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Le due anime del cardinale Lercaro

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dare una chiesa ai quartieri periferici. Era il tentativo di ridisegnare<br />

la topografia bolognese secondo schemi e principi che, prima ancora<br />

di essere urbanistici, erano religiosi, sociologici e politici. Oltre<br />

che un volto cristiano e petroniano, alla città voleva dare anche<br />

un volto urbanistico nuovo, una nuova struttura e una nuova organizzazione.<br />

Più che portare la chiesa là dove mancava, quel piano<br />

mirava a fare <strong>del</strong>la parrocchia il centro di ogni quartiere, attorno al<br />

quale avrebbe dovuto gravitare ogni altra attività.<br />

Era un mo<strong>del</strong>lo molto ambizioso che tendeva a costruire una<br />

nuova Città <strong>del</strong> sole. Doveva essere realizzato prima in periferia,<br />

dove si pensava esistessero le condizioni ideali, dalla quale sarebbe<br />

poi dovuta iniziare la marcia per conquistare il centro storico. <strong>Le</strong>rcaro<br />

sognava una città organizzata su basi medioevali e prerinascimentali<br />

che avrebbe dovuto vivere e svilupparsi secondo un principio<br />

comunitario di ispirazione religiosa e schemi che, più che sulla<br />

partecipazione attiva dei cittadini, avrebbero dovuto basarsi sulla<br />

loro devozione e sul loro spirito religioso.<br />

Anche se non venne teorizzato pubblicamente, questo mo<strong>del</strong>lo<br />

era chiaro sia nella mente di <strong>Le</strong>rcaro che in quella di Dossetti quando<br />

tentarono lo sfortunato assalto a Palazzo d'Accursio nel 1956.<br />

Questa nuova filosofia urbanistica si legge chiaramente tra le righe<br />

<strong>del</strong> « Libro bianco », il programma elettorale <strong>del</strong>la DC scritto da<br />

Dossetti.<br />

Se il mo<strong>del</strong>lo di integralismo religioso applicato all'urbanistica<br />

restò sulla carta, il merito va ai bolognesi, la maggioranza dei quali<br />

negò la fiducia al candidato <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong>. Anche se con scarse possibilità<br />

di successo, la teorizzazione <strong>del</strong>la parrocchia come cuore e<br />

motore <strong>del</strong> quartiere continuò e continua. L'architetto Giorgio Trebbi,<br />

il coordinatore degli urbanisti che prepararono il progetto <strong>del</strong>le<br />

nuove chiese, ha scritto che « occorre piena e completa sovrapposizione<br />

e coincidenza fra piani regolatori e piani di dimensionamento<br />

e ridimensionamento parrocchiali » 64 .<br />

Un decennio dopo la pubblicazione <strong>del</strong> « Libro bianco », Dossetti<br />

precisò e concluse il discorso sulla nuova città, così come l'aveva<br />

vista e pensata attraverso la lettura <strong>del</strong>la Bibbia, anche se riconosceva<br />

che il testo sacro « non contiene neppure il germe di una soluzione<br />

concreta per nessuno dei grandi problemi <strong>del</strong>la nostra società » e<br />

« non enuncia nessun teorema di sociologia <strong>del</strong>lo sviluppo ». Al<br />

congresso mondiale su « Spiritualità, arte e cultura nella civiltà in<br />

divenire », promosso dalla curia a Bologna nel 1967, Dossetti fece<br />

un discorso di altissimo livello culturale, ma totalmente alienato<br />

dalla logica terrena, come riconobbero molti congressisti.<br />

La città è male — sostenne Dossetti, che indossava già l'abito<br />

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