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Le due anime del cardinale Lercaro

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anche Poma aveva presto compreso cosa stesse bollendo nella pentola<br />

<strong>del</strong>la « famiglia » e si era scontrato con il « figlio » prete <strong>del</strong><br />

<strong>cardinale</strong>, <strong>del</strong> quale non tollerava l'ingerenza. « O via Fraccaroli o<br />

via io », disse alla Congregazione concistoriale, la prima volta che<br />

si recò a Roma.<br />

Inutile dire che tutti questi episodi, anche i più insignificanti,<br />

finivano nel « dossier <strong>Le</strong>rcaro », il cui spessore andava aumentando<br />

ogni giorno di più. Ma la base vera, che stava a fondamento <strong>del</strong>le<br />

accuse, doveva essere un'altra e di ben diversa natura, che non le<br />

scappatelle dei « figli », il carnevale dei bambini, il bilancio in<br />

rosso <strong>del</strong>la curia. Era sui problemi di dottrina che la partita andava<br />

giocata.<br />

Un primo grosso contributo fu dato certamente dal <strong>cardinale</strong> Ottaviani,<br />

al termine di un processo segreto celebrato davanti al S. Offizio.<br />

La riforma liturgica, sperimentata prima a Bologna e poi attuata<br />

dal Concilio, fu oggetto di un lungo e approfondito esame<br />

perché si temeva che dietro le forme nuove ci fosse anche un nuovo<br />

contenuto e una diversa concezione, ai limiti <strong>del</strong>l'eresia. I dubbi<br />

maggiori e più gravi riguardavano l'eucaristia. Sia pure in altra<br />

forma, erano gli stessi sollevati nel libro di Casini, il cui scritto<br />

deve essere considerato l'anticipazione <strong>del</strong> processo celebrato dal<br />

S. Offizio. A nulla, dunque, era valso lo sforzo di Dossetti che, nel<br />

documento firmato dai principali dirigenti religiosi e laici <strong>del</strong>la curia<br />

bolognese, aveva smontato tutte le accuse.<br />

Al limite <strong>del</strong>l'eresia, in ogni caso con grande sospetto, era considerato<br />

il proposito di <strong>Le</strong>rcaro e Dossetti di predicare il vangelo<br />

« sine glossa », alla maniera — si sospettava — di certe sette eretiche<br />

<strong>del</strong> medioevo, come i càtari e gli albigèsi, che aprirono la strada<br />

ai movimenti riformatori. Eretico era pure considerato il tentativo<br />

di negare la chiesa istituzionale, come risultava chiaramente dalle<br />

numerose prese di posizione di <strong>Le</strong>rcaro — i discorsi sulla « chiesa<br />

dei poveri », sulla cultura <strong>del</strong>la chiesa e altri ancora — contro la<br />

struttura ecclesiastica visibile e la curia romana in particolare.<br />

Sempre in materia di struttura ecclesiastica, a Roma erano preoccupati<br />

per la sorte toccata agli ausiliari di <strong>Le</strong>rcaro, tutti allontanati<br />

bruscamente, dopo una travagliata collaborazione. A parere di alcuni<br />

porporati romani era inspiegabile ed equivocabile il fatto che<br />

non avesse insistito più <strong>del</strong> necessario sul nome di Dossetti, dal<br />

momento che — se lo avesse veramente voluto, sostengono alcuni —<br />

sarebbe riuscito ad imporlo come ausiliario. Se non lo aveva fatto,<br />

era perché conosceva bene la sua avversione verso la « famiglia » e<br />

Fraccaroli. Meglio quindi averlo come semplice collaboratore. Questa<br />

tesi, per quanto ardua da dimostrare, è condivisa da alcuni sa-<br />

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