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Le due anime del cardinale Lercaro

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<strong>del</strong>i di restare alla guida <strong>del</strong>la curia sino a quando il pontefice<br />

« nella sua saggezza riterrà che io sia ancora atto » a reggerla, non<br />

c'era altro da fare. Piegò il capo e tacque 3 .<br />

Con una prontezza di riflessi impensabile in un uomo di quell'età,<br />

trasse tutte le conseguenze e si disse pronto a concordare le modalità<br />

per la sua uscita di scena. Civardi gli rispose che Roma aveva già<br />

tutto predisposto nei minimi particolari e che la notizia <strong>del</strong>le dimissioni<br />

avrebbe dovuto restare segreta sino al 12 febbraio.<br />

<strong>Le</strong>rcaro disse di sì e continuò ad annuire su tutto quanto gli<br />

venne detto di fare. Aveva smesso di dialogare e ascoltava rassegnato<br />

perché consapevole che nulla avrebbe potuto fermare il meccanismo<br />

infernale che lo stava travolgendo. Si sentiva impotente e<br />

inutile. Nulla e nessuno avrebbe potuto aiutarlo. Senza averne avuto<br />

sentore, era stato processato e condannato con una sentenza inappellabile.<br />

La doveva accettare senza avere avuto la possibilità di<br />

difendersi. Per lui era tutto finito. Anche se rabbia, <strong>del</strong>usione, sconforto<br />

e rancore si mescolavano nel suo animo, piegò il capo davanti<br />

a quello che considerava il volere <strong>del</strong>la provvidenza e accettò<br />

la destituzione con lo spirito e la rassegnazione <strong>del</strong> martire.<br />

Avendo accettato senza discussione la decisione <strong>del</strong> papa, poco si<br />

curò di conoscere il dispositivo <strong>del</strong>la sentenza che Civardi si era<br />

messo a leggere. Dal momento che non poteva interporre appello,<br />

avrebbe potuto leggere con tranquillità il documento di condanna.<br />

L'incontro era finito e non conveniva a nessuno prolungarlo. Mentre<br />

Civardi si era messo a riordinare le carte, volendo guadagnare<br />

velocemente l'uscita, <strong>Le</strong>rcaro cominciò a meditare quanto era accaduto,<br />

per cercare di ricostruire almeno lo svolgimento dei fatti.<br />

Uscito Civardi, <strong>Le</strong>rcaro restò impietrito nella poltrona, incapace<br />

di rialzarsi e di prendere una decisione. Lo sforzo nervoso fatto per<br />

reggere il confronto lo aveva prostrato. « Ci sono riusciti », fu<br />

l'unica frase che riuscì a mormorare, mentre in testa gli formicolavano<br />

pensieri diversi e opposti che non riusciva a controllare<br />

e a collocare tra loro in ordine logico. La stessa frase ripeté nei<br />

giorni seguenti quando ricevette, separatamente, pochi, ma fe<strong>del</strong>issimi<br />

discepoli, con i quali aveva bisogno di confidarsi. Furono incontri<br />

strazianti e laceranti per tutti.<br />

Non si sa quanti furono né cosa disse. Non si sa neppure se a<br />

tutti raccontò la storia intera o, se come sembra probabile, ne abbia<br />

affidato una parte ad ognuno. Per questo è molto probabile che<br />

la vicenda, nella sua interezza, non la conosca nessuno. Scrisse alcune<br />

lettere e forse stese appunti a « futura memoria ». Sino a oggi<br />

i depositari <strong>del</strong>le confidenze e i destinatari <strong>del</strong>le lettere non hanno<br />

aperto bocca, mentre la maggior parte <strong>del</strong>le sue carte personali si<br />

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