Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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dare alla meglio la sicurezza che il voto dei bolognesi aveva incrinato.<br />
La prima occasione che gli si presentò per tentare di ravvivare<br />
la languente crociata, fu l'insurrezione <strong>del</strong> popolo ungherese per<br />
riconquistare la libertà, nell'ottobre 1956. Fece parare a lutto le<br />
chiese e ordinò che per una settimana le campane suonassero a<br />
morto alle ore 18.<br />
Il 4 novembre, in una Notificazione, scrisse: « A tutti i battezzati<br />
che in qualche modo hanno fino ad ora appoggiato col loro schieramento,<br />
con la connivenza e la simpatia, il Comunismo responsabile<br />
<strong>del</strong> massacro di un popolo, violatore armato <strong>del</strong>la libertà religiosa<br />
e civile, chiedo, interprete <strong>del</strong> supremo appello dei giovani<br />
studenti e degli operai ungheresi massacrati, un riesame coscienzioso<br />
<strong>del</strong>la loro posizione » 150 . Il 7 novembre, al termine di una messa<br />
celebrata per gli ungheresi caduti combattendo contro i carri armati<br />
sovietici, disse: « Occorre che il Comunismo resti isolato e sia<br />
posto ai margini <strong>del</strong>la vita degli uomini liberi; occorre che i cristiani<br />
superino il facile complesso di inferiorità dal quale si sono<br />
lasciati sorprendere di fronte alla prepotenza comunista. L'ora è<br />
venuta ed è questa: in cui ogni convivenza è impossibile tra la<br />
luce e le tenebre ». Invitò anche a pregare perché i comunisti potessero<br />
riuscire « a svincolarsi dall'errore, a disintossicarsi dall'odio,<br />
ad aspirare ancora ad un'umana e cristiana fraternità » 151 .<br />
Poi fece sapere che non si sarebbe più incontrato con Dozza e<br />
che non gli avrebbe dato la mano, se lo avesse incontrato, perché,<br />
parlando in consiglio comunale — dove il PCI era rimasto solo a<br />
difendere i carri armati sovietici — non aveva solidarizzato con il<br />
popolo ungherese.<br />
Nessun vescovo italiano, in quell'occasione, aveva usato quei toni<br />
e quei sistemi. In altra occasione ancora <strong>Le</strong>rcaro si mostrò più zelante<br />
dei suoi confratelli. Fu il 3 marzo 1958, quando si recò a<br />
Prato in segno di solidarietà con il vescovo locale, Pietro Fior<strong>del</strong>li,<br />
incorso in una disavventura giudiziaria. Avendo chiamato « pubblici<br />
concubini » i coniugi Mauro Ballandi e Loriana Nunzianti, sposati<br />
con rito civile, era stato denunciato e condannato dal tribunale di<br />
Firenze. Prima di partire, aveva espresso un duro giudizio sulla<br />
magistratura fiorentina e condannato tutte le battaglie laiciste. Aveva<br />
pure disposto che le chiese venissero parate a lutto e che per<br />
una settimana le campane suonassero a morto alle ore 18.<br />
Quello per Fior<strong>del</strong>li fu l'ultimo gesto clamoroso di <strong>Le</strong>rcaro. Anche<br />
se non mancarono eccezioni, come l'infelice discorso di Chicago<br />
nel 1959, la sua azione si fece più riservata. Evidentemente in quegli<br />
anni si accentuò il processo autocritico. Doveva essersi accorto<br />
che crepe preoccupanti si erano aperte all'interno <strong>del</strong>la chiesa. Co-<br />
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