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Le due anime del cardinale Lercaro

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essersi avvalso di una manovra « oscura » — pur senza precisare<br />

quale fosse — per arrivare alla presidenza <strong>del</strong> Consilium. Purtroppo,<br />

disse, ci sono <strong>del</strong>le « termiti nelle travature <strong>del</strong>la chiesa » e voi siete<br />

una di queste. Non solo criticò quasi tutti i provvedimenti adottati<br />

dal Consilium, ma lo rimproverò apertamente di avere sperimentato,<br />

« da più di dieci anni » e quindi prima <strong>del</strong> Concilio, la riforma<br />

liturgica in seno alla sua « famiglia » e nella sua diocesi, fatto<br />

questo che giustifica « qualunque eresia » e che costituisce « un<br />

arbitrio, in fatto di disciplina, un libero esame in fatto di culto ».<br />

Dopo di che era facile per Casini accusarlo di essere l'« archeologo<br />

<strong>del</strong> modernismo » oltre che « l'insidiatore più temibile {per la chiesa,<br />

n.d.a.), dopo l'uomo di Wittemberg ». Non sarà solo Lutero a<br />

ringraziarvi, proseguiva, ma anche i massoni e i comunisti per<br />

avere fatto trionfare l'antichiesa.<br />

Casini negò che il latino sia mai stato un diaframma tra la chiesa<br />

e i fe<strong>del</strong>i e sostenne che la scelta era stata fatta solo ed esclusivamente<br />

per favorire l'eresia. « Scisma ed eresia son sempre stati<br />

contro il latino » mentre, a suo parere, « <strong>Le</strong> lingue nazionali rappresentano<br />

» [...] «il primo passo verso le "chiese nazionali"».<br />

La cosa più incredibile per Casini non era tanto la presenza di<br />

un eretico nel seno <strong>del</strong>la chiesa, ma di un eretico che, a differenza<br />

<strong>del</strong>le termiti, operava indisturbato alla luce <strong>del</strong> sole e in un posto<br />

di tanta responsabilità, come quello di presidente <strong>del</strong> Consilium dove<br />

agiva « dittatorialmente ». A suo parere, la nuova riforma liturgica,<br />

« proletaria » e « classista », era stata imposta da <strong>Le</strong>rcaro con un<br />

atto antidemocratico venato di populismo, il che altro non era che<br />

una piatta imitazione « <strong>del</strong> più goffo comunismo ». Dopo di che,<br />

gli pareva <strong>del</strong> tutto naturale il fatto che Bologna fosse diventata una<br />

novella Babilonia 13 .<br />

Il 5 aprile <strong>Le</strong>rcaro scrisse tre lettere: al <strong>cardinale</strong> Eugenio Tisserant<br />

decano <strong>del</strong> sacro collegio; al <strong>cardinale</strong> Amieto Giovanni Cicognani<br />

titolare <strong>del</strong>la Segreteria di stato e al sostituto <strong>del</strong>la Segreteria<br />

Dell'Acqua. I tre scritti, uguali nella sostanza, sollecitavano<br />

« una riparazione pubblica e concreta », come lo stesso <strong>Le</strong>rcaro sintetizzò<br />

in una lettera.<br />

Questa lettera è importante perché è il solo documento noto in<br />

cui confida a un amico — il cui nome è taciuto — il proprio pensiero<br />

sul libro. Io, scrisse, « penso che non sia Casini l'autore vero,<br />

ma lo stesso disgraziato che, in modo e in misura diversa, provocò<br />

i diversi attacchi recenti sul "Borghese", l'"Espresso", "Il Messaggero",<br />

"Il Tempo" e altri... Risulterebbe così un'organizzazione<br />

decisa ad attaccarmi su tutta la linea... (e non pensano e non vogliono<br />

credere quanto volentieri io lascierei ogni posizione!); io<br />

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