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Le due anime del cardinale Lercaro

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vescovi tradizionalisti si identificarono nella persona <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong><br />

spagnolo Arcadio Larraona, presidente <strong>del</strong>la commissione liturgica.<br />

Quasi contemporaneamente, entrò nel gruppo dei porporati che<br />

studiavano — in modo non ufficiale e ai margini <strong>del</strong> Concilio —<br />

i temi <strong>del</strong>l'evangelizzazione e <strong>del</strong>la povertà <strong>del</strong>la chiesa. A differenza<br />

di quello <strong>del</strong>la liturgia — che si sapeva sarebbe divenuto uno<br />

dei principali nodi <strong>del</strong> Concilio — questo tema era destinato ad<br />

assumere un'importanza non meno grande. Essendo nell'impossibilità<br />

di seguire contemporaneamente <strong>due</strong> gruppi di lavoro tanto impegnativi,<br />

decise di far uscire Dossetti dalla clausura e di portarlo<br />

a Roma per inserirlo nel gruppo che studiava il tema <strong>del</strong>l'evangelizzazione.<br />

Pur desiderando partecipare al Concilio, Dossetti accettò non<br />

senza travaglio, perché si trovava in una posizione non facile. Non<br />

aveva voluto incarichi in curia, preferendo vivere ritirato nell'eremo<br />

<strong>del</strong>l'abbazia di Monteveglio, vicino a Bologna, per dedicarsi alla<br />

preghiera e allo studio. Lo stesso <strong>Le</strong>rcaro evitava di coinvolgerlo<br />

perché rispettava il suo desiderio di vivere isolato e perché sapeva<br />

che il clero bolognese non lo gradiva. Era rispettato, ma riguardato<br />

con una certa diffidenza mista a ostilità perché non era uscito dal<br />

seminario. Alcuni sacerdoti dicevano apertamente: « Essere dotti<br />

non basta. Bisogna essere anche umili ». Una dote, questa, che pochi<br />

gli riconoscevano.<br />

Dopo essere riuscito a impegnarlo nella fase preparatoria — durante<br />

la quale aveva contribuito più di ogni altro alla formulazione<br />

<strong>del</strong>la linea che avrebbe seguito a Roma la chiesa bolognese — <strong>Le</strong>rcaro<br />

non lo aveva incluso nella <strong>del</strong>egazione 35 , né tra gli accompagnatori<br />

e gli invitati. Quell'esclusione, forse non casuale, lo aveva profondamente<br />

amareggiato, anche se non aveva mosso un dito per<br />

avere un biglietto per Roma. Con quella imprevista chiamata in<br />

extremis, poteva entrare in Concilio dopo avere rischiato l'esclusione<br />

dall'avvenimento che aveva sognato per tutta la vita.<br />

Con l'arrivo di Dossetti, <strong>Le</strong>rcaro poté dedicarsi interamente alla<br />

riforma liturgica, anche se impiegava buona parte <strong>del</strong>la giornata per<br />

attività e pratiche non proprio conciliari, come risulta dalle lettere<br />

inviate ai « figli » 36 .<br />

Esiste un non piccolo contrasto tra i <strong>due</strong> impegni ed è difficile<br />

capire come potesse seguire, con lo stesso spirito, problemi così<br />

diversi, soprattutto in considerazione <strong>del</strong> fatto che all'interno <strong>del</strong>la<br />

commissione per la liturgia il clima era molto pesante e notevole<br />

l'impegno richiesto. A tutti i padri conciliari era comune la consapevolezza<br />

che non erano in gioco modeste o importanti modifiche<br />

alle rubriche liturgiche, ma il rinnovamento <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la<br />

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