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Le due anime del cardinale Lercaro

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Un visitatore apostolico a Bologna<br />

Nella vita di <strong>Le</strong>rcaro c'è un nodo molto intricato e difficile da<br />

sciogliere, che resterà tale se non saranno trovati appunti tra le sue<br />

carte o se non ha fatto confidenze a qualche amico. È quello dei<br />

cosiddetti capi d'imputazione contestati da Civardi il 27 gennaio.<br />

Su quell'incontro esistono più versioni. Secondo taluni, il prelato<br />

romano si sarebbe limitato a dirgli che Paolo VI desiderava — in<br />

base alla lettera <strong>del</strong> 1952 — che lasciasse la curia e <strong>Le</strong>rcaro avrebbe<br />

detto subito di sì, o per uno scatto di nervi o perché non tollerava<br />

che si mettesse in discussione il proprio operato. Secondo altri,<br />

Civardi avrebbe letto un lungo capo d'accusa, corredato di documenti<br />

che recava in borsa. Come spesso accade, è molto probabile<br />

che la verità si trovi in mezzo. Che il segretario <strong>del</strong>la Congregazione<br />

concistoriale avesse una grossa borsa, non ci sono dubbi.<br />

Solo che non si sa cosa contenesse esattamente, così come si ignora<br />

il momento in cui qualcuno cominciò a riempirla. Cioè quando<br />

iniziò la raccolta <strong>del</strong>la documentazione contro <strong>Le</strong>rcaro.<br />

Il primo documento — il più importante, anche se ufficialmente<br />

non esiste — è <strong>del</strong> 15 marzo 1967. È o sarebbe la relazione scritta<br />

da un visitatore apostolico — un padre domenicano, pare — al<br />

termine di un'indagine segreta a Bologna, in un qualche periodo<br />

<strong>del</strong> 1967. Ma è proprio sicuro che un visitatore apostolico sia<br />

venuto a Bologna? Tra i sacerdoti e i cattolici bolognesi, i pareri<br />

in proposito sono discordi, anche se i più ritengono che un visitatore<br />

apostolico abbia operato a Bologna. Per tutti, in ogni caso, è credibile<br />

e veritiera la relazione attribuitagli e parzialmente pubblicata<br />

da un giornale.<br />

Incredibile per i più e sorprendente per tutti, è stato l'invio di<br />

un visitatore apostolico a Bologna, proprio all'indomani <strong>del</strong> Concilio,<br />

perché si riteneva che la chiesa non avrebbe più fatto ricorso<br />

a un personaggio che gode di una fama sinistra almeno dai tempi<br />

<strong>del</strong>la reazione antimodernista di Pio X. All'epoca, uno era stato<br />

spedito anche a Bologna. Aveva fatto <strong>due</strong> vittime illustri: il <strong>cardinale</strong><br />

Svampa e don Belvederi 26 . Un secondo era tornato subito<br />

dopo la morte di Svampa, per « purificare » la diocesi prima <strong>del</strong>l'ingresso<br />

<strong>del</strong> nuovo vescovo.<br />

Quella <strong>del</strong> visitatore apostolico è una figura di difficile classificazione<br />

proprio in considerazione <strong>del</strong>l'assoluta segretezza <strong>del</strong>la missione<br />

che gli viene affidata. Riceve il mandato direttamente dalla<br />

Santa sede e ha l'autorità e i poteri — « occasionaliter decretae » —<br />

in relazione alla natura <strong>del</strong> mandato ricevuto. Una volta avuto l'incarico,<br />

si muove in tutta segretezza. Quando arriva nel luogo dove<br />

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