettoria.<br />

Nel 1974 Howard A. Aust<strong>in</strong>, ricercatore del M.I.T., si propose di capire quanto ampio dovesse<br />

essere il percorso di traiettoria osservato da un giocoliere per effettuare una presa corretta. I suoi<br />

esperimenti dimostrarono che è possibile afferrare una palla anche quando sono visibili soltanto due<br />

centimetri e mezzo della parte culm<strong>in</strong>ante della traiettoria; questo dato corrisponde a un tempo di<br />

visione di soli 50 millisecondi.<br />

Altri esperimenti nel medesimo ambito furono condotti da Tony A. M. van Santvoord nel 1994<br />

presso la “Free University” di Amsterdam. I risultati misero <strong>in</strong> luce il fatto che con il crescere<br />

dell’allenamento dim<strong>in</strong>uisce l’importanza associata all’osservazione delle palle <strong>in</strong> aria. In generale i<br />

pr<strong>in</strong>cipianti dipendono profondamente dalle <strong>in</strong>formazioni visive, mentre i <strong>giocolieri</strong> esperti si<br />

basano sulla sensazione che deriva dal contatto delle palle con le mani. Già nel 1890 James<br />

William, come scrisse nel suo libro “The pr<strong>in</strong>ciples of psychology”, notò la capacità di un certo<br />

Jean-Eugene Robert-Houd<strong>in</strong> di giocolare con quattro palle leggendo contemporaneamente un libro.<br />

22


Inoltre numerosi <strong>giocolieri</strong> esperti sono <strong>in</strong> grado di eseguire alcuni esercizi con gli occhi bendati<br />

anche per diversi m<strong>in</strong>uti.<br />

L’applicazione degli studi sulla giocoleria alla robotica potrebbe portare alla realizzazione di<br />

avanzati sistemici automatici, capaci di prevedere situazioni e organizzare correzioni ogni volta<br />

diverse <strong>in</strong> base alle nuove condizioni.<br />

Colui che per primo si dedicò a tali esperimenti fu appunto Shannon, con un robot <strong>in</strong> grado di far<br />

rimbalzare tre sfere d’acciaio su una superficie elastica. Le sfere venivano colpite al culm<strong>in</strong>e della<br />

loro traiettoria, laddove la velocità è prossima al valore 0: questo semplificava il sistema. Le<br />

correzioni erano apportate grazie ad una scanalatura posta al term<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> bracci meccanici. Alcuni<br />

anni dopo Christopher G. Atkeson e Stefan K. Schaal del “Georgia Institute of Technology”<br />

costruirono un robot simile capace di utilizzare c<strong>in</strong>que sfere.<br />

Benché queste apparecchiature siano già straord<strong>in</strong>ariamente avanzate, robot capaci di utilizzare tre<br />

sfere lanciate verso l’alto devono ancora essere costruiti. Sono però stati <strong>in</strong>ventati robot capaci di<br />

giocolare <strong>in</strong> due dimensioni, sfruttando cioè un piano di appoggio. E’ quanto ha realizzato negli<br />

anni ’80 Marc D. Donner dell’“IBM Research Center”: un piano <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato dotato di fori dai quali far<br />

soffiare dell’aria per ridurre al m<strong>in</strong>imo l’attrito, equipaggiato con due meccanismi di lancio fissati<br />

sul lato <strong>in</strong>feriore.<br />

Risultati ancora migliori sono poi stati ottenuti da Mart<strong>in</strong> Bühler della “Yale University” nel 1989,<br />

grazie un diverso tipo di robot, costituito da un s<strong>in</strong>golo braccio rotante con dischi di gomma<br />

imbottiti sulla parte term<strong>in</strong>ale e controllato da un “algoritmo riflesso”. Questo algoritmo è <strong>in</strong> grado<br />

di realizzare un movimento periodico delle palle attraverso l’analisi di due dati: la traiettoria e la<br />

loro energia. La traiettoria delle palle viene confrontata <strong>in</strong> tempo reale con una traiettoria di<br />

riferimento; i movimenti del braccio sono controllati e modificati secondo un’equazione non<br />

l<strong>in</strong>eare. Questa soluzione non richiede l’analisi di dati sulla posizione precisa delle palle al<br />

momento dell’impatto, dati che sono difficili da ottenere realmente. Inoltre per stabilizzare il moto<br />

verticale delle stesse viene analizzata l’energia acquisita e confrontata con quella ideale di un lancio<br />

perfetto. Comb<strong>in</strong>ando le due <strong>in</strong>formazioni il programma del robot stabilisce quando e con quanta<br />

forza la palla debba essere colpita.<br />

I frutti di questo esperimento sono stati s<strong>in</strong>tetizzati da Daniel E. Koditschek e Alfred A. Rizzi della<br />

“University of Michigan” per la realizzazione di un robot ulteriormente più avanzato: si tratta di un<br />

braccio meccanico <strong>in</strong> grado di mantenere <strong>in</strong>def<strong>in</strong>itamente due palle <strong>in</strong> un moto verticale.<br />

23


Alcune foto del braccio robotico di Daniel Koditschek e Alfred Rizzi <strong>in</strong> azione. <strong>Il</strong> “mirror alghoritm”<br />

permette la realizzazione della fontana con due palle.<br />

Che la giocoleria e la matematica abbiano <strong>dei</strong> legami è ormai chiaro. Ma si può dire ancora<br />

qualcosa <strong>in</strong> questo settore. Esiste <strong>in</strong>fatti un sistema matematico impiegato per riassumere i più<br />

famosi esercizi <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong>. Venne realizzato nel 1985 <strong>in</strong>dipendentemente da tre studiosi, Paul<br />

Klimel dell’“University of California” di Santa Cruz, Bruce Tiemann del “California Institute of<br />

Technology” e Michael Day dell’“University of Cambridge” e prende il nome di “site-swap<br />

notation”. Si tratta di un sistema basato sulla rappresentazione dell’ord<strong>in</strong>e con cui vengono<br />

effettuati i lanci e le prese, assumendo che ciascun movimento sia eseguito <strong>in</strong> <strong>in</strong>tervalli di tempo<br />

uguali. Per spiegarne il funzionamento è utile decodificare con questo l<strong>in</strong>guaggio numerico<br />

l’esercizio base della giocoleria: la cascata con tre pall<strong>in</strong>e. La prima palla viene lanciata nei<br />

momenti 0 – 3 – 6..., la seconda nei momenti 1 – 4 – 7…, la terza nei momenti 2 – 5 – 8… Qu<strong>in</strong>di il<br />

tempo che <strong>in</strong>tercorre fra due lanci di ciascuna palla è sempre 3; 3 è <strong>in</strong>fatti la notazione con cui si<br />

