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Le due anime del cardinale Lercaro

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debbo resistere e reagire, anche lottando fino al sangue per salvare<br />

non me — che non ho nulla da perdere e nulla desidero —<br />

ma la riforma conciliare nei suoi vari aspetti » l4 .<br />

Il giorno dopo si recò a Roma all'assemblea <strong>del</strong>la GEI, nel corso<br />

<strong>del</strong>la quale, tra gli altri problemi, si sarebbe dovuto discutere anche<br />

quello <strong>del</strong> finanziamento dei giornali cattolici in difficoltà, tra i<br />

quali « L'Avvenire d'Italia ». Oltre a quella personale di alcuni<br />

vescovi amici, i quali auspicarono un « alto intervento », <strong>Le</strong>rcaro<br />

ricevette la solidarietà <strong>del</strong>l'assemblea <strong>del</strong>la GEI, su proposta <strong>del</strong><br />

vescovo di Biella, Carlo Rossi. Ma nulla di più. Dall'« alto » non<br />

scese una parola di stima per lui o di biasimo per la pubblicazione,<br />

mentre le risposte dei tre porporati furono assolutamente generiche,<br />

salvo le formali attestazioni di stima personale. Anche la mattina<br />

<strong>del</strong> 7, quando l'assemblea <strong>del</strong>la CEI venne ricevuta dal papa, nessuno<br />

disse una parola o accennò all'argomento, quasi che l'incidente<br />

fosse di natura personale tra Bacci e Casini da una parte e <strong>Le</strong>rcaro<br />

dall'altra.<br />

L'amletismo pontificio era inconcepibile per <strong>Le</strong>rcaro e al limite<br />

<strong>del</strong>l'offesa. A suo parere Paolo VI aveva il dovere di intervenire<br />

personalmente per risolvere il nodo <strong>del</strong>le <strong>due</strong> chiese che si andavano<br />

profilando: quella conciliare che nasceva dal lavoro <strong>del</strong> Consilium<br />

e quella tradizionale e anticonciliare difesa da Bacci. Come minimo,<br />

il papa avrebbe dovuto riconfermare quanto aveva già approvato<br />

in precedenza in tema di riforma liturgica. O si era pentito? E poi<br />

— per <strong>Le</strong>rcaro — c'era l'aspetto secondario, ma non meno importante<br />

dei sacerdoti bolognesi, i quali non sapevano se dovevano<br />

considerarsi « fratelli separati » o ancora figli <strong>del</strong>la chiesa. Dal<br />

Vaticano non uscì una parola ufficiale, se si esclude un articolo di<br />

piena solidarietà di Piero Morganti su « L'Osservatore <strong>del</strong>la domenica<br />

». Per quanto importante, quella nota aveva ben scarso significato<br />

pratico perché il settimanale non era un organo ufficiale 15 .<br />

Sconcertato e <strong>del</strong>uso, ma non rassegnato, rientrò a Bologna la<br />

sera <strong>del</strong> 7. Sperava ancora di ricevere un segnale perché amici<br />

comuni gli avevano detto che Bacci, in partenza per la Palestina,<br />

gli aveva indirizzato una lettera per comunicargli che avrebbe pregato<br />

per lui nei luoghi santi di quel paese. Ma la lettera non giunse,<br />

mentre il Vaticano continuava a restare più muto che mai.<br />

Sia pure a malincuore e piuttosto sconfortato, il 10 tornò a Roma<br />

per una riunione <strong>del</strong> Consilium, lasciando a Dossetti il compito di<br />

preparare un documento a nome <strong>del</strong> clero bolognese. Nei tre giorni<br />

seguenti, non successe nulla. Tacevano tutti, a cominciare dal papa.<br />

Qualche parola di solidarietà, raccolta qua e là, ma nulla di più.<br />

Visto vano anche il tentativo di essere ricevuto dal papa, la sera <strong>del</strong><br />

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