Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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in quell'occasione per la prima volta, perché aveva vissuto quasi<br />
clandestino in una città che lo ospitava da almeno quattro anni.<br />
Per Bologna era uno sconosciuto. Quasi uno straniero verso cui<br />
si prova un senso di diffidenza, per dissipare il quale Dossetti aveva<br />
fatto poco o nulla. Cordiale e aperto, ma non troppo, con gli amici,<br />
era freddo e quasi scostante con il prossimo. All'assemblea si presentò<br />
vestito di grigio. Ma grigio era anche il suo aspetto e il suo<br />
modo di comportarsi. Era impacciato. Cercava di sorridere, ma non<br />
gli riusciva. Lo faceva meccanicamente e con poca spontaneità.<br />
Quando salì sul palco <strong>del</strong>la sala Borsa, gremita di persone, era visibilmente<br />
imbarazzato. Chiaramente non era quello il luogo dove<br />
poteva sentirsi a suo agio e dove avrebbe desiderato trovarsi.<br />
Essendo la festa di S. Giuseppe, fece gli auguri al sindaco Dozza<br />
oltre che a se stesso. Disse che non avrebbe fatto un discorso politico<br />
o culturale, mentre le braccia — come avverrà per tutto il<br />
tempo in cui parlò — gli si aprivano e chiudevano ritmicamente sul<br />
petto. « La mia cultura » affermò « la sto perdendo per la strada<br />
e divento sempre più semplice e più puro ». Aggiunse che quella<br />
riunione era una festa, che le elezioni amministrative sarebbero<br />
state una festa per tutti e che lui le avrebbe affrontate con « letizia<br />
cristiana ».<br />
Non avendo più un'ideologia politica, disse, la sola garanzia che<br />
offro è questa: «... <strong>del</strong>la Chiesa io sono e intendo essere sempre<br />
più figlio fe<strong>del</strong>e »[...] « Questi anni mi hanno spogliato di ogni<br />
bagaglio, di idee personali e mi hanno convinto sempre più che<br />
attardarsi in schemi politici concettuali che mantengono la distinzione<br />
di campo in destra, sinistra e centro, è estraneo non solo all'insegnamento<br />
cristiano, ma anche alle esigenze <strong>del</strong>la cultura presente<br />
». Un concetto questo in contrasto con quanto aveva detto a<br />
« La Stampa », quando aveva affermato: « Dossetti non sarà il sindaco<br />
di una qualsiasi maggioranza; sarà o il sindaco di Bologna,<br />
eletto per il successo <strong>del</strong> centro, o un consigliere di minoranza ».<br />
Dal momento che non poteva ignorare la realtà e l'ambiente nel<br />
quale viveva, ammise che il « politico » esisteva e che la DC aveva<br />
« una funzione politica, una capacità e una responsabilità di educazione<br />
e di orientamento <strong>del</strong>l'elettorato ». Ai suoi « competitori »<br />
— non li chiamò mai avversari — lanciò l'accusa di avere creato<br />
il clima di « omertà che pesa su Bologna nei confronti <strong>del</strong>l'amministrazione<br />
». Per questo occorreva « seminare un po' più di verità<br />
» per illuminare i cittadini e indurii a votare contro la giunta<br />
uscente.<br />
Io, proseguì, intendo « incominciare un'azione per il rinnovamento<br />
<strong>del</strong>la comunità cittadina », in ciò riprendendo il discorso su<br />
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