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Sacrifici ok, con vera spending review - Unione Commercianti di ...

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Scarsa <strong>con</strong>oscenza della pensione futura e <strong>di</strong>s<strong>con</strong>tinuità<br />

dei percorsi lavorativi accres<strong>con</strong>o le paure. Il 39,4% degli<br />

occupati <strong>di</strong> 18-34 anni ha un percorso <strong>con</strong>tributivo<br />

intermittente. E adesso l’allarme riguarda anche i <strong>di</strong>pendenti<br />

pubblici: il 21,4% teme <strong>di</strong> perdere il lavoro, il 24,1% <strong>di</strong> finire nel<br />

precariato.<br />

La pensione fa paura. I giovani lavoratori italiani (18-34 anni)<br />

credono che quando andranno in pensione rice<strong>vera</strong>nno un assegno<br />

pari in me<strong>di</strong>a al 53,6% del loro red<strong>di</strong>to da lavoro. E il 30% <strong>di</strong><br />

essi si aspetta una pensione <strong>di</strong> base inferiore alla metà del red<strong>di</strong>to<br />

attuale. Preoccupati da una vecchiaia da trascorrere in ristrettezze<br />

e<strong>con</strong>omiche (39%), sono <strong>con</strong>sapevoli <strong>di</strong> dover integrare la<br />

pensione pubblica <strong>con</strong> qualche forma <strong>di</strong> risparmio: titoli mobiliari<br />

(38,8%), il mattone (19%) e la previdenza complementare<br />

(17,4%). È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis<br />

per la Covip (Commissione <strong>di</strong> vigilanza sui fon<strong>di</strong> pensione).<br />

Tra i giovani lavoratori non aderenti alla previdenza complementare,<br />

il 36% è <strong>di</strong>sposto a farlo, anche se ora preferisce aspettare.<br />

Quando si pensa alla pensione, a prevalere è la paura: <strong>di</strong> perdere<br />

il lavoro e non riuscire a versare i <strong>con</strong>tributi (34,3%), o <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

precari e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> poter versare i <strong>con</strong>tributi solo in modo<br />

saltuario (32,7%). Già oggi il 39,4% dei giovani lavoratori ha un<br />

percorso <strong>con</strong>tributivo <strong>di</strong>s<strong>con</strong>tinuo a causa <strong>di</strong> lavori precari o impieghi<br />

senza versamenti pensionistici.<br />

Rassegnati (e s<strong>con</strong>tenti) a lavorare più a lungo. Solo il 23,5% dei<br />

lavoratori italiani ritiene che andrà in pensione all’età desiderata.<br />

Il 25% dei lavoratori pensa che andrà in pensione dopo i<br />

70 anni. Ne è <strong>con</strong>vinto il 25,7% degli occupati maschi e il 23,6%<br />

delle donne, il 34% dei lavoratori autonomi, il 23,4% dei <strong>di</strong>pendenti<br />

privati e il 14,5% degli impiegati pubblici. Pensa che andrà<br />

in pensione tra i 67 e i 69 anni il 18,2% dei lavoratori: il 19,9% tra<br />

i maschi e il 16,4% tra le donne. Ma solo il 5,2% dei lavoratori maschi<br />

e il 3,4% delle donne vorrebbero andare in pensione dopo i<br />

70 anni. Il 31,2% desidererebbe andare in pensione ad<strong>di</strong>rittura<br />

prima dei 60 anni (il 25,9% dei maschi e il 37,5% delle donne), il<br />

46% tra 60 e 63 anni (il 46,5% dei maschi e il 45,6% delle donne)<br />

e solo il 10% degli autonomi vorrebbe andare in pensione dopo<br />

i 70 anni, così come il 2,5% dei <strong>di</strong>pendenti privati e il 2,1% degli<br />

impiegati pubblici. Voglia <strong>di</strong> fuggire dal proprio lavoro e voglia <strong>di</strong><br />

longevità attiva si saldano nel generare un’insod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong>ffusa<br />

rispetto al prolungamento dell’età pensionabile. La pensione<br />

è stata a lungo percepita dagli italiani come un’opportunità per<br />

fare finalmente altro, lo strumento per spezzare la rigi<strong>di</strong>tà della<br />

vita lavorativa. Adesso nella percezione collettiva queste <strong>con</strong>vinzioni<br />

non ci sono più.<br />

Posto fisso, pensione sicura? Ora anche i <strong>di</strong>pendenti pubblici<br />

cominciano a temere. Pensando alla pensione futura, anche il<br />

21,4% dei <strong>di</strong>pendenti pubblici teme <strong>di</strong> perdere il lavoro e <strong>di</strong> non<br />

riuscire a versare i <strong>con</strong>tributi, il 24,1% <strong>di</strong> finire nel precariato e<br />

<strong>di</strong> poter versare i <strong>con</strong>tributi solo in modo intermittente, il 21,3%<br />

ha paura <strong>di</strong> non avere abbastanza red<strong>di</strong>to per finanziare forme<br />

