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Le due anime del cardinale Lercaro

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ati ». Dossetti era spiritualmente e culturalmente pronto all'appuntamento<br />

con la storia. Ma era convinto di vivere in tempi provvidenziali,<br />

più ancora che storici. L'avvenimento era irripetibile e l'occasione<br />

non poteva assolutamente andare sprecata. Se fosse passato<br />

invano quel momento, si sarebbero dovuti attendere secoli, almeno<br />

tanti quanti erano trascorsi dal Concilio tridentino. Perché il<br />

discorso, a suo parere, andava ripreso da quel punto per superarlo.<br />

Ma nel momento in cui pensava intensamente al Concilio, si chiese<br />

cosa sarebbe stato se a gestirlo non fossero stati i vescovi, ma i porporati<br />

<strong>del</strong>la curia romana. Nelle loro mani sarebbe divenuto una cerimonia<br />

rituale. Un simile Concilio non solo non sarebbe stato utile, ma<br />

dannoso perché avrebbe soffocato per sempre le voci che si levavano<br />

dal seno <strong>del</strong>la chiesa per invocare una grande riforma.<br />

I cattolici bolognesi, secondo Dossetti, non avrebbero dovuto comunque<br />

mancare all'appuntamento. Ma se vi fossero arrivati e in<br />

quanti non lo poteva prevedere. Certamente il cammino avrebbe<br />

potuto essere più breve e agevole se il loro pastore li avesse guidati,<br />

marciando in testa. Ma <strong>Le</strong>rcaro, che non aveva sentito il richiamo<br />

<strong>del</strong> Concilio, avrebbe indicato ai fe<strong>del</strong>i la strada da seguire?<br />

Giovanni XXIII rimprovera <strong>Le</strong>rcaro<br />

Nei quattro anni trascorsi tra l'annuncio e l'apertura <strong>del</strong> Concilio,<br />

<strong>Le</strong>rcaro compì una lunga traversata <strong>del</strong> deserto, <strong>del</strong>la quale<br />

non si conoscono esattamente le tappe. Come risulta dagli atti ufficiali<br />

<strong>del</strong>la curia, per tutto il 1959 ignorò il Concilio. Proseguì, invece,<br />

lungo la linea <strong>del</strong> disimpegno politico. Unica eccezione l'infelice<br />

discorso di Chicago. Pur essendo contrario all'ingresso <strong>del</strong> PSI nell'area<br />

di governo, non intervenne più sull'argomento. Si limitò a<br />

far riprodurre sul « Bollettino » la nota « Cattolici e socialisti »,<br />

apparsa il 6 gennaio su « L'Osservatore Romano » che terminava<br />

con la frase — ripresa dalla Quadragesimo anno di Pio XI — « nessuno<br />

può essere buon cattolico ad un tempo e vero socialista ».<br />

Non partecipò neppure, anche se la condivise almeno inizialmente,<br />

alla campagna intimidatoria contro quei cattolici — Aldo Moro<br />

e Fanfani, in particolare — che si battevano per l'apertura di un<br />

dialogo con il PSI. L'intervento <strong>del</strong>la curia romana fu particolarmente<br />

pesante, ma inutile perché Giovanni XXIII era favorevole<br />

alla formula <strong>del</strong> centro-sinistra 9 .<br />

Deciso com'era a voler lasciare sbiadire la vecchia immagine <strong>del</strong><br />

<strong>cardinale</strong>-don Camillo, anche in occasione <strong>del</strong>le amministrative <strong>del</strong><br />

1960 si limitò a invitare i parroci a leggere il documento <strong>del</strong>la CEI.<br />

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