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Le due anime del cardinale Lercaro

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<strong>del</strong>la distensione, prima o poi, avrebbe finito per prevalere e che<br />

uomini nuovi stavano per salire alla ribalta <strong>del</strong>la storia proprio per<br />

dare una risposta all'angosciata domanda di pace <strong>del</strong>l'umanità.<br />

Una domanda che, anche se non in modo palese, saliva dalla<br />

stessa comunità cattolica bolognese all'interno <strong>del</strong>la quale alcuni<br />

gruppi erano più sensibili di <strong>Le</strong>rcaro. Da tempo si erano pronunciati<br />

per la distensione gli uomini <strong>del</strong>la sinistra DC che facevano capo<br />

alla rivista « Il Risveglio » di Marchiani. All'indomani <strong>del</strong> discorso<br />

di Chicago, Luciano Brunetti plaudì all'incontro USA-URSS e scrisse:<br />

« Questo è il momento di non lasciarsi sfuggire la pace » 3 .<br />

Anche se, in quei giorni, le parole distensione e dialogo ricorrevano<br />

continuamente nei discorsi dei leader d'oriente e d'occidente,<br />

<strong>Le</strong>rcaro continuava a considerare impossibile il dialogo con il mondo<br />

marxista. Con queste idee, nell'ottobre 1958 entrò in conclave.<br />

Quel conclave dal quale sarebbe uscito il « papa buono » favorevole<br />

alla distensione.<br />

Non si può certo dire che Angelo Giuseppe Roncalli fosse l'uomo<br />

che <strong>Le</strong>rcaro avrebbe desiderato vedere ascendere alla cattedra di<br />

Pietro. Da lui si sentiva lontanissimo da tutti i punti di vista. Pare<br />

che non gradisse addirittura la sua compagnia. Disse al suo segretario<br />

alla vigilia <strong>del</strong> conclave: « Fammi il favore, non prenotare sul<br />

rapido di Venezia, non vorrei viaggiare con quel seccatore di Roncalli<br />

» 4 .<br />

Anche se vi andarono con treni diversi, a Roma si trovarono<br />

uno accanto all'altro. Anzi, uno di fronte all'altro, anche se sarebbe<br />

più esatto dire uno contro l'altro. Il conclave si divise sui loro<br />

nomi. A Roncalli andarono i voti dei cardinali che avvertivano<br />

l'esigenza di un cambiamento. A <strong>Le</strong>rcaro quelli dei pacelliani. Sia<br />

pure per pochi voti, prevalse la parte cosiddetta progressista. E<br />

Giovanni XXIII, non c'è dubbio, onorò sino in fondo il mandato<br />

ricevuto.<br />

Il nuovo papa cominciò a cambiare le cose sin dai primi giorni,<br />

quasi avesse fretta di ricuperare il tempo perduto. La chiesa era<br />

ripiegata su se stessa, arroccata in difesa attorno all'autorità <strong>del</strong><br />

pontefice e quasi tagliata fuori dal mondo reale, con il quale i rapporti<br />

erano difficili e al limite <strong>del</strong>l'incomprensione. Anche se sapeva,<br />

come sanno tutti i cattolici, che la chiesa è di Cristo e che<br />

le fondamenta dottrinarie sono eterne, non poteva non prendere<br />

atto dei segni di crisi che minavano la sua struttura visibile. Avvertiva<br />

pure i sintomi <strong>del</strong> male oscuro che la tormentava, anche se<br />

non erano in discussione i principi. Una chiesa in crisi non avrebbe<br />

potuto aiutare un mondo in crisi. Il papa era troppo buon pastore<br />

d'<strong>anime</strong> per non sapere che la chiesa avrebbe potuto aiutare il<br />

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