Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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forma e che guardava alla sostanza dei problemi e di quelli religiosi<br />
in particolare. Per questo era sicuro che l'amico avrebbe certamente<br />
garantito una copertura ecclesiale alle iniziative che aveva in animo<br />
di promuovere per avviare l'opera di riforma <strong>del</strong>la chiesa.<br />
Riuniti per l'ultima volta nel 1952 gli amici a Rossena, in provincia<br />
di Reggio Emilia, Dossetti motivò le ragioni <strong>del</strong>la sua uscita<br />
dalla vita politica. Da quel momento, come ha scritto Achille Ardigò,<br />
scelse di essere « una talpa all'interno <strong>del</strong>la chiesa istituzionale<br />
per cercare di avviare una sorta di mutamento culturale che<br />
riparta dalla storia <strong>del</strong>la chiesa moderna, dal Concilio di Trento,<br />
per capire la genesi di un certo tipo di chiesa istituzionale con aspirazioni<br />
mondane, e per cercare di operare da quel punto un cambiamento<br />
intrinseco alla storia interna <strong>del</strong>la chiesa stessa » 120 .<br />
Per rinnovare la chiesa occorreva, in primo luogo, coprire il grave<br />
ritardo culturale dei cattolici causato anche dalla mancanza di centri<br />
di ricerca teologica. Di qui la decisione di aprire il suo Centro di<br />
Bologna per avviare, almeno su scala locale, una riforma che avrebbe<br />
potuto portare alla nascita di una « chiesa locale » riformata. E<br />
dalla chiesa riformata di Bologna si sarebbe dovuti arrivare, per<br />
gradi, alla riforma generale <strong>del</strong>la chiesa gerarchica.<br />
Il progetto, ardito e ambizioso, avrebbe richiesto tempi lunghissimi.<br />
Ma era realizzabile a Bologna, ammesso e non concesso che<br />
altrove avesse potuto arrivare tranquillamente in porto? Bologna<br />
era una città molto difficile, non perché fosse rossa, ma perché i<br />
cattolici erano più che tradizionalisti, nonostante la nuova liturgia<br />
di <strong>Le</strong>rcaro. Come poteva ritenere che il suo disegno non venisse<br />
contrastato in una città totalmente priva di fermenti religiosi? All'inizio<br />
degli anni Cinquanta, quando vi si stabilì, Bologna ignorava<br />
totalmente quanto avveniva nella vicina Firenze.<br />
Nel mondo cattolico bolognese erano tutt'altro che popolari uomini<br />
come don Ernesto Balducci, don Lorenzo Milani, don Gilberto<br />
Mazzi, Giorgio La Pira e Nicola Pistelli che a Firenze cercavano,<br />
non senza traumi spirituali, vie nuove per il rinnovamento <strong>del</strong>la<br />
chiesa e <strong>del</strong>la società e avevano iniziato un dialogo aperto e franco<br />
con il mondo marxista. A Bologna era poco popolare anche don<br />
Primo Mazzolari, il parroco mantovano in odore di eresia.<br />
Come poteva credere di poter rinnovare una chiesa i cui fe<strong>del</strong>i,<br />
anche se pensavano, tacevano? Il Concilio libererà molte coscienze,<br />
ma troppo tardi per consentire ai cattolici bolognesi di partecipare<br />
attivamente al rinnovamento ecclesiale, sia prima che dopo. Anzi,<br />
partì proprio da Bologna — senza che i cattolici si opponessero —<br />
il primo colpo contro il Concilio che ha portato all'attuale stato di<br />
restaurazione. La chiesa bolognese — che pure ha dato uomini co-<br />
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