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Le due anime del cardinale Lercaro

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mentre i cancelli si aprivano davanti ai cappellani di <strong>Le</strong>rcaro. Ma,<br />

nonostante la grande disponibilità <strong>del</strong> padronato, l'iniziativa fallì.<br />

Non miglior successo ebbe <strong>Le</strong>rcaro quando organizzò la « Pasqua<br />

dei tranvieri », per entrare in quello che chiamavano il Cremlino<br />

bolognese. Andato completamente deserto il primo incontro, il<br />

12 febbraio 1955, il <strong>cardinale</strong> pensò bene di non insistere, mentre<br />

attorno a questi lavoratori veniva alimentato un artificioso clima di<br />

ostilità.<br />

Il 26 gennaio 1957 su « Il Resto <strong>del</strong> Carlino » apparve una lettera,<br />

siglata G.S., nella quale veniva riferito il dialogo avvenuto tra<br />

<strong>due</strong> tranvieri su una vettura <strong>del</strong>la linea S. Donato. « ... il bigliettaio,<br />

parlando ad alta voce al conducente » scriveva il semianonimo lettore<br />

« disse: "Sai, ho ricevuto un invito a partecipare ad una riunione<br />

che fa il Cappellano dei tranvieri alla Chiesa <strong>del</strong>le Lame sul<br />

tema: Dio esiste"; ed aggiunse che prima di tutto Dio non esiste<br />

e che se anche esistesse a lui personalmente non interessava nulla<br />

». Seguiva l'indicazione <strong>del</strong>l'ora, <strong>del</strong> numero di matricola <strong>del</strong> bigliettaio<br />

e uno sdegnato commento contro i tranvieri privi <strong>del</strong>le<br />

« nozioni più elementari <strong>del</strong> vivere civile ». Il giorno dopo si mosse<br />

personalmente il responsabile <strong>del</strong>l'ufficio politico <strong>del</strong>la questura.<br />

Il tranviere venne facilmente identificato — si chiamava Dante<br />

Gamberini — e denunciato alla magistratura per vilipendio <strong>del</strong>la<br />

religione di stato.<br />

Il 6 marzo 1958 sul quotidiano cattolico apparve una breve nota<br />

nella quale si riferiva che tale Duilio Borsari, segretario comunale<br />

<strong>del</strong>la sezione <strong>del</strong>la DC di S. Lazzaro di Savena, mentre era fermo<br />

al capolinea periferico <strong>del</strong> tram di Mazzini, aveva udito <strong>due</strong> tranvieri<br />

fare dei commenti a proposito <strong>del</strong>la sentenza di condanna che,<br />

in quei giorni, era stata emessa dal tribunale di Firenze contro il<br />

vescovo di Prato, Pietro Fior<strong>del</strong>li. Secondo il Borsari, uno dei tranvieri<br />

avrebbe espresso « una serie di atroci — irriferibili — espressioni<br />

all'indirizzo <strong>del</strong> Papa e dei Sacerdoti ». Lo stesso avrebbe detto:<br />

« Tutti coloro che credono in Dio sono dei cretini; e mi processino<br />

pure per quello che ho detto ».<br />

Questa volta il compito di riesumare una legge desueta come<br />

quella <strong>del</strong> vilipendio, spettò ai carabinieri. Dopo l'identificazione,<br />

li prelevarono dalle rispettive abitazioni e li portarono in caserma<br />

per un interrogatorio molto lungo. I <strong>due</strong> — si chiamavano Corrado<br />

Prado e Carlo Dalla — confermarono di avere commentato la sentenza<br />

di Firenze, ma negarono gli insulti al Papa. Furono denunciati<br />

alla magistratura per avere offeso il prestigio e l'onore <strong>del</strong> pontefice<br />

e la religione <strong>del</strong>lo stato mediante vilipendio <strong>del</strong> papa e dei<br />

sacerdoti.<br />

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