Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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consapevole <strong>del</strong>la necessità di preservare la pace religiosa.<br />
« Nessun Cardinal legato! ». Questo il titolo di un capitolo <strong>del</strong><br />
programma elettorale comunista. « L'investitura » vi si legge « accordata<br />
al prof. Dossetti dal Cardinale Arcivescovo <strong>del</strong>la diocesi,<br />
presentata come tale senza smentita per mesi e mesi, presenta un<br />
grave problema di legalità. A termini <strong>del</strong> Concordato che fa parte<br />
dei patti lateranensi, le autorità ecclesiastiche non debbono ingerirsi<br />
nell'amministrazione civile <strong>del</strong>lo Stato. È evidente il pericolo, per<br />
la Repubblica e per la stessa Chiesa, se la legge non è rispettata.<br />
È cosa che preoccupa molti cattolici anche in alto loco. La eventuale<br />
(molto eventuale!) elezione a Sindaco <strong>del</strong> Dossetti creerebbe<br />
una situazione <strong>del</strong>le più anormali e di una eccezionale gravità. Poiché<br />
il Dossetti, dichiarandosi figlio <strong>del</strong>la Chiesa alla quale soltanto<br />
risponde dei suoi atti, si mette al di fuori e al di sopra di tutti gli<br />
organi normali e legali <strong>del</strong>la pubblica amministrazione, creando una<br />
situazione simile, e forse anche peggiore, di quella che esistette per<br />
secoli nella nostra città, allorché essa era amministrata dai Cardinali<br />
legati <strong>del</strong>lo Stato pontificio. Vi è in questo il pericolo di una dittatura<br />
sulla città che non sarebbe responsabile davanti a nessun organo<br />
legittimo, il che permetterebbe gli arbitri più sconfinati e soffocherebbe<br />
la vita cittadina sotto la cappa di piombo <strong>del</strong> conformismo » 91 .<br />
Anche se il segretario provinciale comunista era Enrico Bonazzi,<br />
l'impostazione alla campagna elettorale l'aveva data Dozza. Quei<br />
concetti li ripeté il 17 marzo quando ricordò che « Non a caso, dopo<br />
il 1945, la sera <strong>del</strong> 12 febbraio di ogni anno il nostro palazzo comunale<br />
è sempre stato illuminato ». E questo perché « la pacificazione<br />
religiosa raggiunta non doveva essere rimessa in discussione »<br />
e per « riconfermare il voto espresso all'Assemblea Costituente sull'art.<br />
7 <strong>del</strong>la Costituzione repubblicana » 92 .<br />
Quando pronunciò queste parole Dozza non conosceva ancora il<br />
programma di Dossetti. Il candidato <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong> lo avrebbe illustrato<br />
<strong>due</strong> giorni dopo all'assemblea comunale <strong>del</strong>la DC convocata<br />
nella sala Borsa, in via Ugo Bassi, dalla quale doveva ricevere l'investitura<br />
ufficiale. Un rito non necessario dal momento che <strong>Le</strong>rcaro<br />
aveva spazzato via tutte le resistenze interne ed esterne alla<br />
DC. Dopo averlo scelto e costretto ad accettare, lo aveva imposto<br />
al partito — Dossetti non era iscritto alla DC — e ora chiedeva<br />
una ratifica formale.<br />
La candidatura Dossetti era nata all'interno <strong>del</strong> mondo cattolico<br />
alla fine <strong>del</strong> 1955, quando si cominciò a pensare alle amministrative<br />
previste per la primavera. Nel 1951 il PCI e il PSI avevano riconquistato<br />
il comune con un esiguo margine, grazie a una lista di<br />
indipendenti che era riuscita a calamitare poche migliaia di voti<br />
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