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Le due anime del cardinale Lercaro

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di chiedere al comune una modifica <strong>del</strong>la destinazione dei sottotetti:<br />

da solai a uffici. Ma tanto spazio, oramai, non serviva più<br />

perché il seminario era destinato a restare inutilizzato.<br />

La crisi <strong>del</strong>le vocazioni religiose l'aveva reso inutile. È sempre<br />

rimasto vuoto e i proprietari non l'hanno potuto destinare ad altro<br />

uso — sino al 1984, quando è stato ceduto all'Istituto ortopedico<br />

Rizzoli — perché il comune non ha mai concesso il certificato di<br />

abitabilità.<br />

Tra i numerosi progetti edilizi di <strong>Le</strong>rcaro, il più importante e il<br />

più riuscito — anche se venne drasticamente ridimensionato dal<br />

successore — fu certamente quello <strong>del</strong>le nuove chiese.<br />

Sviluppatasi tra le <strong>due</strong> guerre e, in modo particolare, dopo la<br />

seconda, nella zona pianeggiante a nord <strong>del</strong> centro storico, la periferia<br />

bolognese disponeva di molti servizi pubblici, ma era quasi<br />

priva di chiese. Esistevano solo quelle nate in zone ex agricole e<br />

che avevano subito la crescita di nuovi quartieri nati con piani urbanistici<br />

e secondo concezioni architettoniche <strong>del</strong> tutto diversi da<br />

quelli, se mai li ebbero, che le avevano progettate nei secoli scorsi.<br />

Dopo essersi servito di alcuni camioncini, adibiti a cappelle mobili,<br />

che si recavano nelle zone sprovviste di chiese, il 26 giugno<br />

1955 il <strong>cardinale</strong> prese una decisione audace. Con un carosello automobilistico<br />

durato dalla mattina alla sera, piantò undici croci su<br />

altrettante aree <strong>del</strong>la periferia. « Qui — si leggeva su un cartello<br />

posato accanto alle croci — sorgerà la nuova chiesa, con l'aiuto di<br />

Dio e <strong>del</strong> popolo bolognese ».<br />

Dell'iniziativa si impossessarono immediatamente i grandi giornali<br />

per volgerla in una nuova forma di sfida al comunismo. Un<br />

rotocalco romano scrisse che « I comunisti hanno risposto a questa<br />

iniziativa con un altro carosello di macchine e Dozza ripeté il gesto<br />

<strong>del</strong> Cardinale in sei luoghi <strong>del</strong>la periferia, piantando di fronte alle<br />

croci <strong>del</strong> Cardinale, altrettanti paletti con la scritta "Qui sorgerà<br />

la casa <strong>del</strong> popolo" e fu lanciato lo slogan: "Il Cardinale aspetta gli<br />

aiuti <strong>del</strong>la provvidenza e noi <strong>del</strong> popolo lavoratore" » 62 . Era una<br />

affermazione grossolana e ridicola, ma il fatto in sé più che credibile,<br />

perché rientrava perfettamente nello schema <strong>del</strong>la lotta eterna<br />

tra don Camillo e Peppone.<br />

I comunisti, che giudicavano poco realizzabile quel piano, il cui<br />

impegno finanziario era enorme, non erano preoccupati né tanto<br />

meno spaventati, anche se si rendevano conto <strong>del</strong>l'effetto psicologico<br />

che avrebbe potuto avere. Per questo misero l'accento sulla « iniziativa<br />

propagandistica <strong>del</strong>la costruzione di nuove chiese » 63 .<br />

A parte i risvolti propagandistici che non mancavano da entrambe<br />

le parti, il piano di <strong>Le</strong>rcaro era qualcosa di più <strong>del</strong>la necessità di<br />

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