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Le due anime del cardinale Lercaro

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a « mai rimproverare di aver taciuto qualche cosa che potesse essere<br />

essenziale alla valida testimonianza di pace <strong>del</strong>la nostra Chiesa...<br />

».<br />

« Perciò non posso ora limitarmi alla semplice consegna <strong>del</strong> testo<br />

<strong>del</strong> Sommo Pontefice: ma quasi a suggello e a commento di esso<br />

sento di dovere mettere nelle vostre mani i sentimenti più profondi<br />

<strong>del</strong> mio cuore di Pastore <strong>del</strong>la nostra Chiesa ».<br />

Richiamandosi al suo discorso <strong>del</strong>l'aprile precedente, si chiese<br />

« se quel che ho detto sinora può bastare o se ancora non vi sia<br />

qualche cosa da aggiungere, per orientare ancora meglio le nostre<br />

<strong>anime</strong> a pensieri e a opere di pace, proporzionate all'estrema gravità<br />

<strong>del</strong> pericolo e <strong>del</strong>l'impegno storico che, variamente ma solidarmente,<br />

grava su tutti ».<br />

Quanto alla chiesa, proseguì, « non deve far mancare il suo giudizio<br />

dirimente — non politico, non culturale, ma puramente religioso<br />

— sui maggiori comportamenti collettivi e su quelle decisioni<br />

supreme dei Responsabili <strong>del</strong> mondo, che possono coinvolgere tutti<br />

in situazioni sempre più prossime alla guerra generale e che possano<br />

a un tempo confondere le coscienze proponendo false interpretazioni<br />

<strong>del</strong>la pace o <strong>del</strong>le false giustificazioni <strong>del</strong>la guerra e dei suoi<br />

metodi indiscriminatamente distruttivi ». E questo perché « la Chiesa<br />

non può essere neutrale di fronte al male », dal momento che<br />

« la sua via non è la neutralità, ma la profezia ».<br />

Pienamente consapevole di esporsi alla riprovazione di molti, <strong>Le</strong>rcaro<br />

disse testualmente: « È meglio rischiare la critica immediata<br />

di alcuni che valutano imprudente ogni atto conforme all'Evangelo,<br />

piuttosto che essere alla fine rimproverati da tutti di non aver saputo<br />

— quando c'era ancora il tempo di farlo — contribuire ad<br />

evitare le decisioni più tragiche o almeno ad illuminare le coscienze<br />

con la luce <strong>del</strong>la Parola di Dio ».<br />

Se mi volgo a « rivedere con gli occhi di oggi », le guerre <strong>del</strong><br />

1915, <strong>del</strong> 1936 e <strong>del</strong> 1940 — disse — mi rendo conto « che nessuna<br />

esigenza vitale di sopravvivenza o di giustizia » ci spingeva a<br />

farle. Furono guerre « che il Popolo nella sua maggioranza non<br />

voleva e non sentiva, ma che tuttavia furono intraprese dai governanti<br />

per una concatenazione quasi fatale di pregiudizi, di ambizioni,<br />

di tragiche leggerezze, di fatalismo, o per il meccanismo incontrollabile<br />

<strong>del</strong>le alleanze impegnate dai Capi ». Bene fece — concluse<br />

a questo proposito — Benedetto XV a definire la guerra una<br />

« inutile strage ».<br />

« E adesso » disse avviandosi al punto centrale <strong>del</strong> discorso « potremmo<br />

facilmente passare, da quell'esempio lontano, ma tanto significativo,<br />

ad un esempio attualissimo. La dottrina di pace <strong>del</strong>la<br />

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