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Le due anime del cardinale Lercaro

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ed io venni e, fiducioso ed ardito, presi il governo di questa Santissima<br />

Chiesa petroniana; mi è detto oggi, ancora dal pastore supremo:<br />

"Vai"; ed io vado, sereno e lieto di ubbidire, lasciando<br />

alle mani esperte e sante <strong>del</strong> mio recente e venerato coadiutore il<br />

vincastro <strong>del</strong> pastore e guida <strong>del</strong> gregge » 45 .<br />

Piegando il capo davanti all'ordine venuto da Roma, <strong>Le</strong>rcaro uscì<br />

di scena vinto, ma non umiliato né rassegnato. Era pronto a ritirarsi<br />

per sempre a villa S. Giacomo con la « famiglia », ma prima avrebbe<br />

desiderato incontrarsi con il papa per chiarire sino in fondo i loro<br />

rapporti e confermargli che aveva accettato solo per non contrastare<br />

un suo desiderio. La cosa divenne possibile — anche perché i porporati<br />

<strong>del</strong>la curia non avevano più interesse ad ostacolarlo — quando<br />

la sua pratica passò dalla segreteria degli affari ordinari <strong>del</strong>la<br />

Segreteria di stato a quella degli affari straordinari (prima sezione).<br />

Il 4 marzo, a meno di un mese dalla destituzione, arrivò a Bologna<br />

padre Annibale Bugnini, segretario <strong>del</strong> Consilium e grande<br />

amico di <strong>Le</strong>rcaro. Il porporato bolognese lo aveva difeso più di una<br />

volta dagli attacchi dei vescovi conservatori ed era riuscito a fargli<br />

restituire la cattedra d'insegnamento all'Ateneo lateranense, dalla<br />

quale era stato allontanato perché considerato troppo innovatore.<br />

Quando gli prospettò una rosa di incarichi — di prestigio, più che<br />

di sostanza — <strong>Le</strong>rcaro ringraziò, ma rifiutò, chiedendo solo un'udienza<br />

pontificia, per ristabilire un contatto corretto e diretto con<br />

Paolo VI.<br />

Occorse <strong>del</strong> tempo, ma venne concessa il 21 marzo, quando il<br />

papa lo ricevette nel proprio studio privato. Secondo quanto si legge<br />

nel comunicato ufficiale, gli espresse « il suo alto apprezzamento<br />

e la sua stima per l'attività pastorale svolta in un ventennio di fervido<br />

ministero, sia a Ravenna che a Bologna, e per l'opera assidua<br />

e saggia con cui egli quale presidente <strong>del</strong> Consilium ad exequendam<br />

Constitutionem de Sacra Liturgia ha diretto i lavori per la riforma<br />

liturgica » 46 .<br />

Don Bedeschi ha dato un resoconto articolato <strong>del</strong>l'incontro. Per<br />

prima cosa, <strong>Le</strong>rcaro si inginocchiò davanti al papa dicendogli: « Prima<br />

di parlare <strong>del</strong>la vicenda sento il dovere, Santità, di esprimere<br />

<strong>due</strong> cose. La prima è che venero nel mistero <strong>del</strong>la Vostra persona<br />

la Chiesa cui appartengo e alla quale intendo appartenere fino alla<br />

morte. La seconda è che in coscienza sento di dover dichiarare essere<br />

stata e continuare ad essere unica mia preoccupazione nell'esercizio<br />

pastorale la salute <strong>del</strong>le <strong>anime</strong> e non la mia persona » 47 .<br />

Rialzatosi, avrebbe cominciato a contestare, a una a una, tutte<br />

le accuse. Insistette, in modo particolare, sulla relazione <strong>del</strong> visitatore<br />

apostolico, finita addirittura sui giornali, e sull'operato subdolo<br />

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