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Le due anime del cardinale Lercaro

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quando commemorò don Umberto Pessina, il parroco di S. Martino<br />

di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, ucciso il 18 giugno<br />

1946. Parlando di lui e dei sacerdoti morti in Emilia-Romagna tra<br />

la guerra e il dopoguerra, disse: « Guardiamo a voi, preti caduti<br />

sotto l'arma dei nemici di Dio; e pensiamo che non la chiesa soltanto,<br />

ma il popolo tutto d'Italia, ma ogni uomo libero vi è debitore;<br />

perché non soltanto per la libertà <strong>del</strong>la Chiesa, ma per la<br />

libertà di tutti siete caduti; per sottrarre" queste terre e questa<br />

gente al dominio di una ideologia atea e disumana, che, oggi, coloro<br />

stessi che ispirarono la mano che vi uccise, attestano al mondo stupefatto<br />

e inorridito: si incarnava in un despotismo feroce e pazzo...<br />

A quell'ideologia, alla tirannia liberticida che la incarnava e la<br />

incarna e traduce sul piano <strong>del</strong>l'azione, voi vi opponeste, barriera<br />

apparentemente fragile: ma, cadendo, voi avete arrestato l'avanzare<br />

<strong>del</strong>l'orda e dato un apporto incomparabile alla libertà <strong>del</strong> nostro popolo,<br />

che vi dice oggi il suo grazie; mentre il vostro sangue resta<br />

un monito severo a quanti, oggi ancora dopo tante esperienze, per<br />

vile timore o per più vile interesse, tentano acquietare la voce <strong>del</strong>la<br />

tradizione e <strong>del</strong>la coscienza nell'illusione di una impossibile conciliazione<br />

tra la negazione dei valori <strong>del</strong>lo spirito e la libertà: "ubi<br />

spiritus ibi Ubertosi" » 89 .<br />

Invano si cercherebbe in questo discorso non una parola di perdono,<br />

ma uno sforzo per cercare di capire e spiegare — non di<br />

giustificare — il clima tormentato di quegli anni e i suoi frutti o<br />

per cercare di comprendere l'origine di una violenza che non risparmiò<br />

nessuno 90 . Per <strong>Le</strong>rcaro fu solo un'occasione, come tante altre,<br />

per riconfermare 1' « impossibile conciliazione ».<br />

Giuseppe Dossetti allo sbaraglio<br />

In nome di questa conciliazione non voluta, più che impossibile,<br />

<strong>Le</strong>rcaro dichiarò e perse clamorosamente la battaglia per la conquista<br />

di Palazzo d'Accursio, nel 1956, quando mandò Dossetti allo<br />

sbaraglio. Fu uno scontro durissimo che impostò e condusse nello<br />

stile che caratterizzava le sue battaglie politiche. Per questo, non<br />

sorprese né il modo con cui lo iniziò né la reazione scomposta<br />

dopo la sconfitta.<br />

Sorprese, invece, la reazione <strong>del</strong> PCI costretto a dare una risposta<br />

di sapore anticlericale che non era nelle sue intenzioni. Anche<br />

se non aveva ancora cominciato a pensare a quella che sarà la linea<br />

politica degli anni Sessanta per l'incontro con i cattolici quale premessa,<br />

negli anni Settanta, al « compromesso storico », il PCI era<br />

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