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Le due anime del cardinale Lercaro

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pando il centro direzionale degli affari <strong>del</strong>la città. Aalto, infine, fece<br />

il progetto di una chiesa che non era destinata a Bologna, ma a<br />

Riola, una frazione di Vergato, un comune <strong>del</strong>la montagna.<br />

Dei tre progetti, solo l'ultimo venne realizzato, sia pure parzialmente.<br />

La bellissima chiesa in cemento armato <strong>del</strong>l'architetto finnico<br />

— anche se è più simile a quelle protestanti, che non a quelle<br />

cattoliche — è stata inaugurata nel 1978, quando <strong>Le</strong>rcaro era già<br />

morto. Il campanile e i servizi quasi certamente non completeranno<br />

mai il capolavoro, che neppure il suo autore poté vedere. Al termine<br />

<strong>del</strong>la cerimonia, l'architetto Pier Luigi Cervellati — che rappresentava<br />

la giunta civica di Bologna — si congratulò con il <strong>cardinale</strong><br />

Antonio Poma, il successore di <strong>Le</strong>rcaro. « È molto bella »,<br />

disse. Annuendo, ma senza troppo entusiasmo, il <strong>cardinale</strong> rispose:<br />

« Ci è molto cara ». Dove quel « cara », più che un concetto <strong>del</strong>la<br />

sfera dei sentimenti, ne esprimeva uno di ordine economico.<br />

Tra le iniziative edilizie minori di <strong>Le</strong>rcaro va ricordata quella<br />

<strong>del</strong> Villaggio per giovani sposi. Fu la prima, in ordine di tempo, e<br />

prevedeva la costruzione di una cinquantina di villette unifamiliari,<br />

con il giardino davanti e l'orto sul retro. Nel dicembre 1954 ne<br />

furono assegnate diciannove, poi l'iniziativa si arenò per mancanza<br />

di finanziamenti, anche se il costo non fu reso noto.<br />

Noto, invece, è il costo <strong>del</strong>l'acquisto <strong>del</strong>la colonia marina di Miramare<br />

di Rimini, un'operazione clamorosa che <strong>Le</strong>rcaro portò a termine<br />

— con grave danno per il comune di Bologna — grazie alla<br />

compiacenza degli organi di stato. La colonia era stata costruita<br />

negli anni <strong>del</strong>la dittatura fascista, con il contributo <strong>del</strong> comune di<br />

Bologna, per ospitare i ragazzi bisognosi di cure marine. Nel dopoguerra<br />

fu affidata al commissariato <strong>del</strong>la ex Gioventù italiana <strong>del</strong><br />

littorio, l'organismo che aveva il compito di gestire tutti i beni<br />

<strong>del</strong>le organizzazioni giovanili <strong>del</strong> defunto regime, in attesa di una<br />

decisione sulla loro destinazione.<br />

Il Commissariato l'affittò al comune di Bologna il quale poté continuare,<br />

come prima <strong>del</strong>la guerra, la sua attività assistenziale. Per<br />

riparare i danni provocati dal conflitto e per portare da mille a<br />

tremila i posti letto, l'amministrazione bolognese spese una somma<br />

ingente a fondo perduto. Dal 1945 in poi il contratto d'affitto fu<br />

sempre rinnovato automaticamente a ogni scadenza, anche se ogni<br />

volta il comune rinnovava l'offerta per l'acquisto <strong>del</strong>l'intero complesso:<br />

tre fabbricati su un'area di 18 mila metri quadrati.<br />

Nei primi mesi <strong>del</strong> 1958, senza che nessuno l'avesse preavvertito<br />

<strong>del</strong>la trattativa in atto da mesi, il comune di Bologna apprese per<br />

caso che la colonia era stata venduta alla curia. La protesta <strong>del</strong>l'amministrazione<br />

fu <strong>del</strong> tutto inutile, perché il governo si affrettò a<br />

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