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Le due anime del cardinale Lercaro

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vanneo e alla vigilia <strong>del</strong> Concilio — con la Notificazione « Preghiera<br />

per i cattolici perseguitati, esorcismi contro i nemici di<br />

Cristo ». Dopo avere invitato i fe<strong>del</strong>i alla preghiera per i sacerdoti<br />

<strong>del</strong>la « chiesa <strong>del</strong> silenzio », aveva scritto: « Alla preghiera aggiungeremo<br />

l'esorcismo, esercizio di una reale potestà che Cristo affidò<br />

alla sua Chiesa contro il demonio: dacché è evidente che la malvagia<br />

ossessiva, l'odio iroso e la voluttà <strong>del</strong>la menzogna che caratterizza<br />

la persecuzione comunista non tanto sono espressioni di depravazione<br />

umana, quanto piuttosto di invasione diabolica; contro<br />

Satana e le sue coorti, che vanno così infestando il mondo, pronunceremo<br />

le parole imperative ed efficaci <strong>del</strong>la chiesa... ». L'espressione,<br />

da ripetere tre volte, era: « Ut inimicos Sanctae Ecclesiae » 52 .<br />

Il ricorso all'esorcismo e alla maledizione, in quegli anni, era<br />

molto più frequente di quanto non si immagini, anche se raramente<br />

questi episodi arrivavano alla ribalta <strong>del</strong>le cronache. In un'inchiesta<br />

sui giornali <strong>del</strong>l'Emilia-Romagna, pubblicata nel 1958 su « Via Emilia<br />

» — un quindicinale bolognese fatto da cattolici seguaci di <strong>Le</strong>rcaro<br />

— Vincenzo Poli ha scritto che « l'Unità non è certamente un<br />

giornale di informazione, né di formazione, ma soltanto — e diremmo<br />

appena — di deformazione, tanto che un collega cattolico<br />

di qui afferma di essere convinto che i lettori <strong>del</strong> foglio comunista<br />

prima o poi saranno colpiti da qualche più o meno disgustosa deformità<br />

» 53 .<br />

Scomuniche, esorcismi, maledizioni e altri fatti consimili apparivano<br />

raramente sui giornali — se si escludono quelli di sinistra —<br />

perché ci si rendeva conto che anziché favorire <strong>Le</strong>rcaro, avrebbero<br />

finito per danneggiarlo. Alla sua popolarità, al contrario, contribuivano<br />

molto di più le iniziative minori e frivole che organizzava.<br />

Avevano il pregio di non far pensare e colpivano favorevolmente<br />

la fantasia <strong>del</strong> pubblico. Ma anche se minori, avevano un chiaro risvolto<br />

politico. Anche l'innocuo Carnevale dei ragazzi, nelle mani<br />

di <strong>Le</strong>rcaro, aveva assunto un preciso contenuto politico.<br />

A differenza di oggi, un tempo le iniziative carnevalesche erano<br />

numerose a Bologna. Nell'immediato dopoguerra il comune aveva<br />

organizzato un concorso in maschera, riservato ai ragazzi, per raccogliere<br />

fondi a favore <strong>del</strong>le attività assistenziali. L'iniziativa, che<br />

si teneva nel salone <strong>del</strong> Podestà, morì all'inizio degli anni Cinquanta<br />

perché le entrate non coprivano le spese.<br />

Dopo alcuni anni senza carnevale, nel marzo 1953 se ne tennero<br />

addirittura <strong>due</strong>. Il più ricco risultò quello de I fiû <strong>del</strong> Dottòur Balanzòn<br />

(I figli <strong>del</strong> dottor Balanzone), chiamato Corso mascherato<br />

dei bambini, che si tenne, con ingresso a pagamento, in una zona<br />

<strong>del</strong>la piazza Maggiore, opportunamente transennata 54 . L'altro era<br />

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