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Le due anime del cardinale Lercaro

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Ogni tanto, suo malgrado, era costretto a rientrare nel politico,<br />

come nel marzo 1975 — ma, a detta di molti, fu un grosso errore —<br />

quando smentì di avere votato per il PCI nelle politiche, come aveva<br />

scritto il « Sunday Times » di Londra. O come quando — perché<br />

sollecitato dal Vaticano — chiese invano a La Valle di non presentarsi<br />

candidato nelle liste elettorali comuniste.<br />

Se fosse stato per lui, avrebbe preferito lasciarsi dimenticare per<br />

trascorrere nel silenzio gli ultimi anni di vita — morì il 18 ottobre<br />

1976, a 85 anni — anche se la sua anima non conobbe un momento<br />

di quiete. La ferita non si rimarginò e il tormento non conobbe tregua,<br />

anche se, come ha scritto La Valle, non « restò avvelenato (ciò<br />

che era il rischio più grosso) se è vero, come ha confermato anche<br />

prima <strong>del</strong>la morte, che egli ha perdonato "fino in fondo" vicini e<br />

lontani » 6 .<br />

Per alcuni, quel lungo silenzio fu un modo di purificare il suo<br />

secondo episcopato. Una sorta di volontaria espiazione, sia pure conseguente<br />

alla destituzione, se non addirittura un seguito obbligato<br />

per un sacerdote. Per i suoi collaboratori, fu un modo di ricercare<br />

in se stesso la conferma <strong>del</strong>le scelte fatte, confortato dal pensiero<br />

di vivere e operare nel solco <strong>del</strong>la migliore tradizione <strong>del</strong>la chiesa.<br />

Era convinto che il martirio fosse la premessa <strong>del</strong>la beatificazione<br />

e che l'avanguardia paga i ritardi <strong>del</strong>la cultura generale, il cui limite<br />

è di essere premoderna e in ritardo sui tempi. Era convinto di essere<br />

stato sacrificato perché il cristianesimo ha bisogno di martiri,<br />

ma di essere nel giusto e che, prima o poi, la linea conciliare avrebbe<br />

finito per prevalere.<br />

Era pure consapevole che pagava per tutti coloro che avevano<br />

creduto nel Concilio, nella pace e nel dialogo con tutti gli uomini,<br />

indipendentemente dal loro credo e dalla cultura. Pagava anche per<br />

essersi buttato allo sbaraglio senza preoccuparsi <strong>del</strong>le conseguenze.<br />

Per questo attese con serena fiducia la morte — il cui primo vero<br />

annuncio glielo diede uno spasmo cerebrale nel dicembre 1973 —<br />

anche se, ogni tanto, il dubbio di avere sbagliato riaffiorava nel<br />

suo animo.<br />

Poco si conosce degli ultimi anni <strong>del</strong>la sua vita e non si riesce<br />

a sapere se abbia lasciato appunti o scritti autobiografici. I suoi<br />

collaboratori continuano a ripetere che è troppo presto per parlare.<br />

Nei pochi mesi in cui ha retto la diocesi bolognese nel 1983, il<br />

vescovo Enrico Manfredini aveva proibito ai membri <strong>del</strong>la « famiglia<br />

» di parlare con estranei, soprattutto se giornalisti, <strong>del</strong>la vicenda<br />

di <strong>Le</strong>rcaro. Per questo, oggi l'unica fonte attendibile, anche<br />

se non esauriente, è la lunga intervista rilasciata a Cristofori nel<br />

1977 nella quale, tra alcune conferme, riaffiorano dubbi e ripen-<br />

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