<strong>in</strong>dica questo esercizio.<br />

<strong>Il</strong> modo più facile per decodificare la notazione site-swap e scoprire come le palle debbano essere<br />

lanciate è designare un diagramma di semicerchi su una l<strong>in</strong>ea di tempo numerata, nella quale ai<br />

momenti <strong>in</strong>dicati con numero pari corrispondano i lanci della mano destra, mentre ai momenti<br />

<strong>in</strong>dicati con numero dispari corrispondano i lanci della mano s<strong>in</strong>istra.<br />

Ad esempio, per leggere l’esercizio 531, scriviamo alcune volte i numeri della sequenza 5 – 3 – 1<br />

lungo la l<strong>in</strong>ea temporale, partendo dal momento 0. Qu<strong>in</strong>di tracciamo <strong>dei</strong> semicerchi che collegh<strong>in</strong>o<br />

ciascun momento temporale con quello successivo <strong>in</strong>dicato dal numero sottostante, come nello<br />

schema seguente:<br />

24


Non tutte le sequenze numeriche possono comunque essere tradotte <strong>in</strong> un corretto esercizio di<br />

giocoleria. La notazione site-swap ha però permesso l’<strong>in</strong>venzione di esercizi che hanno acquisito<br />

grande popolarità, essendo spettacolari da osservare o utili nell’allenamento. Per tale ragione sono<br />

stati creati programmi capaci di mostrare l’esecuzione degli esercizi <strong>in</strong>dicati con questo tipo di<br />

notazione. In questo modo ci si può rendere conto di quanto sia <strong>in</strong>teressante o vantaggioso imparare<br />

un esercizio prima di com<strong>in</strong>ciare a praticarlo o semplicemente divertirsi osservando tricks<br />

impossibili per l’uomo.<br />

E <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e ecco la schematizzazione fisica del moto di alcuni esercizi base della giocoleria, eseguiti<br />

con tre, quattro e c<strong>in</strong>que palle. Per riuscirvi è stato fatto ricorso al moto verticale di un grave<br />

soggetto alla sola forza di gravità e al moto parabolico. Nel primo caso ciascuna palla, assimilabile<br />

ad una sfera, viene lanciata verticalmente con una velocità <strong>in</strong>iziale V , raggiunge una certa quota <strong>in</strong><br />

un tempo t alla quale la velocità V è pari a 0 e cade percorrendo la stessa traiettoria nel medesimo<br />

tempo.<br />

Nel secondo caso ciascuna palla viene lanciata con una velocità <strong>in</strong>iziale V e un angolo di<br />

<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione<br />

α . <strong>Il</strong> vettore velocità è qu<strong>in</strong>di la risultante della somma delle due componenti<br />

orizzontale e verticale, e V . La prima è responsabile del moto verticale della palla, la seconda<br />

Vx y<br />

dello spostamento orizzontale.<br />

Colonne di tre palle<br />

Supponiamo un’altezza di lancio di 0, 80cm<br />

ovvero y = 0,<br />

80m<br />

.<br />

Nel moto verticale<br />

1<br />

y ⋅<br />

2<br />

2<br />

= g t , da cui si ricava il tempo di caduta t 0,<br />

4s<br />

2 =<br />

=<br />

0<br />

2y<br />

2 ⋅ 0,<br />

80m<br />

= .<br />

g 9,<br />

8m<br />

s<br />

Siccome il tempo di caduta è uguale al tempo di salita il tempo totale risulta t = 0,<br />

8s<br />

0<br />

25


1 2<br />

Sapendo che y = V0<br />

⋅ t − g ⋅ t possiamo ricavare:<br />

2<br />

1 2<br />

2 1<br />

2 2<br />

y + g ⋅ t 0,<br />

8m<br />

+ ⋅ 9,<br />

8m<br />

s ⋅ 0,<br />

4 s<br />

V<br />

2<br />

2<br />

0 = =<br />

≅ 3,<br />

95m<br />

s che <strong>in</strong>dica la velocità <strong>in</strong>iziale di lancio.<br />

t<br />

0,<br />

4s<br />

Calcolando sperimentalmente con un cronometro il tempo impiegato dalla mano per lanciare la<br />

palla, il quale è pari a 0,<br />

15s<br />

, è possibile ricavare l’accelerazione impressa alla medesima. Essendo<br />

V −Vo<br />

a = e Vo = 0 , 0 0<br />

t − t<br />

=<br />

V 3,<br />

95m<br />

s<br />

t allora: a ≅<br />

t 0,<br />

15s<br />

0<br />

2<br />

= = 26,<br />

33m<br />

s .<br />

Siccome F = m ⋅ a , sapendo che la massa di una palla è 0,<br />

125kg<br />

, allora la forza necessaria per<br />

effettuare correttamente il lancio risulta:<br />

2<br />

F = 0,<br />

125kg<br />

⋅ 26,<br />

33m<br />

s = 3,<br />

29N<br />

Doccia di tre palle<br />

Supponiamo un angolo di <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione del lancio α = 84°<br />

e una velocità <strong>in</strong>iziale di lancio<br />

V o<br />

= 4,<br />

5m<br />

s . Scomponiamo il vettore velocità nelle due componenti orizzontale e verticale:<br />

Vx o<br />

= V ⋅ cos α = 4,<br />

5m<br />

s ⋅ cos84<br />

= 0,<br />

47<br />

Vy o<br />

= V ⋅s<strong>in</strong><br />

α = 4,<br />

5m<br />

s ⋅s<strong>in</strong><br />

84 = 4,<br />

48<br />

m<br />

m<br />

2 Vy<br />

2 4,<br />

48m<br />

s<br />

<strong>Il</strong> tempo totale di salita e caduta della palla è: t<br />

0,<br />

91s<br />

2<br />

g 9,<br />

8m<br />

s<br />

=<br />

⋅ ⋅<br />

= =<br />

.<br />

s<br />

s<br />

L’altezza massima viene raggiunta a metà del moto della palla, qu<strong>in</strong>di per<br />

th max<br />

t 0,<br />

91s<br />

= = = 0,<br />

455s<br />

e <strong>in</strong> quell’istante l’altezza massima è pari a:<br />

2 2<br />

1 2<br />

1<br />

2<br />

2 2<br />

ymax = Vy<br />

⋅t<br />

− g ⋅t<br />

= 4,<br />

48m<br />

s ⋅ 0,<br />

455s<br />

− ⋅9,<br />

8m<br />

s ⋅ 0,<br />

455 ⋅t<br />

= 1,<br />

02m<br />

2<br />

2<br />

<strong>Il</strong> camm<strong>in</strong>o orizzontale percorso dalla palla durante il tempo totale di salita e caduta è:<br />

