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Le due anime del cardinale Lercaro

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sono volatilizzate. A Bologna sono rimaste fotocopie di documenti<br />

più o meno noti. <strong>Le</strong> sue carte pare siano finite in Svizzera.<br />

« Ebbi un incontro molto sofferto con lui », ha detto Felicori<br />

nel 1984, un anno prima di morire. « Furono <strong>due</strong> ore di quasi confessione<br />

fatte a me personalmente. Ma non mi sento di dir nulla.<br />

Fu un pomeriggio drammatico per me. Traumatico. Mi raccontò<br />

tutte le cose come le aveva viste e sentite lui ». Alla domanda « Che<br />

cosa le disse? », rispose: « Bisogna lasciare passare altro tempo<br />

ancora. Ci vorranno parecchi anni. Ci sono troppe persone vive.<br />

È talmente importante quello che disse a me... Si mise lì con uno<br />

scialle nero sulle spalle, che sembrava mia nonna. Stemmo <strong>due</strong> ore<br />

da soli, in una confidenza tale che non mi autorizza certamente... ».<br />

Gli altri amici di <strong>Le</strong>rcaro hanno detto molto meno di Felicori.<br />

Solo don Bedeschi ha avuto il coraggio di mettere subito, nero su<br />

bianco, il suo pensiero. Il <strong>cardinale</strong> destituito — il cui testo fu rivisto<br />

dallo stesso <strong>Le</strong>rcaro — è un libro molto importante, anche<br />

se dobbiamo chiederci se <strong>due</strong> sacerdoti potevano scrivere tutto quello<br />

che sapevano su un episodio al centro <strong>del</strong> quale si trova Paolo VI.<br />

Bedeschi lascia intendere molte più cose di quanto non dica. E<br />

ne dice già molte. Ma non le dice tutte.<br />

Oggi, con gli archivi curiali chiusi per sempre, le carte disperse<br />

e i testimoni muti, cosa è possibile dire <strong>del</strong>la tragedia di un sacerdote<br />

che, prima di essere colpito dai fulmini <strong>del</strong>la curia romana,<br />

ebbe la ventura di sfiorare la cattedra di Pietro?<br />

<strong>Le</strong>rcaro vuole Dossetti, ma arriva Poma<br />

I vescovi che al Concilio avevano assunto posizioni « conservative<br />

» ed erano stati sconfitti dagli innovatori non avevano perduto<br />

una sola leva di comando a Roma, se si esclude il Consilium per<br />

la liturgia, un organismo extracuriale e provvisorio. Portatori di<br />

una cultura premoderna e rappresentanti di un cattolicesimo pigro,<br />

reazionario e conservatore, non avevano accettato molto <strong>del</strong> Concilio.<br />

Avendo perduto il controllo <strong>del</strong>l'assemblea, non erano riusciti a<br />

orientare i lavori <strong>del</strong>la massima assise cattolica né a evitare decisioni<br />

che, se attuate, avrebbero modificato sostanzialmente il volto<br />

<strong>del</strong>la chiesa. Ma la sconfitta non sarebbe stata definitiva se fossero<br />

riusciti a gestire il dopo Concilio.<br />

Sia pure con estrema cautela e senza gesti clamorosi, i vecchi<br />

esponenti <strong>del</strong>la curia romana — una volta che i padri conciliari se<br />

ne furono tornati a casa — cominciarono a riparare quelli che consideravano<br />

i guasti <strong>del</strong> Concilio. Una ventata di restaurazione, dap-<br />

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