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Le due anime del cardinale Lercaro

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giornalismo », oltre che esponenti <strong>del</strong> « comunismo più satanico ».<br />

« Non vi darò querela », scrisse, ma « vi faccio solo una proposta e<br />

tenetene conto perché la manterrò, costi quel che costi; la promessa<br />

è questa: appena avrò la possibilità di incontrarla, sig. Direttore<br />

di tante infamie, sarà mia cura darle un carico di legnate e l'assicuro<br />

fin da adesso che non gliele caverà nemmeno Togliatti ».<br />

« Tenga ancora presente » proseguiva la lettera « che la mia non<br />

è una minatoria: è solo una promessa formale con la quale intendo<br />

assolvere cristianamente e civilmente ai miei compiti di difendermi<br />

e di difendere chi dalla vostra penna infame riceve solo fango e<br />

veleno » 42 . Fanti diede querela, ma i <strong>due</strong> si accordarono in tribunale,<br />

senza stringersi la mano.<br />

Qualche mese dopo, con l'inizio <strong>del</strong> pontificato di Giovanni XXIII,<br />

la Fraternitas ricevette il colpo di grazia. Padre Toschi si consolò<br />

attribuendosi il merito di avere costretto i comunisti a cambiare<br />

politica. Ha scritto che grazie alla Fraternitas « I "nostri" ripresero<br />

realmente fiato; i comunisti furono costretti a cessare gli attacchi<br />

volgari contro la Chiesa e a mutare tattica; veniva così assicurata<br />

un'area di libertà e di presenza anche ai democratici » 43 .<br />

<strong>Le</strong>rcaro non aveva impiegato molto per capire che i « frati volanti<br />

» non avrebbero avuto successo e che non sarebbero riusciti<br />

ad aprire una breccia nel mondo <strong>del</strong> lavoro. Un mondo che gli era<br />

lontano e <strong>del</strong> quale non conosceva lo spirito, nonostante le modeste<br />

origini <strong>del</strong>la sua famiglia. Se lo avesse conosciuto meglio non avrebbe<br />

fatto, forse, tanti errori. Aristocratico per temperamento, aveva<br />

una concezione punitiva <strong>del</strong> lavoro, visto come una condanna divina.<br />

Per lui non era la condizione naturale <strong>del</strong>l'uomo e un modo per<br />

creare valori, materiali e morali, per procurarsi i mezzi di sostentamento<br />

e per realizzarsi.<br />

Negli anni <strong>del</strong> Concilio, quando il suo pensiero sociale e politico<br />

ebbe un'evoluzione positiva, ribadì il principio che il lavoro era<br />

un'espiazione, sia pure per il « perfezionamento <strong>del</strong>l'uomo stesso ».<br />

Tutto era cominciato con il peccato originale che « intervenne a<br />

sciupare il disegno divino, aggravando il lavoro con la pena <strong>del</strong>la<br />

fatica e rendendo il creato meno docile all'opera <strong>del</strong>l'uomo ». Per<br />

questo il « lavoro ha il carattere penoso venutogli dal peccato » dopo<br />

la perdita <strong>del</strong>la grazia 44 .<br />

Dal momento che il lavoro era un aspetto <strong>del</strong> problema religioso,<br />

la soluzione non poteva essere che religiosa. Di qui la necessità,<br />

per <strong>Le</strong>rcaro, di ricorrere ai sacerdoti per dare un'anima alle fabbriche.<br />

Ma il sacerdote che entra in un luogo di lavoro — puntualizzò<br />

in occasione di un convegno <strong>del</strong>l'ONARMO, svoltosi negli anni <strong>del</strong><br />

Concilio — « deve andarvi e inserirvisi proprio come Sacerdote, per<br />

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