Δ = ⋅t<br />

= 0 , 47 m s ⋅ 0,<br />

91s<br />

= 0,<br />

43m<br />

.<br />

x<br />

Vx tot<br />

Ciò significa che le mani dovrebbero convenientemente trovarsi a circa 43cm<br />

di distanza e che si<br />

hanno a disposizione 0,<br />

91s<br />

per effettuare la presa e il rilancio di due palle, nella sequenza passo-<br />

lancio-prendo-passo-lancio.<br />

26


Calcolando sperimentalmente con un cronometro il tempo impiegato dalla mano per lanciare la<br />

palla, il quale è pari a 0,<br />

15s<br />

, è possibile ricavare l’accelerazione impressa alla medesima. Essendo<br />

V −Vo<br />

V 4,<br />

5m<br />

s<br />

a = e Vo = 0 , t 0 = 0 allora: a ≅<br />

t − t<br />

t 0,<br />

15s<br />

0<br />

2<br />

= = 30m<br />

s .<br />

Siccome F = m ⋅ a , sapendo che la massa di una palla è 0,<br />

125kg<br />

, allora la forza necessaria per<br />

effettuare correttamente il lancio risulta:<br />

2<br />

F = 0, 125kg<br />

⋅30m<br />

s = 3,<br />

75N<br />

Colonne di quattro palle<br />

In questo movimento ciascuna mano tieni <strong>in</strong> aria due palle, che salgono e scendono su due colonne<br />

verticali affiancate. Ancora una volta qu<strong>in</strong>di ricorriamo al moto verticale.<br />

Supponiamo un’altezza di lancio di 100cm ovvero y = 1,<br />

00m<br />

.<br />

Nel moto verticale<br />

1<br />

y ⋅<br />

2<br />

2y<br />

2 ⋅1,<br />

00m<br />

= .<br />

g 9,<br />

8m<br />

s<br />

2<br />

= g t , da cui si ricava il tempo di caduta t 0,<br />

45s<br />

2 =<br />

=<br />

Siccome il tempo di caduta è uguale al tempo di salita il tempo totale risulta t = 0,<br />

9s<br />

1 2<br />

Sapendo che y = V0<br />

⋅t<br />

− g ⋅ t possiamo ricavare:<br />

2<br />

1 2 1<br />

2 2 2<br />

y + g ⋅ t 1,<br />

00m<br />

+ ⋅ 9,<br />

8m<br />

s ⋅ 0,<br />

45 s<br />

V<br />

2<br />

2<br />

0 = =<br />

≅ 4,<br />

43m<br />

s che <strong>in</strong>dica la velocità <strong>in</strong>iziale di lancio.<br />

t<br />

0,<br />

45s<br />

Calcolando sperimentalmente con un cronometro il tempo impiegato dalla mano per lanciare la<br />

palla, il quale è pari a 0,<br />

15s<br />

, è possibile ricavare l’accelerazione impressa alla medesima. Essendo<br />

V −Vo<br />

V 4,<br />

43m<br />

s<br />

a = e Vo = 0 , t 0 = 0 allora: a ≅<br />

t − t<br />

t 0,<br />

15s<br />

0<br />

2<br />

= = 29,<br />

53m<br />

s .<br />

Siccome F = m ⋅ a , sapendo che la massa di una palla è 0,<br />

125kg<br />

, allora la forza necessaria per<br />

effettuare correttamente il lancio risulta:<br />

2<br />

F = 0,<br />

125kg<br />

⋅ 29,<br />

53m<br />

s = 3,<br />

69N<br />

Doccia di quattro palle<br />

Supponiamo un angolo di <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione del lancio α = 85°<br />

e una velocità <strong>in</strong>iziale di lancio<br />

V o<br />

= 5,<br />

5m<br />

s . Scomponiamo il vettore velocità nelle due componenti orizzontale e verticale:<br />

Vx o<br />

= V ⋅ cos α = 5,<br />

5m<br />

s ⋅ cos85<br />

= 0,<br />

48<br />

m<br />

s<br />

27


Vy o<br />

= V ⋅s<strong>in</strong><br />

α = 5,<br />

5m<br />

s ⋅s<strong>in</strong>85<br />

= 5,<br />

48m<br />

s<br />

2 Vy<br />

2 5,<br />

48m<br />

s<br />

<strong>Il</strong> tempo totale di salita e caduta della palla è: t<br />

1,<br />

12s<br />

2<br />

g 9,<br />

8m<br />

s<br />

=<br />

⋅ ⋅<br />

= =<br />

.<br />

t 1,<br />

12s<br />

L’altezza massima viene raggiunta a metà del moto della palla, qu<strong>in</strong>di per th max = = = 0,<br />

56s<br />

2 2<br />

e <strong>in</strong> quell’istante l’altezza massima è pari a:<br />

1 2<br />

1<br />

2 2 2<br />

ymax = Vy<br />

⋅t<br />

− g ⋅t<br />

= 5,<br />

48m<br />

s ⋅ 0,<br />

56s<br />

− ⋅9,<br />

8m<br />

s ⋅ 0,<br />

56 ⋅t<br />

= 1,<br />

53m<br />

2<br />

2<br />

<strong>Il</strong> camm<strong>in</strong>o orizzontale percorso dalla palla durante il tempo totale di salita e caduta è:<br />

Δ = ⋅t<br />

= 0 , 48m<br />

s ⋅1,<br />

12s<br />

= 0,<br />

54m<br />

. Ciò significa che le mani dovrebbero convenientemente<br />

x<br />

Vx tot<br />

trovarsi a circa 54cm di distanza e che si hanno a disposizione 1,<br />

12s<br />

per effettuare la presa e il<br />

rilancio di tre palle, nella sequenza passo-lancio-prendo-passo-lancio-prendo-passo-lancio.<br />

Calcolando sperimentalmente con un cronometro il tempo impiegato dalla mano per lanciare la<br />

palla, il quale è pari a 0,<br />

15s<br />

, è possibile ricavare l’accelerazione impressa alla medesima. Essendo<br />

V −Vo<br />

V 5,<br />

5m<br />

s<br />

a = e Vo = 0 , t 0 = 0 allora: a ≅<br />

t − t<br />

t 0,<br />

15s<br />

0<br />

2<br />

= = 36,<br />

67 m s .<br />

Siccome F = m ⋅ a , sapendo che la massa di una palla è 0,<br />

125kg<br />

, allora la forza necessaria per<br />

effettuare correttamente il lancio risulta:<br />

2<br />

F = 0,<br />

125kg<br />

⋅36,<br />

67 m s = 4,<br />

58N<br />

Doccia di c<strong>in</strong>que palle<br />

Supponiamo un angolo di <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione del lancio α = 87°<br />

e una velocità <strong>in</strong>iziale di lancio<br />

V o<br />

= 6,<br />

4m<br />

s . Scomponiamo il vettore velocità nelle due componenti orizzontale e verticale:<br />

