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Le due anime del cardinale Lercaro

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citava i cattolici a « costituire un valido argine » al pericolo rosso.<br />

Quanto alla scomparsa di Pio XII, la sua prima impressione fu<br />

che quel vuoto fosse incolmabile. Come molti cattolici, si chiese<br />

come si sarebbe potuto affrontare il futuro senza l'uomo considerato<br />

un papa-dio. Ma, passato il primo momento, quella morte gli<br />

pose meno problemi di quanto si possa pensare. Se mai, il problema<br />

era quello di far salire sulla cattedra di Pietro un papa capace<br />

di garantire la continuità <strong>del</strong>la linea pacelliana.<br />

Anche se già in crisi, quella linea andava difesa. Di qui la necessità<br />

di una scelta precisa. Per questo si interrogò a lungo per capire<br />

chi fosse l'uomo adatto. Alla fine, consapevole più dei propri meriti<br />

che non dei limiti, si convinse di essere uno dei papabili, se non<br />

il solo. Se fosse stato scelto, si sentiva pronto. Aveva scelto anche<br />

il nome. « Benedetto decimosesto », rispose senza esitazioni quando<br />

alcuni esponenti <strong>del</strong>l'Azione cattolica bolognese gli chiesero come<br />

si sarebbe chiamato, se fosse stato eletto. Benedetto XIV e XV<br />

erano stati gli ultimi papi bolognesi 1 .<br />

È inutile cercare di individuare oggi quella che avrebbe potuto<br />

essere la linea di un eventuale pontificato lercariano anche se, forse,<br />

non si sarebbe discostata da quella di Pio XII. Una conferma in<br />

questo senso viene dal discorso che pronunciò in S. Pietro in memoria<br />

<strong>del</strong> papa scomparso. Dopo un pontificato « religioso e pastorale<br />

» si sarebbe dovuto proseguire sulla linea <strong>del</strong>la chiesa trionfante,<br />

non essendo necessaria alcuna riforma. Difese l'operato di<br />

Pio XII, attribuendogli il merito di avere conseguito la « pacificazione<br />

nella giustizia e nella carità », senza avvertire che quel disegno<br />

era fallito 2 . Ma soprattutto senza avvertire i segni nuovi che salivano<br />

all'interno <strong>del</strong>la chiesa e <strong>del</strong>la società.<br />

L'« Europa cristiana » vagheggiata da Pio XII — che avrebbe<br />

dovuto nascere con il sostegno dei partiti cattolici, collocati in una<br />

posizione interclassista e intermedia tra destra e sinistra — non<br />

solo non era nata, ma era morta come idea. Per questo la chiesa<br />

aveva dovuto accettare il Patto atlantico e i principii <strong>del</strong>la guerra<br />

fredda e <strong>del</strong>l'equilibrio <strong>del</strong> terrore atomico. Evidentemente non<br />

aveva avvertito, alla fine degli anni Cinquanta, che era iniziato un<br />

lento, ma graduale mutamento di clima politico internazionale e<br />

che un comune desiderio di cambiamento animava gli uomini di<br />

tutti i continenti. Quel desiderio, quella comune esigenza ancora<br />

non palese, ma avvertibile, aveva un nome: distensione. La strada<br />

obbligata da percorrere, se si voleva la pace, era quella.<br />

È noto quale fosse il pensiero di <strong>Le</strong>rcaro in merito. L'infelice<br />

dichiarazione di Chicago, quando condannò l'incontro Kruscev-Eisenhower,<br />

dice molto. Dice che non aveva avvertito che la politica<br />

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