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Le due anime del cardinale Lercaro

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Non è stata una fatica lieve, anche se mi erano noti i personaggi<br />

e le vicende descritte. Avendo iniziato la professione giornalistica<br />

all'indomani <strong>del</strong>la Liberazione — anno 1945, dopo avere fatto la<br />

Resistenza — ho vissuto come spettatore di prima fila tutti gli<br />

avvenimenti che rivivono in queste pagine. E di quelli ho dato la<br />

mia versione nei giornali dove ho lavorato e, in particolare, nell'«<br />

Avanti! ».<br />

La fatica non è stata lieve perché — pur non rinnegando una<br />

riga di quanto scritto allora — mi sono sforzato di rivedere e riconsiderare<br />

quegli avvenimenti con occhio e animo più distaccati.<br />

Non dico più sereni perché mi considero un giornalista onesto, anche<br />

se di parte. Sono sempre stato e sono laico e socialista.<br />

Ma la difficoltà maggiore è stata un'altra. Accedere alle fonti<br />

d'informazioni è stato un grosso problema. Non ho potuto vedere i<br />

documenti <strong>del</strong>la prefettura <strong>del</strong>l'epoca. Poco — a causa <strong>del</strong> disordine<br />

burocratico — ho trovato negli archivi comunali. Nulla è<br />

uscito da quelli <strong>del</strong>la curia, dove alcuni avevano la tentazione di<br />

rispondere alle mie domande: « <strong>Le</strong>rcaro chi? ». Meno che mai ho<br />

potuto mettere gli occhi sulle carte private di <strong>Le</strong>rcaro. Sono sparite<br />

e si sussurra che siano in Svizzera.<br />

Difficoltà enormi ho dovuto affrontare quando ho chiesto di incontrarmi,<br />

per un colloquio, con esponenti <strong>del</strong> mondo cattolico. Alcuni<br />

hanno lasciato cadere la richiesta, come se neppure l'avessi<br />

rivolta. Altri si sono concessi a fatica. Altri ancora mi hanno chiesto<br />

pregiudizialmente di conoscere le linee portanti <strong>del</strong> lavoro e le<br />

conclusioni, non intendendo dare un contributo a un libro che<br />

avrebbe potuto logorare come esaltare l'immagine di <strong>Le</strong>rcaro.<br />

Perché l'aspetto più incredibile <strong>del</strong>la vicenda è proprio questo.<br />

Se alcuni cattolici sono rimasti fe<strong>del</strong>i al defunto <strong>cardinale</strong>, altri<br />

— i più — preferiscono ignorarlo. Come ha fatto Giovanni Paolo II<br />

nel maggio 1982, in occasione <strong>del</strong>la sua visita a Bologna.<br />

Non posso dire — ora che questo lavoro è concluso — che il<br />

personaggio mi appaia diverso da quello che conoscevo. Non credo<br />

di avere patteggiato per lui, come capita spesso in simili casi. Spesso<br />

il biografo si innamora <strong>del</strong> personaggio. Ho cercato di entrare nel<br />

suo modo di pensare, di capirlo nei risvolti <strong>del</strong>l'animo e ho vissuto<br />

con lui la sua tormentata vicenda personale. Ho anche condiviso<br />

la penosa agonia spirituale degli ultimi anni <strong>del</strong>la sua vita, ma non<br />

posso dire che abbia lasciato un segno in me.<br />

Mi ha sorpreso, infine, il tono di grande sufficienza di molti<br />

cattolici quando mi parlavano <strong>del</strong> loro ex pastore e <strong>del</strong>la sua anima.<br />

Solo che ho avuto la sensazione che tutti, pur parlando <strong>del</strong>lo<br />

stesso uomo, non parlassero <strong>del</strong>la stessa anima. Per alcuni era una<br />

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