Vx o<br />

= V ⋅ cos α = 6,<br />

4m<br />

s ⋅ cos87<br />

= 0,<br />

33<br />

Vy o<br />

= V ⋅s<strong>in</strong><br />

α = 6,<br />

4m<br />

s ⋅s<strong>in</strong>87<br />

= 6,<br />

39<br />

m<br />

m<br />

2 Vy<br />

2 6,<br />

39m<br />

s<br />

<strong>Il</strong> tempo totale di salita e caduta della palla è: t<br />

1,<br />

30s<br />

2<br />

g 9,<br />

8m<br />

s<br />

=<br />

⋅ ⋅<br />

= =<br />

.<br />

s<br />

s<br />

t 1,<br />

30s<br />

L’altezza massima viene raggiunta a metà del moto della palla, qu<strong>in</strong>di per th max = = = 0,<br />

65s<br />

2 2<br />

e <strong>in</strong> quell’istante l’altezza massima è pari a:<br />

1 2<br />

1<br />

2 2 2<br />

ymax = Vy<br />

⋅t<br />

− g ⋅t<br />

= 6,<br />

39m<br />

s ⋅ 0,<br />

65s<br />

− ⋅9,<br />

8m<br />

s ⋅ 0,<br />

65 ⋅t<br />

= 2,<br />

09m<br />

2<br />

2<br />

<strong>Il</strong> camm<strong>in</strong>o orizzontale percorso dalla palla durante il tempo totale di salita e caduta è:<br />

28


Δ = ⋅t<br />

= 0 , 33m<br />

s ⋅1,<br />

30s<br />

= 0,<br />

43m<br />

. Ciò significa che le mani dovrebbero convenientemente<br />

x<br />

Vx tot<br />

trovarsi a circa 43cm di distanza e che si hanno a disposizione 1,<br />

30s<br />

per effettuare la presa e il<br />

rilancio di quattro palle, nella sequenza passo-lancio-prendo-passo-lancio-prendo-passo-lancio-<br />

prendo-passo-lancio.<br />

Calcolando sperimentalmente con un cronometro il tempo impiegato dalla mano per lanciare la<br />

palla, il quale è pari a 0,<br />

15s<br />

, è possibile ricavare l’accelerazione impressa alla medesima. Essendo<br />

V −Vo<br />

V 6,<br />

4m<br />

s<br />

a = e Vo = 0 , t 0 = 0 allora: a ≅ 42,<br />

67<br />

t − t<br />

t 0,<br />

15s<br />

0<br />

2<br />

= =<br />

m s .<br />

Siccome F = m ⋅ a , sapendo che la massa di una palla è 0,<br />

125kg<br />

, allora la forza necessaria per<br />

effettuare correttamente il lancio risulta:<br />

2<br />

F = 0,<br />

125kg<br />

⋅ 42,<br />

67 m s = 5,<br />

33N<br />

.<br />

29


Coord<strong>in</strong>azione<br />

Dopo aver trattato i legami esistenti tra il <strong>mondo</strong> <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong> e la fisica, sarebbe certamente un<br />

errore non parlare del fisico <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong>. D’altro canto una trattazione sulla giocoleria non<br />

potrebbe dirsi completa se non venisse affrontato anche il tema della coord<strong>in</strong>azione, <strong>in</strong>dispensabile<br />

per il compimento di qualsiasi esercizio. La coord<strong>in</strong>azione consiste nella capacità di eseguire un<br />

movimento semplice o una lunga serie di movimenti complessi con fluidità ed armonia, nella<br />

maniera più efficace ed essenziale, senza <strong>in</strong>terferenze negative di movimenti accessori e secondari e<br />

di conseguenza con il m<strong>in</strong>or dispendio possibile di energia. Essa dipende dal sistema nervoso<br />

centrale e deriva dalla comb<strong>in</strong>azione di tre fattori:<br />

la capacità di percepire la posizione del corpo (sensibilità profonda);<br />

la capacità di stimolare le contrazioni muscolari ai momenti opportuni, nella corretta<br />

successione e con l’adeguata <strong>in</strong>tensità (tempismo motorio);<br />

la capacità di saper comprendere quale sia la migliore d<strong>in</strong>amica per realizzare correttamente e<br />

nel m<strong>in</strong>or tempo possibile il gesto motorio (<strong>in</strong>telligenza motoria.)<br />

<strong>Il</strong> processo di coord<strong>in</strong>azione permette al corpo di elaborare <strong>in</strong> pochissimo tempo moltissime<br />

<strong>in</strong>formazioni provenienti da svariati recettori e di organizzare le risposte più idonee. Queste ultime<br />

sono classificate <strong>in</strong>:<br />

coord<strong>in</strong>azioni riflesse: derivano dalla risposta motoria riflessa ad uno stimolo;<br />

coord<strong>in</strong>azioni automatiche: una volta imparate per ripetizione permangono nella memoria<br />

motoria, che ha sede nella zona sottocorticale del cervello, precisamente nei nuclei grigi della<br />

base. Dopo aver assimilato il gesto esso viene riprodotto meccanicamente e non richiede<br />

alcun <strong>in</strong>tervento volontario f<strong>in</strong>o ad un mutamento delle condizioni normali di esecuzione;<br />

coord<strong>in</strong>azioni volontarie: implicano un <strong>in</strong>tervento cosciente che selezioni il tipo di esecuzione<br />

e le modalità del gesto.<br />

Le capacità coord<strong>in</strong>ative si sviluppano <strong>in</strong> modo naturale tra i sei e i tredici anni, ma possono essere<br />

ulteriormente perfezionate e sviluppate attraverso alcune modalità di miglioramento:<br />

sottoporre il fisico a stimoli nuovi e diversificati;<br />

risolvere problemi sconosciuti senza <strong>in</strong>dicazioni;<br />

effettuare percorsi misti;<br />

eseguire cont<strong>in</strong>ue variazioni che stimol<strong>in</strong>o l’<strong>in</strong>telligenza motoria;<br />

compiere allenamento ideo-motorio;<br />

30


compiere allenamento simmetrico.<br />

In tal modo è possibile migliorare tre tipi di abilità: abilità motorie di base, abilità tecniche e abilità<br />

tattiche.<br />

<strong>Il</strong> corpo e il cervello umano sono dotati di differenti tipologie di coord<strong>in</strong>azione; di seguito sono<br />

riportate le pr<strong>in</strong>cipali:<br />

coord<strong>in</strong>azione oculo-muscolare: è la più utilizzata, si differenzia <strong>in</strong> coord<strong>in</strong>azione occhiomano,<br />

occhio-piede, occhio-altre parti del corpo.<br />

coord<strong>in</strong>azione spazio-temporale: fa muovere il corpo, controllandone i movimenti <strong>in</strong> relazione<br />

allo spazio e al tempo.<br />

coord<strong>in</strong>azione ritmica: permette di armonizzare una successione di gesti e movimenti,<br />

ottimizzando tempi, pause, velocità e durata.<br />

dissociazione degli arti: permette l’esecuzione di due movimenti diversi con gli arti.<br />

