Le due anime del cardinale Lercaro
Le due anime del cardinale Lercaro
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tuna, il padre <strong>del</strong>la legge sul divorzio approvata qualche tempo<br />
dopo 11 . Dopo avere criticato le conclusioni <strong>del</strong>l'inchiesta, il quotidiano<br />
cattolico milanese accusò esplicitamente « Il Regno » di essersi<br />
messo « ai margini <strong>del</strong>la cattolicità » 12 .<br />
Ai primi di aprile, una sera, proprio nel momento in cui stava per<br />
coricarsi, <strong>Le</strong>rcaro ricevette una telefonata dal <strong>cardinale</strong> di Firenze,<br />
Ermenegildo Florit. Piuttosto imbarazzato, gli disse che lo scrittore<br />
Tito Casini, un suo parrocchiano, aveva appena dato alle stampe<br />
un libro, dal titolo « La tunica stracciata », un libello violento contro<br />
la riforma liturgica e violentissimo contro il presidente <strong>del</strong><br />
Consilium, anche se il nome e il cognome venivano taciuti. Poi,<br />
con tono sempre più imbarazzato, dopo un attimo di pausa, aggiunse<br />
che il <strong>cardinale</strong> Bacci aveva scritto un'entusiastica prefazione.<br />
« Ti hanno paragonato a Lutero », concluse.<br />
Quando riuscì a procurarselo, <strong>Le</strong>rcaro si rese conto, a mano a<br />
mano che scorreva le pagine, che doveva essere stato ispirato molto<br />
in alto e che oltre a Bacci — uscito nuovamente allo scoperto per<br />
attaccarlo sul piano personale, come aveva fatto al Concilio — dovevano<br />
essere numerosi i prelati di curia che avevano dato un contributo<br />
a un'operazione che coinvolgeva lo stesso pontefice.<br />
La prima bordata, tanto violenta quanto autorevole, era di Bacci<br />
che se la prendeva con « l'applicazione pratica » <strong>del</strong>la riforma liturgica<br />
fatta da « alcuni smaniosi ed esagerati innovatori ». Certe<br />
« innovazioni », sentenziò, « sono vere profanazioni ». La seconda<br />
non era da meno, anche se la prosa di Casini — un uomo legato<br />
alla rivista « Frontespizi » e alla destra cattolica di padre Agostino<br />
Gemelli — non era certo adeguata al compito. Abituato a scrivere<br />
parabole di sapore evangelico e vite dei santi, faticava a usare la<br />
penna <strong>del</strong> pamphletaire. La sua prosa risultava solo irriguardosa e<br />
irrispettosa verso l'« eminente destinatario » <strong>del</strong> quale « per riverenza,<br />
omettiamo il nome », come scrisse, dopo avere ammesso che<br />
quella « lettera » era pronta sin dall'estate precedente. Se non l'aveva<br />
spedita prima era solo perché aveva sperato che qualcuno si<br />
ravvedesse.<br />
Casini, che per tutta la vita aveva sempre detto di sì al proprio<br />
parroco senza mai discutere, scrisse che se aveva trovato il coraggio<br />
di riprendere un <strong>cardinale</strong>, il merito era <strong>del</strong> Concilio che aveva<br />
modificato e innovato i rapporti tra laici e sacerdoti. Voi innovatori<br />
— sostenne — ci avete talmente « inebriati di "libertà", che non<br />
ci sembra più irriverenza prendere anche noi la parola in chiesa,<br />
ovvia rivolgerla a voi », anche se « lascerò d'or innanzi il Voi per<br />
il voi ».<br />
Entrando nella sostanza <strong>del</strong> discorso, cominciò con l'accusarlo di<br />
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