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Le due anime del cardinale Lercaro

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samenti. Dubbi e ripensamenti che gli amici di <strong>Le</strong>rcaro tendono a<br />

negare, più ancora che a fugare, perché a loro parere non ci fu<br />

contraddizione tra il primo e il secondo episcopato, ma solo continuità.<br />

Alcuni sostengono addirittura che è un errore grave questa<br />

differenziazione cronologica perché non ci furono <strong>due</strong> tempi. Meno<br />

che mai si può parlare di <strong>due</strong> <strong>anime</strong> <strong>del</strong> <strong>cardinale</strong>.<br />

A nome di tutti costoro, Bedeschi ha scritto: « Sincero prima<br />

il <strong>cardinale</strong> e sincero poi. Solo che prima egli era coerente con un<br />

tipo di cultura teologica risalente alla sua formazione seminaristica<br />

» [...] « Dopo, egli era coerente con la sconvolgente eredità<br />

giovannea e conciliare che aveva aperto cieli nuovi al suo spirto generosamente<br />

inquieto ». E concludeva: « Ma, a ben guardare, tra<br />

l'una e l'altra esisteva una sorprendente unità di orientamento. <strong>Le</strong><br />

legava una stessa ricerca pastorale e un identico substrato biblicoliturgico<br />

che l'illuminazione profetica giovannea aveva liberato dagli<br />

inceppi integralistici » 7 .<br />

Una tesi affascinante e suggestiva, anche se non facile da sostenere<br />

perché velata dall'affetto e dall'amicizia, ma che ha il pregio<br />

di andare, sia pure involontariamente, in una direzione dalla quale<br />

— in senso contrario — sembra stiano arrivando segnali di un qualche<br />

interesse. Pare di capire che sia in atto un tentativo di fare<br />

incontrare a mezza strada persone che, se in passato hanno dato<br />

valutazioni diverse <strong>del</strong>l'episcopato lercariano, oggi sono interessate<br />

a ricuperare una posizione comune, purché accettabile e compatibile<br />

con la chiesa contemporanea. Una chiesa dove i lercariani dovrebbero<br />

essere un po' meno conciliari e i vecchi conservatori un po'<br />

più conciliari.<br />

Non a caso, è in atto il tentativo di accreditare particolari versioni<br />

su alcuni avvenimenti che pure si sono svolti in modo <strong>del</strong><br />

tutto diverso. Questo con la speranza di alimentare la nascita di<br />

una agiografia lercariana a base di storie e fatti edificanti, al limite<br />

<strong>del</strong>le parabole, come dimostra quanto padre Toschi ha scritto a proposito<br />

<strong>del</strong>l'incontro tra Dozza e <strong>Le</strong>rcaro, quando l'ex sindaco di<br />

Bologna si trovava morente all'ospedale.<br />

All'inizio <strong>del</strong> 1975, parlando con un giornalista, padre Toschi<br />

disse che <strong>Le</strong>rcaro, quando Dozza lo pregò di andarlo a visitare in<br />

ospedale, lasciò cadere la richiesta perché « Volle attendere, per<br />

avere prove più sicure <strong>del</strong> desiderio sincero di Dozza ». Andò qualche<br />

tempo dopo quando l'ex sindaco giunse « a supplicare chi lo<br />

assisteva di chiamare il Cardinale » e perché « Per <strong>Le</strong>rcaro, Dozza<br />

era un'anima che Dio gli aveva affidato. Che cosa si siano detti in<br />

quel colloquio nessuno lo sa » 8 .<br />

Più di un anno dopo padre Toschi, nel necrologio di <strong>Le</strong>rcaro,<br />

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