Le coord<strong>in</strong>azioni pr<strong>in</strong>cipalmente co<strong>in</strong>volte nella giocoleria sono quelle automatiche; tant’è vero che<br />

l’unico modo per riuscire nell’esecuzione di un esercizio è la ripetizione cont<strong>in</strong>ua del medesimo,<br />

f<strong>in</strong>o a quando non sia stato memorizzato e possa qu<strong>in</strong>di venir ripetuto <strong>in</strong> modo automatico. Le<br />

tipologie di coord<strong>in</strong>azione a cui si fa costantemente ricorso sono quelle occhio-mano, ritmiche e di<br />

dissociazione degli arti. Infatti, colui che giocola il più delle volte mantiene o fa roteare <strong>in</strong> volo<br />

diversi oggetti servendosi esclusivamente delle mani e spesso, soprattutto utilizzandone un numero<br />

elevato, superiore ai quattro, riesce a riprenderli percependo la posizione di caduta, qu<strong>in</strong>di il punto<br />

preciso dello spazio <strong>in</strong> cui deve trovarsi la mano per effettuare correttamente la presa, unicamente<br />

fissando la sommità della traiettoria, che può collocarsi anche ad alcuni metri di altezza rispetto alle<br />

mani. Inoltre la riuscita dell’esercizio dipende strettamente dal mantenimento del ritmo lanciopresa:<br />

un qualunque sfasamento, <strong>in</strong>fatti, potrebbe non lasciare il tempo al corpo di effettuare tutti i<br />

lanci e le prese degli oggetti <strong>in</strong> arrivo, precedentemente tirati, i quali cadrebbero rov<strong>in</strong>osamente a<br />

terra. Inf<strong>in</strong>e spesso gli esercizi di giocoleria non sono perfettamente simmetrici e richiedono<br />

movimenti differenti per le parti del corpo. Ciò si verifica generalmente con un basso numero di<br />

oggetti: aumentando gli attrezzi <strong>in</strong> aria i lanci e le prese richiedono maggior forza e precisione, ma<br />

soprattutto rapidità. Al contrario la variazione <strong>dei</strong> movimenti è accompagnata da un rallentamento<br />

degli spostamenti delle braccia e delle mani; la loro accelerazione <strong>in</strong>vece è causa di una perdita di<br />

precisione. Entrambi i fattori concorrono a impedire al giocoliere di recuperare correttamente tutti<br />

gli oggetti che stanno per giungere <strong>in</strong> caduta libera. Per tali ragioni il numero di esercizi eseguibili<br />

decresce costantemente con l’aumento degli oggetti co<strong>in</strong>volti. Quando il numero è pari o superiore<br />

31


a sei si riduce alla semplice sequenza che permette di mantenerli tutti <strong>in</strong> moto, m<strong>in</strong>imizzando al<br />

massimo le variazioni, qu<strong>in</strong>di le possibilità di errore, <strong>in</strong> conseguenza delle quali non è quasi mai<br />

possibile effettuare alcuna correzione. I record di giocoleria mostrano anche una progressiva<br />

dim<strong>in</strong>uzione del tempo massimo di mantenimento degli oggetti <strong>in</strong> aria proporzionale all’aumento<br />

del numero degli stessi. Si spiega così come i record assoluti consistano unicamente nel lanciare e<br />

riprendere almeno una volta tutti gli oggetti <strong>in</strong>izialmente tenuti <strong>in</strong> mano, <strong>in</strong> una sequenza<br />

tecnicamente denom<strong>in</strong>ata “flash”.<br />

E la s<strong>in</strong>istra???<br />

<strong>Il</strong> titolo non poterbbe essere più esplicativo: chiunque abbia provato almeno una volta a giocolare si<br />

sarà certamente trovato <strong>in</strong> difficoltà con la mano s<strong>in</strong>istra, <strong>in</strong>capace di eseguire quei movimenti che<br />

la destra sembra già abile a dom<strong>in</strong>are. E’ certamente un altro buon motivo per apprezzare l’abilità<br />

<strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong>, <strong>in</strong> grado di svolgere gesti articolati e precisi anche con la mano secondaria. Si dice<br />

addirittura che un esercizio non sia pienamente dom<strong>in</strong>ato se non lo si sappia eseguire anche con la<br />

s<strong>in</strong>istra.<br />

La mano s<strong>in</strong>istra è storicamente conosciuta come la “mano debole” dell’uomo. In realtà, benché dal<br />

punto di vista fisico essa possa risultare meno allenata e muscolosa, causa scarso utilizzo, dal punto<br />

di vista neurologico potrebbe rivelarsi più utile della corrispettiva compagna. Probabilmente se ne<br />

accorsero già i nostri antenati, i quali associarono i <strong>giocolieri</strong>, capaci di sfruttarne le potenzialità, al<br />

diavolo. La poesia “The jugglers” del noto poeta <strong>in</strong>glese John Gay (1685-1732) com<strong>in</strong>cia con i<br />

seguenti versi:<br />

Di un giocoliere per tutta la città<br />

Si era sparsa la fama e il nome;<br />

Si sarebbe detto (a tanto si sp<strong>in</strong>geva la sua arte)<br />

Che avesse il diavolo <strong>in</strong> punta di dita.<br />

In particolare il quarto verso lascia <strong>in</strong>travedere la comune credenza dell’epoca, ovvero che l’abilità<br />

<strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong> di tenere un elevato numero di oggetti <strong>in</strong> aria fosse imputabile a qualcosa di magico o<br />

diabolico. Si spiega per quale ragione compaiano figure di <strong>giocolieri</strong> sulle carte <strong>dei</strong> Tarocchi e due<br />

fra i più famosi attrezzi orientali siano chiamati “diabolo” (o “diablo”) e “devil stick”, ovvero<br />

“bastone del diavolo”. E’ anche risaputo che il camm<strong>in</strong>o di Satana sia conosciuto come “la strada a<br />

s<strong>in</strong>istra” e che f<strong>in</strong>o al sedicesimo secolo i manc<strong>in</strong>i fossero perseguitati e messi al rogo con l’accusa<br />

di stregoneria e pratiche maligne.<br />

32


E’ ormai tempo di restituire alla s<strong>in</strong>istra la sua dignità.<br />

Studi recenti hanno suggerito che l’uomo sia <strong>in</strong> grado di utilizzare solo meno dell’uno per cento del<br />

potenziale del cervello. Scientificamente dimostrato è che la parte frontale sia divisa <strong>in</strong> due<br />

emisferi, s<strong>in</strong>istro e destro, e che quello s<strong>in</strong>istro sia quasi completamente verbale: lì risiedono il 95%<br />

