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Le due anime del cardinale Lercaro

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alcuni sostengono — il visitatore non si mosse da Roma, bisognerebbe<br />

sapere chi, all'interno <strong>del</strong>la curia vaticana, coordinò l'inchiesta<br />

e sollecitò o indusse questo o quel personaggio bolognese a inviare<br />

pareri, confidenze e altro ancora. Sapere se ci fu o no un visitatore<br />

apostolico è molto importante. Ma più importante ancora<br />

è capire come fu possibile condurre una simile indagine, durata<br />

molti mesi, nel più assoluto segreto. Senza il coinvolgimento diretto<br />

di alcuni altissimi porporati, non sarebbe stato possibile. All'epoca,<br />

responsabile <strong>del</strong>la Congregazione concistoriale era il <strong>cardinale</strong> Carlo<br />

Confalonieri, che non era né amico né nemico di <strong>Le</strong>rcaro.<br />

Se è esatta la data <strong>del</strong> 15 marzo 1967 — il giorno in cui il visitatore<br />

apostolico avrebbe consegnato la relazione alla Congregazione<br />

concistoriale — bisogna ritenere che Paolo VI fosse all'oscuro <strong>del</strong>l'inchiesta<br />

in atto nei confronti di <strong>Le</strong>rcaro. Perché — bisogna chiedersi<br />

— l'avrebbe avallata nel momento in cui si procedeva alla<br />

nomina di Poma? È difficile rispondere, anche se taluni esponenti<br />

<strong>del</strong>la diocesi bolognese ritengono legate le <strong>due</strong> operazioni — anche<br />

se il papa era all'oscuro <strong>del</strong>l'inchiesta — perché l'una era il presupposto<br />

<strong>del</strong>l'altra. Visitatore apostolico e nuovo vescovo, infatti,<br />

dovrebbero essere visti come <strong>due</strong> momenti, <strong>due</strong> aspetti <strong>del</strong>lo stesso<br />

disegno. Non a caso Bedeschi ha scritto che a Poma era stato affidato<br />

« il compito di "correttore" per riportare le acque diocesane<br />

nell'alveo <strong>del</strong>la tradizionale disciplina » 32 .<br />

Non sono pochi i sacerdoti e i laici bolognesi che ritengono che<br />

Poma sia stato inviato a Bologna non solo per coadiuvare, dall'interno<br />

<strong>del</strong>la curia, al completamento <strong>del</strong>l'inchiesta che il visitatore<br />

apostolico aveva condotto all'esterno, ma addirittura per essere usato<br />

come « grimal<strong>del</strong>lo » nell'operazione a lungo raggio che avrebbe<br />

dovuto portare all'allontanamento di <strong>Le</strong>rcaro. A questa sconcertante<br />

conclusione, molti sono arrivati dopo avere vagliato e valutato, a<br />

posteriori, i suoi atteggiamenti e certe prese di posizione che, in un<br />

primo momento, erano apparsi atti normali <strong>del</strong> suo ministero.<br />

Bisogna chiedersi chi, se non lui — dal momento che il suo principale<br />

compito era quello di tenere i conti <strong>del</strong>l'azienda curia — può<br />

avere fatto avere a Roma i dati esatti <strong>del</strong>lo sfascio amministrativo<br />

in cui versava la diocesi bolognese, soprattutto a causa <strong>del</strong> piano<br />

<strong>del</strong>le nuove chiese? Civardi e Poma — particolare da non trascurare<br />

— erano vecchi compagni di studio e appartenevano a quel<br />

gruppo di sacerdoti che Bedeschi ha definito « la lega lombarda » 33 .<br />

Chi — bisogna sempre chiedersi — se non lui può avere fatto a<br />

Roma un quadro esatto sulla gestione <strong>del</strong>la « famiglia » e fornito<br />

tutti i particolari, anche i più scabrosi, sui « figli », dal momento che<br />

in curia arrivavano i conti di certe signore? Come i suoi predecessori,<br />

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