20 febbraio 2013<br />

RUBRICA ENASCO<br />

LE PENSIONI DI DOMANI<br />

FANNO PAURA<br />

integrative della pensione pubblica. Pur meno preoccupati dei<br />

<strong>di</strong>pendenti privati (tra i quali il 40,8% teme <strong>di</strong> perdere il lavoro<br />

e il 24,5% <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare precario), tuttavia colpisce questa nuova<br />

inquietu<strong>di</strong>ne che coinvolge anche i <strong>di</strong>pendenti pubblici, antichi<br />

alfieri del posto fisso. Complessivamente, il 34% dei lavoratori<br />

pubblici, privati e autonomi teme <strong>di</strong> perdere il lavoro e <strong>di</strong> rimanere<br />

senza <strong>con</strong>tribuzione, il 25% <strong>di</strong> finire nella precarietà <strong>con</strong><br />

una <strong>con</strong>tribuzione <strong>di</strong>s<strong>con</strong>tinua, il 20% <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>fficoltà a finanziarsi,<br />

oltre la pensione pubblica, forme integrative del red<strong>di</strong>to,<br />

come la previdenza complementare.<br />

Previdenza complementare: <strong>con</strong>oscenza scarsa, fiducia poca.<br />

Non ci sono preclusioni ideologiche rispetto alla previdenza<br />

complementare, visto che il 42% dei lavoratori <strong>con</strong>sidera il sistema<br />

previdenziale misto, fatto <strong>di</strong> pubblico (pensione <strong>di</strong> base)<br />

e privato (pensione complementare), come il più sicuro. Il 40%<br />

ritiene invece più affidabile il sistema pubblico, il 18% quello<br />

privato. La quota <strong>di</strong> lavoratori che vede nel sistema misto il modello<br />

più sicuro è maggiore tra gli autonomi (il 47%), piuttosto<br />

che tra gli impiegati pubblici (32%). Il sistema pubblico è quello<br />

preferito dai <strong>di</strong>pendenti pubblici, mentre il privato puro trova<br />

l’accordo <strong>di</strong> una quota molto più elevata tra gli autonomi. Ma la<br />

<strong>con</strong>oscenza della previdenza complementare è scarsa: sono 16<br />

milioni i lavoratori che non hanno idea <strong>di</strong> come funzioni. Tra i<br />

motivi della scelta <strong>di</strong> non aderire alla previdenza complementare,<br />

il 41% <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non poterselo permettere, il 28% non si fida<br />

<strong>di</strong> questi strumenti, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare<br />

alla pensione, il 9% preferisce lasciare il Tfr in azienda. Particolarmente<br />

bassa è la fiducia dei lavoratori autonomi, tra i quali il<br />

35% <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non aderire perché non si fida degli strumenti <strong>di</strong><br />

previdenza complementare, percentuale che scende al 26,5% tra<br />

i <strong>di</strong>pendenti pubblici e al 26,3% tra quelli privati. Oltre al fattore<br />

e<strong>con</strong>omico, quin<strong>di</strong>, la scarsa <strong>di</strong>ffusione della previdenza complementare<br />

<strong>di</strong>pende dalle voragini informative e dalla ridotta<br />

fiducia nei soggetti che attualmente offrono gli strumenti <strong>di</strong> previdenza<br />

complementare.<br />

Un Paese <strong>di</strong> «analfabeti finanziari» (compresi i laureati). Il 47%<br />

dei lavoratori italiani non è in grado <strong>di</strong> comprendere gli effetti<br />

dell’interesse composto sul capitale in un normale <strong>con</strong>to corrente,<br />

il 49% non sa come varia il potere d’acquisto del proprio<br />

red<strong>di</strong>to a fronte dell’incremento dei prezzi (cioè non capisce gli<br />

effetti dell’inflazione), il 47% non è <strong>con</strong>sapevole che l’acquisto <strong>di</strong><br />

azioni è più rischioso dell’acquisto <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> un fondo comune<br />

d’investimento. Circa 11 milioni <strong>di</strong> lavoratori non <strong>con</strong>os<strong>con</strong>o<br />

aspetti finanziari basic (come gli interessi sul capitale, l’inflazione,<br />

la rischiosità degli investimenti) o hanno una competenza<br />

molto ridotta. Stu<strong>di</strong>are e<strong>con</strong>omia all’università aiuta poco in<br />

questo caso, visto che il 30,6% dei lavoratori laureati <strong>con</strong> stu<strong>di</strong><br />

in e<strong>con</strong>omia non <strong>con</strong>osce gli effetti degli interessi sul capitale,<br />

quin<strong>di</strong> il funzionamento <strong>di</strong> un investimento, il 39,2% non ha cognizione<br />

<strong>di</strong> come funziona l’inflazione, dell’impatto sul proprio<br />

red<strong>di</strong>to e sul potere d’acquisto, e il 16% non sa che l’acquisto <strong>di</strong><br />

azioni <strong>di</strong> un’azienda è più rischioso dell’acquisto <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> un<br />

fondo comune d’investimento.

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