<strong>dei</strong> centri del l<strong>in</strong>guaggio. Non sono <strong>in</strong>vece ancora del tutto chiare le funzioni del lato destro, quello<br />

non verbale.<br />

E’ <strong>in</strong>vece noto che l’emisfero s<strong>in</strong>istro controlli le facoltà di ragionamento e di analisi e le funzioni<br />

motorie del lato destro del corpo. Viceversa l’emisfero destro è più <strong>in</strong>tuitivo e creativo e controlla le<br />

funzioni motorie del lato s<strong>in</strong>istro del corpo, compresa la mano <strong>in</strong> questione. Si ritiene che la parte di<br />

cervello attivata per prima ogni qualvolta si impari un nuovo esercizio sia la s<strong>in</strong>istra. Robert Harsèe<br />

dichiara: “I pr<strong>in</strong>cipianti tendono ad attivare di più la parte analitica, vedendo l’attività come un<br />

procedimento logico, come la maggior parte <strong>dei</strong> tipi di apprendimento”. Dave F<strong>in</strong>nigan afferma:<br />

“L’avvic<strong>in</strong>amento alla giocoleria può <strong>in</strong>izialmente risultare stressante, poiché implica attività<br />

pert<strong>in</strong>enti all’emisfero s<strong>in</strong>istro, legate alla verbalizzazione e al conteggio”. <strong>Il</strong> professor E. J. Kiphard<br />

sostiene che i pr<strong>in</strong>cipianti utilizz<strong>in</strong>o la parte s<strong>in</strong>istra del cervello perché hanno bisogno di<br />

concentrarsi nel seguire con gli occhi i movimenti degli oggetti <strong>in</strong> aria. Julian Mount dichiara che<br />

nelle prime fasi di apprendimento della giocoleria sia il lato s<strong>in</strong>istro a compiere il lavoro, essendo i<br />

primi passi una questione di logica e numeri. Tutti e quattro concordano anche nell’affermare che<br />

l’approccio ad un nuovo esercizio di un giocoliere esperto è differente, subord<strong>in</strong>ato f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio<br />

all’emisfero destro. Queste teorie sono avvalorate da una ricerca svolta dall’università Mc Gillis nel<br />

1983, ma contrastano con l’attuale comprensione del funzionamento del cervello: il Dottor Ben Van<br />

Cranenburgh afferma, <strong>in</strong>fatti, che l’acquisizione di una capacità, come anche la giocoleria, sia una<br />

funzione dell’emisfero destro del cervello e anzi un approccio eccessivamente analitico possa<br />

rallentare o <strong>in</strong>terrompere il processo.<br />

Se ne sono accorti anche i fisioterapisti che trattano casi di dislessia <strong>in</strong>fantile. A volte <strong>in</strong>segnano al<br />

bamb<strong>in</strong>o a scrivere con la mano s<strong>in</strong>istra per attivare l’emisfero destro del cervello, il quale è<br />

appunto responsabile dell’apprendimento del l<strong>in</strong>guaggio e della verbalizzazione.<br />

Naturalmente ogni bravo giocoliere sa che prima di apprendere un esercizio è necessario analizzarlo<br />

e destrutturarlo <strong>in</strong> ogni m<strong>in</strong>ima componente. Poi, una volta averlo visualizzato <strong>in</strong> mente,<br />

semplicemente eseguirlo. Alcuni maestri consigliano addirittura di imparare a eseguire i gesti prima<br />

con la mano s<strong>in</strong>istra: il processo cognitivo potrebbe risultarne accelerato.<br />

Sembra quasi che la mano s<strong>in</strong>istra sappia <strong>in</strong>tuitivamente cosa fare. <strong>Il</strong> primo passo per<br />

l’apprendimento della giocoleria consiste nel tenere una pall<strong>in</strong>a <strong>in</strong> ogni mano e lanciarle<br />

successivamente <strong>in</strong> aria, ciascuna verso la mano opposta <strong>in</strong> modo che si <strong>in</strong>croc<strong>in</strong>o <strong>in</strong> volo.<br />

33


Generalmente il primo lancio, eseguito con la mano dom<strong>in</strong>ante, viene svolto correttamente. <strong>Il</strong><br />

secondo <strong>in</strong>vece è sostituito da un passaggio dalla mano s<strong>in</strong>istra alla mano destra. Se chiedessimo di<br />

com<strong>in</strong>ciare con la mano s<strong>in</strong>istra, questa lancerebbe la pall<strong>in</strong>a verso la mano destra, la quale<br />

compirebbe il medesimo gesto verso la s<strong>in</strong>istra, esattamente come richiesto dall’esercizio. Ad un<br />

livello più avanzato alcuni esercizi necessitano di giocolare con due pall<strong>in</strong>e <strong>in</strong> colonna con una<br />

mano e di eseguire movimenti totalmente differenti con l’altra. Ebbene, tutti coloro che utilizzano la<br />

destra come mano dom<strong>in</strong>ante compiono correttamente i movimenti della terza pall<strong>in</strong>a con la s<strong>in</strong>istra<br />

mentre <strong>in</strong>vertendo i ruoli delle mani non riescono nemmeno ad abbozzarli.<br />

Esiste comunque un fenomeno che può venire <strong>in</strong> aiuto ai <strong>giocolieri</strong> per l’apprendimento <strong>dei</strong><br />

movimenti: si tratta del transfert bilaterale. <strong>Il</strong> transfert consta nell’impiego di un’abilità <strong>in</strong><br />

applicazioni differenti da quelle per cui essa era stata appresa. Si parla di transfert bilaterale quando<br />

un’attività imparata utilizzando una parte del cervello viene impiegata per la parte del corpo cui fa<br />

riferimento l’emisfero non co<strong>in</strong>volto. Per fare <strong>in</strong> modo che ciò avvenga è necessario immagazz<strong>in</strong>are<br />

il maggior numero di <strong>in</strong>formazioni sensoriali possibili sul lato forte del cervello prima che sia <strong>in</strong><br />

grado di trasferire l’abilità sul lato debole. Si spiega perché, qualsiasi approccio si <strong>in</strong>traprenda,<br />

l’apprendimento della giocoleria segua sempre la medesima regola: provare e riprovare <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ite<br />

volte lo stesso esercizio, f<strong>in</strong>o a quando ogni movimento non diventi naturale ed automatico. La<br />

parola d’ord<strong>in</strong>e è e rimane ancora: allenamento.<br />

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Di seguito sono riportate <strong>in</strong>formazioni e curiosità legate al <strong>mondo</strong> della giocoleria, relative agli<br />

attrezzi più comuni e ad alcuni record.<br />

Attrezzi<br />

La giocoleria è strettamente collegata all’utilizzo di particolari attrezzi che con tecniche differenti<br />

vengono mantenuti <strong>in</strong> volo attraverso lanci e prese. Qui di seguito prendiamo <strong>in</strong> esame i più famosi.<br />

Kevlar: tessuto speciale ottenuto da un particolare tipo di lavorazione del carbonio. Se imbevuto di<br />

liquido <strong>in</strong>fiammabile (Paraff<strong>in</strong>a, petrolio lampante o cera liquida sono comunemente utilizzati dai<br />

