Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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are di batterla ora combattendo su <strong>due</strong> fronti?<br />
A Pedrazzi diede una risposta, dieci anni dopo, Degli Esposti,<br />
quando era ancora dossettiano. « Fu semmai la DC come partito, »<br />
scrisse « almeno nelle sue dirigenze, che strumentalizzò Dossetti;<br />
e lo strumentalizzò proprio nella misura in cui alcuni o molti uomini<br />
<strong>del</strong>la DC e <strong>del</strong> mondo cattolico non credevano, e non credettero mai,<br />
alla verità <strong>del</strong>la proposta dossettiana » 128 .<br />
Bologna sbattezzata dice no a <strong>Le</strong>rcaro<br />
Dopo avere avuto il placet <strong>del</strong>la DC, Dossetti si mise ufficialmente<br />
al lavoro, anche se la sua macchina elettorale funzionava da<br />
tempo. Installò il quartier generale in uno stabile di piazza Calderini<br />
e si circondò di uno staff molto qualificato. Tra i bolognesi vi<br />
erano Pedrazzi, Ardigò, F.E. Pecci e G.B. Cavallaro, mentre da<br />
Roma erano arrivati Bartolo Ciccardini e Franco Maria Malfatti.<br />
L'organizzazione <strong>del</strong>la campagna elettorale fu esemplare e perfetta.<br />
L'uso dei documentati cinematografici e gli incontri con i cittadini<br />
nei rioni e con i rappresentanti <strong>del</strong>le categorie, se non erano mezzi<br />
nuovissimi, erano certo insoliti per quegli anni.<br />
Al termine degli incontri fu predisposto un programma articolato<br />
in <strong>due</strong> documenti: « Bologna a una svolta » e il « Libro bianco<br />
su Bologna ». Il primo era il programma elettorale <strong>del</strong>la DC, con<br />
le indicazioni <strong>del</strong>le esigenze <strong>del</strong>la città. Il secondo rappresentava il<br />
primo tentativo di tracciare un piano globale di sviluppo cittadino<br />
in un arco di tempo molto vasto. Da anni si attendeva che un simile<br />
documento venisse prodotto dalla sinistra — sostenitrice di<br />
una programmazione pluriennale — e invece giunse, inatteso, il documento<br />
di Dossetti. Anche se aveva limiti vistosi, perché risentiva<br />
<strong>del</strong> pesante clima elettorale, rappresentò un contributo di idee e di<br />
studio, quel contributo che la sinistra non era stata in grado di dare<br />
perché la sua cultura socio-urbanistica era in ritardo 129 .<br />
Più che un piano per Bologna, il « Libro bianco » fu <strong>due</strong> cose<br />
diverse. Sicuramente fu un programma imposto a un partito la cui<br />
caratteristica era quella di non avere mai avuto un programma.<br />
Inoltre era o poteva essere un trattato che indicava una nuova metodologia<br />
in tema di ricerca dei problemi di una comunità urbana.<br />
Rappresentava forse « il rilancio e il sopravanzo degli aspetti socioculturali<br />
e spirituali su quelli politico-politici », come sostiene Ardigò,<br />
ma non conteneva idee rivoluzionarie per lo sviluppo di Bologna<br />
130 . Certamente non era nuova la proposta <strong>del</strong>la Casa comunale<br />
di quartiere, la grande idea di Dossetti. Il decentramento am-<br />
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