<strong>giocolieri</strong>) brucia a lungo senza consumarsi.<br />

Palle o beanbegs: si tratta di pall<strong>in</strong>e di circa due centimetri di raggio e del peso medio di 125<br />

grammi. Sono realizzate <strong>in</strong> stoffe dai colori sgargianti, <strong>in</strong> pelle o materiale fosforescente. <strong>Il</strong> numero<br />

m<strong>in</strong>imo di utilizzo è tre e vengono mantenute <strong>in</strong> aria con lanci dalle traiettorie verticali o<br />

paraboliche. Gli esercizi più comuni sono: la cascata, la doccia, la zampata, le colonne e i passaggi<br />

<strong>in</strong>torno al corpo.<br />

Esistono anche palle <strong>in</strong>fuocate da utilizzarsi con guanti ignifughi, costituite da un’anima di metallo<br />

avvolta <strong>in</strong> una tela di kevlar. I materiali moderni hanno anche consentito la realizzazione di palle <strong>in</strong><br />

silicone da utilizzare facendole rimbalzare a terra, caratterizzate da una perdita di energia elastica<br />

ormai <strong>in</strong>feriore al 5%. Tale discipl<strong>in</strong>a prende il nome di bounc<strong>in</strong>g.<br />

Clave: si sono evolute da un simile attrezzo <strong>in</strong>diano, realizzato <strong>in</strong> legno, qu<strong>in</strong>di più pesante, che<br />

veniva fatto dondolare tenendolo per il pomello. Ora sono costruite <strong>in</strong> plastica, hanno forma simile<br />

a birilli, con un manico ristretto che term<strong>in</strong>a con un pomello da una parte e si allarga <strong>in</strong> un bulbo (o<br />

stomaco) dall’altra, il quale si restr<strong>in</strong>ge <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e verso il fondo. <strong>Il</strong> numero m<strong>in</strong>imo di utilizzo è tre e<br />

vengono mantenute <strong>in</strong> aria scambiandole da una mano all’altra <strong>in</strong> modo che compiano rotazioni di<br />

180°. E’ possibile eseguire la cascata, la doccia, la zampata, le colonne, giri rovesci ma anche<br />

passaggi tra le gambe e dietro la schiena o mantenerle <strong>in</strong> equilibrio sulla testa. Molto spettacolari<br />

risultano gli esercizi <strong>in</strong> coppia o a tre, con l’utilizzo di sei o più clave contemporaneamente (esercizi<br />

di pass<strong>in</strong>g).<br />

Le clave <strong>in</strong>fuocate sono dette torce e la parte opposta al pomello term<strong>in</strong>a con un avvolgimento <strong>in</strong><br />

kevlar.<br />

35


Devil stick: <strong>in</strong> italiano, bastone del diavolo. Attrezzo di orig<strong>in</strong>e c<strong>in</strong>ese, è costituito da due bacchette<br />

di legno e ricoperte <strong>in</strong> materiale gommoso per offrire maggior aderenza, da tenere ciascuna <strong>in</strong> una<br />

mano. Grazie ad esse viene fatto rimbalzare un terzo bastone, più lungo, leggermente ristretto al<br />

centro rispetto alle estremità, con un’anima <strong>in</strong> legno e una copertura di materiale aderente, spesso<br />

dai colori sgargianti. Gli esercizi più comuni sono mezzi giri e giri completi, l’elicottero, l’elica o<br />

l’elica frontale, passaggi dietro la schiena o sotto le gambe.<br />

Esistono anche devil stick <strong>in</strong>fuocati, le cui parti term<strong>in</strong>ali sono avvolte <strong>in</strong> kevlar.<br />

<strong>Il</strong> devil stick femm<strong>in</strong>ile, generalmente più lento e di facile utilizzo, è chiamati flower stick, ovvero<br />

stelo del fiore, e term<strong>in</strong>a con ritagli di stoffa colorata.<br />

Diabolo: o diablo, dal greco dia (attraverso) e bolo (tirare). Oggetto di orig<strong>in</strong>e c<strong>in</strong>ese, costituito da<br />

due calotte sferiche cave unite da un asse. I poli delle calotte sono rivolti al centro, distanziati da un<br />

perno scanalato. L’attrezzo viene utilizzato mediante due bacchette da tenere <strong>in</strong> mano, unite da un<br />

filo legato alle estremità, sul quale il diablo si mantiene <strong>in</strong> equilibrio grazie alla rotazione che gli si<br />

impartisce. Viene lanciato <strong>in</strong> aria e ripreso ma sono possibili numerose figure <strong>in</strong>torno al corpo o sul<br />

filo. I migliori <strong>giocolieri</strong> sono <strong>in</strong> grado di eseguire esercizi con due o tre diablo e di effettuare lanci<br />

e riprese successive anche con quattro e c<strong>in</strong>que.<br />

Esistono diablo <strong>in</strong>fuocati realizzati <strong>in</strong> metallo e copertura <strong>in</strong> kevlar, con la quale è realizzato anche<br />

il filo su cui viene fatto scorrere l’attrezzo.<br />

Cigar boxes: <strong>in</strong> italiano, scatole di sigari. Attrezzo di orig<strong>in</strong>e c<strong>in</strong>ese poi sviluppatosi <strong>in</strong> Giappone,<br />

costituito da leggere ma robuste scatole rettangolari. Se ne utilizzano tre, due <strong>in</strong> ciascuna mano e<br />

una terza mantenuta <strong>in</strong> volo e ripresa tra le altre due.<br />

Anelli: realizzati <strong>in</strong> plastiche colorate, anche con i due lati di differente colorazione o fosforescenti.<br />

Hanno diametro e peso variabile, vengono utilizzati <strong>in</strong> s<strong>in</strong>golo o <strong>in</strong> coppia e permettono alte cascate<br />

o colonne.<br />

Piatti: costituiti da un piatto <strong>in</strong> plastica con un centro concavo nel quale viene <strong>in</strong>serito un bastone <strong>in</strong><br />

legno che permette di mantenerli <strong>in</strong> equilibrio conferendogli una veloce rotazione. Possono essere<br />

lanciati e ripresi, ma soprattutto tenuti <strong>in</strong> equilibrio <strong>in</strong>torno al corpo nel maggior numero possibile.<br />

Catene: generalmente utilizzate <strong>in</strong>fuocate, consistono <strong>in</strong> un’anima di allum<strong>in</strong>io avvolta <strong>in</strong> kevlar,<br />

munite di una catena metallica term<strong>in</strong>ante con un’impugnatura per mezzo della quale l’attrezzo è<br />

36


tenuto <strong>in</strong> mano. Vengono utilizzate <strong>in</strong> coppia, una per ciascuna mano, e fatte roteare <strong>in</strong>torno al<br />

corpo.<br />

Esiste anche un attrezzo simile, chiamato kiwido, il quale <strong>in</strong> luogo della parte predisposta per essere<br />

<strong>in</strong>fuocata è dotato di un cusc<strong>in</strong>etto <strong>in</strong> stoffa riempito con materiale s<strong>in</strong>tetico e munito di alcuni<br />

filamenti colorati.<br />

Contact: si tratta della capacità di manipolare una palla di silicone o gomma piuttosto grande ma<br />

leggera <strong>in</strong>torno al corpo, mantenendo sempre il contatto con essa.<br />

Equilibrismo: consiste nel mantenere oggetti <strong>in</strong> equilibrio sul corpo o il corpo stesso <strong>in</strong> equilibrio,<br />

spesso eseguendo altre attività, su monocicli, grandi palle <strong>in</strong> plastica dura o scale a pioli.<br />

Fachirismo: consiste nel sottoporre il corpo a esercizi apparentemente molto dolorosi, come<br />

sdraiarsi su una superficie coperta di punte, ma che <strong>in</strong> realtà grazie ad alcune accortezze divengono<br />

sopportabili senza particolari sofferenze.<br />

Record di giocoleria<br />

Anelli<br />

N° di attrezzi Nome artista Tempo o n° di prese Data<br />

13 Albert Lucas 13 prese 2002<br />

12<br />

Anthony Gatto<br />

Albert Lucas<br />

12 prese<br />

12 prese<br />

1993<br />

1996<br />

11 Anthony Gatto 17 prese 2006<br />

10 Anthony Gatto 47 prese 2005<br />

9 Anthony Gatto 235 prese 2005<br />

8 Anthony Gatto 1 m<strong>in</strong>, 17 sec 1989<br />

7 Anthony Gatto 15 m<strong>in</strong>, 5 sec 2005<br />

37


Palle<br />

N° di attrezzi Nome artista Tempo o n° di prese Data<br />

12<br />

Bruce Sarafian<br />

Peter Bone<br />

12 prese<br />

12 prese<br />

1996<br />

2006<br />

11 Bruce Sarafian 15 prese 2001<br />

10 Bruce Sarafian 23 prese 2001<br />

9 Anthony Gatto 54 sec 2006<br />

8 Anthony Gatto 1 m<strong>in</strong>, 13 sec 2006<br />

7 Anthony Gatto 10 m<strong>in</strong>, 12 sec 2005<br />

Clave<br />

N° di attrezzi Nome artista Tempo o n° di prese Data<br />

9<br />

Bruce Tiemann<br />

Scott Sorensen<br />

Chris Fowler<br />

9 prese<br />

9 prese<br />

9 prese<br />

1996<br />

1997<br />

2003<br />

8 Anthony Gatto 16 prese 2006<br />

7 Anthony Gatto 4 m<strong>in</strong>, 23 sec 2006<br />

6 Anthony Gatto 7 m<strong>in</strong>, 38 sec 2005<br />

5 Thomas Dietz 53 m<strong>in</strong>, 21 sec 2005<br />

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“History of Juggl<strong>in</strong>g”, da wikipedia <strong>in</strong>glese:<br />

http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_juggl<strong>in</strong>g<br />

Bibliografia<br />

“A brief history of Juggl<strong>in</strong>g”, da “Juggl<strong>in</strong>g, the Art and its Artist”, di Karl-He<strong>in</strong>z Ziethen e Andrew<br />

Allen, Berl<strong>in</strong>o, 1985:<br />

http://www.juggl<strong>in</strong>g.org/books/artists/history.html<br />

“Research <strong>in</strong> Juggl<strong>in</strong>g History”, del professor Artur Lewbel, novembre 1995, revisionato nel marzo<br />

2002:<br />

http://www2.bc.edu/~lewbel/jugweb/history-1.html<br />

“The science of juggl<strong>in</strong>g”, di Peter J. beek e Artur Lewbel, dalla rivista “Scientific American”,<br />

novembre 1995, volume 273, numero 5, pag<strong>in</strong>e 92-97:<br />

http://www2.bc.edu/~lewbel/jugweb/science-1.html<br />

“List of numbers jugg<strong>in</strong>g records”, da JIS Committee on Numbers Juggl<strong>in</strong>g, 2 maggio 2007:<br />

http://www.juggl<strong>in</strong>g.org/b<strong>in</strong>/mfs/JIS/records/records.html<br />

“Giocoleria”, da Wikipedia italiana:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Giocoleria<br />

“AAA, robot giocoliere cercasi”, dalla rivista “Juggl<strong>in</strong>g megaz<strong>in</strong>e”, numero 0, pag<strong>in</strong>a 11:<br />

http://www.juggl<strong>in</strong>gmagaz<strong>in</strong>e.it/new/<strong>in</strong>dex.php?id=289<br />

“Parità di rovesci per la mano s<strong>in</strong>istra”, dalla rivista “Juggl<strong>in</strong>g megaz<strong>in</strong>e”, numero 1, pag<strong>in</strong>a 8:<br />

http://www.juggl<strong>in</strong>gmagaz<strong>in</strong>e.it/new/<strong>in</strong>dex.php?id=90#87<br />

“Ra<strong>in</strong>er Maria Rilke”, da Wikipedia italiana:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Rilke<br />

“Only connect”, di Mar<strong>in</strong>a Spiazzi e Mar<strong>in</strong>a Tavella, seconda edizione, Zanichelli editore, pag<strong>in</strong>e<br />

G102-G103.<br />

“Dal testo alla storia, dalla storia al testo”, di Guido Baldi e Silvia Giusso, editore Paravia, volume<br />

G, pag<strong>in</strong>e 22-23-24-25-26-81-90-91-92-109-110-111-112-113-114-115.<br />

“Attivamente”, di Crist<strong>in</strong>a Bughetti e Massimo Lambert<strong>in</strong>i, editore Clio, pag<strong>in</strong>e 128-129-130-131.<br />

“Storia e antologia della letteratura”, di Giorgio Barbieri Squarotti e Giacomo Amoretti, editore<br />

Atlas, volume 5, pag<strong>in</strong>a 310.<br />

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Indice degli argomenti<br />

Introduzione – Perché 360° ? 2<br />

Un po’ di storia 3<br />

La giocoleria nell’era moderna 7<br />

<strong>Il</strong> clown 7<br />

<strong>Il</strong> giocoliere nella letteratura italiana… 9<br />

…and <strong>in</strong> English literature 12<br />

Dall’arte della giocoleria alla giocoleria nell’arte 15<br />

La fisica <strong>dei</strong> <strong>giocolieri</strong> 21<br />

Coord<strong>in</strong>azione 30<br />

E la s<strong>in</strong>istra??? 32<br />

Attrezzi 35<br />

Record 37<br />

Bibliografia 39<br />

40

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